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Franca Faldini intervista Marcello Mastroianni

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Per il protagonista di La dolce vita Fellini vuole una faccia "qualunque". De Laurentiis avrebbe preferito Paul Newman ma il regista s'impunta e incontra Mastroianni a Fregene. La faccia "qualunque" ha la meglio. L’attore è reduce dal set di Visconti (Le notti bianche): la differenza tra i metodi di lavoro, e i caratteri, dei due cineasti è lampante: Visconti, attentissimo ai dettagli, Fellini, spregiudicato e dal comportamento amichevole e ironico. Dopo quel ruolo, a Mastroianni viene appiccicata addosso l'etichetta di latin lover. Per cercare di uscire dal personaggio, interpreta Il bell'Antonio e Divorzio all'italiana, ma invano, il pubblico continua a vedere in Mastroianni il latin lover.
Tornando a La dolce vita, parla della Ekberg come una "meravigliosa creatura indispensabile per il film", ma considerata troppo eccezionale…  Ponti gli è simpatico, l'ha fatto lavorare tanto, soprattutto in coppia con la Loren perché funzionano molto bene insieme, ma è quel tipo di produttore che pensa di sapere tutto lui. Per Divorzio all'italiana, Germi in un primo momento avrebbe voluto Sordi: si convince ad accettare Mastroianni solo dopo aver visto due sue fotografie con pettinatura in stile barone siciliano.  Mastroianni recita nel primo film di Elio Petri, L'assassino, dopo che si sono conosciuti durante le riprese di Giorni d'amore di Giuseppe De Santis; e scopre con orgoglio che Scorsese ha esposto il manifesto del film L'assassino nella sua villa che è tappezzata di locandine di film italiani. Parla poi dell'influenza della produzione sui copioni degli anni '60 e dei pesanti condizionamenti della censura. Deludente l'esperienza con Malle per Vita privata, fatta salva Brigitte Bardot, bellissima, intelligente e seria professionista. Tratteggia un rapporto affettuosissimo con De Sica, fuori e dentro il set. Anche per Ettore Scola le parole sono piene di ammirazione perché gli ha fatto fare due dei film più importanti della sua carriera, Una giornata particolare e Il mondo nuovo: ripete che si sente un attore fortunato perché ha potuto lavorare con tutti i grandi. Infine, una riflessione sulla crisi del cinema e della televisione in Italia.