Picnic a Hanging Rock

di Peter Weir (Australia, 1975)
(da 15 anni)

Trama

Australia, 14 febbraio 1900. Al collegio femminile Appleyard c’è fermento, il giorno di San Valentino agita le ragazze e la gita prevista alla Hanging Rock diventa la scusa per esibirsi in uno splendore unico e innocente. Costrette nelle mura dell’istituto per gran parte dell’anno, subissate da pesanti e noiose lezioni, le ragazze affrontano l’uscita con una dose di carica istintiva e sensuale che le rende ancora più belle agli occhi dei passanti. La roccia vulcanica esercita fin da subito sulle ragazze un forte richiamo: Miranda, bella come un cigno, Marion, Irma e Edith si inoltrano nella scalata ma fin da subito comprendono quanto quel gigantesco masso sia terribile, frutto di migliaia d’anni di evoluzione. Quasi infernale, il loro cammino si esaurirà in un terribile incidente. Le ragazze, insieme ad una loro insegnante, spariscono come se il monte le avesse prese con sé, ingoiate nel suo ventre, consacrandole ad essere per sempre “mogli” di una terra nascosta e sconosciuta. Il mistero non verrà mai risolto, le ricerche cadono nel nulla e le persone coinvolte subiscono strani incidenti come se ci fosse un ammonimento divino per aver interferito con la Natura.

Commento

Tratto dall’omonimo romanzo del 1967 di Joan Lindsay dove, appunto, l’autrice dichiara di essersi ispirata ad un fatto realmente accaduto, il film riesce ad emozionare con immagini e musiche molto suggestive. La bellezza delle sequenze, l’uso soffuso della luce, la colonna sonora surreale e a tratti angosciante, il silenzio come uno dei maggiori protagonisti, fanno sì che l’opera integri il romanzo di una forza visiva maggiore, prepotente e selvaggia. Weir riesce, con una forte capacità simbolica, a raccontare i rapporti segreti e divini tra la donna e la Terra; femminilità, mistero, natura, corporeità, memoria ancestrale, tutto sembra legarsi e recuperare miti antichi, dal fascino insieme seducente e pericoloso.