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Giulietta che ci fa diventare buoni

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Per ricordare il centenario della nascita di Giulietta Masina (San Giorgio di Piano, 22 febbraio 1921  - Roma, 23 marzo 1994), dagli archivi della Cineteca sono emersi numerosi articoli di rassegna stampa che ne celebrano il talento e la popolarità. L'attrice raggiunge il culmine della fama con l'interpretazione di Gelsomina (La Strada, 1954), Cabiria (Le notti di Cabiria, 1957) e Fortunella - dall'omonimo titolo diretto da Edoardo De Flippo nel 1958.
Dalla "Settimana Incom", a "Gente" e "Oggi", tutti i periodici più letti – soprattutto da un pubblico femminile – parlano di lei, raccontano aneddoti più o meno veritieri, contribuiscono in un modo o nell'altro a fissare gli elementi iconografici che sanciranno la sua trionfale assunzione nel firmamento divistico internazionale.
Il processo di 'santificazione' è scatenato dall'identificazione dei suoi personaggi come alter ego al femminile di Charlot/Chaplin. Ecco comparire titoli che tentano di opporre alla rinascita in gonnella dell'archetipo del clown e della sua evoluzione cinematografica in Charlot, la donna e l'attrice Giulietta: "Gelsomina ripudia Charlot" ("Il Giorno", novembre 1957), "La mia rivincita su Gelsomina" ("Tempo", maggio 1957).
Il ritratto biografico che ne fa Cavicchioli in "Oggi" salda senza sbavature la maschera, il personaggio della vittima sacrificale, di colei che assume su di sé tutti i peccati del mondo per liberarcene alla donna che lo ha incarnato. Il titolo è emblematico: L'attrice che ci fa diventare buoni. A nulla vale ricordare la poliedricità dei suoi ruoli teatrali mentre frequentava l'università: "fu una donna quarantacinquenne (ne aveva in realtà diciassette) in Viaggio felice di Thorton Wilder; fu una ragazzina indiana in Ufficio postale di Tagore; fu  una 'Cabiria' squilibrata che si crede una monaca in un lavoro di Stefano Landi. Poi fu una terribile megera settantenne in una commedia di Plauto; e infine un ragazzo diciottenne, coi baffetti in Il Gatto con gli stivali di Lessing."
L'articolo si apre con questa affermazione: "Gelsomina, cioè Cabiria, cioè l'attrice Giulietta Masina, da un paio di settimane possiede un'automobile tutta sua". L'intercambiabilità del ruolo che interpreta con la propria identità è un fatto. Un altro fatto è la storia che si racconta sul furto della sua 1100 nuova fiammante. Quando viene ritrovata abbandonata in periferia, Giulietta trova un biglietto sul sedile che recita così: "
Signora Giulietta Masina, ho letto sul foglio di circolazione che l'automobile è tua. Averlo saputo prima, e chi se la pigliava? Sono un tuo grande ammiratore. Al cinema mi hai fatto piangere come un ragazzino. E chi ha core di rubare le gomme di Cabiria? Tanti ossequi."

Michela Zegna

Nella gallery


G. Masina, La mia rivincita su Gelsomina, "Tempo", 16 maggio 1957, Fondo Calendoli.

L. Cavicchioli, L'attrice che ci fa diventare buoni, "Oggi", 27 novembre 1957, Fondo Calendoli.

G. Masina, Credetemi non me l'aspettavo, "Settimana Incom Illustrata", 10 maggio 1958, Fondo Calendoli.

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