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In ricordo di Cecilia

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Cecilia Mangini è andata altrove. Ci ripeteva spesso che “il mondo è per chi lo vuole". Per lei Pier Paolo Pasolini era una persona cara, di famiglia, perché le famiglie non si subiscono, si scelgono. E lei, come il Poeta, aveva scelto di abbracciare il mondo nella sua totalità, amandolo fino in fondo.
Odiava 'le quote rosa' perché, diceva, l’impegno civile e politico non ha un colore, non ha un genere. Lei che contro ogni previsione di buon senso, in un’Italia piena di pregiudizi, si era fatta spazio con grazia e intelligenza, lei – unica donna in mezzo agli uomini. Attraverso il suo sguardo limpido ci ha lasciato molto su cui riflettere, moltissimo su cui lavorare. Un’eredità senza prezzo, spogliata di ogni vanità.

Cecilia Mangini (Mola di Bari, 1927) è stata la prima donna che in Italia ha osato mettersi dietro la macchina da presa per documentare la storia del nostro paese a partire dal secondo dopoguerra. Fotografa, saggista, sceneggiatrice e regista, Cecilia Mangini ha dedicato la sua vita al cinema militante, un aggettivo che oggi (sono parole sue) "sembra quasi una parolaccia".
Alla fine degli anni Cinquanta, in un mondo pressoché totalmente presidiato da uomini, il produttore Lucisano le propone di girare un documentario e lei sceglie di raccontare una realtà scomoda insieme a un autore altrettanto scomodo, Pier Paolo Pasolini; nascono così Ignoti alla città (1958), Stendalì (1960), La canta delle marane (1962). In pochi minuti questi documentari condensano la poetica che orienterà tutta la carriera di Cecilia: dare voce a coloro che vivono ai margini, mostrare la desolazione della campagna devastata dal cemento delle periferie, registrare gli ultimi istanti di vita dei rituali della cultura contadina e pre-cristiana, spazzata via dall'avvento della civiltà industriale e dei consumi.

Il suo archivio che è anche quello del documentarista Lino Del Fra (1929-1997) suo compagno di lavoro e di vita, è oggi disponibile alla consultazione in biblioteca. Dalle carte emerge l'immagine di una classe dirigente che dopo la guerra cerca a tutti i costi di raggiungere il benessere e per farlo è disposta a tutto, dalla rimozione del suo recente passato fascista, alla censura di ogni forma di contestazione.

Nell'immagine in copertina, Cecilia Mangini alla XXXIII edizione del Cinema Ritrovato (ph. Margherita Caprilli).