Schermi e Lavagne

Avventura nei sensi

Pasta di drago

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di Silvana Gandolfi (Salani, 1996)
(da 11 anni)

Trama

Durante un viaggio in Nepal, Andrew, un cinquantenne inglese in vacanza con sua moglie, incontra un vecchio mendicante che gli affida il compito di consegnare a sua nipote, la dea-bambina di Kathmandu, un prezioso barattolo di Pasta di drago. Il contenuto è un miracoloso unguento che, se spalmato sul corpo, blocca le persone nell’età che hanno. Andrew, però, lo mangia e da quel momento comincia a ringiovanire, perdendo ogni giorno un anno di età. Quando si accorge realmente del rischio che sta correndo si rivolge alla kumari, la dea-bambina di dieci anni, che lo accompagnerà in un difficile viaggio sulle vette dell’Himalaya, alla ricerca del lago in cui potrà salvarsi. Quando lo raggiungono, Andrew ha ormai l’età di tre anni e immergendosi nelle sue acque miracolose comincerà a crescere fino a raggiungere l’età della sua compagna di viaggio. E’ con lei che decide di vivere il resto della sua vita.

Citazione

«I giorni passavano e la ricerca si rivelava infruttuosa. Incominciavo ad essere assillato da un’angoscia profonda: mi guardavo allo specchio con sempre maggiore apprensione. Fra poco sarei stato in età di andare a scuola. Una domanda mi assillava. Spaventosa. Impronunciabile. Fino a che punto sarei ringiovanito?»

Commento

Pasta di drago è un testo, leggero e ironico, solo apparentemente semplice. In un certo senso si può considerare un paradigma dell’avventura: l’autrice, viaggiatrice vera, non nasconde tutto il suo sarcasmo nei confronti della comitiva di turisti in Nepal e del loro atteggiamento, assolutamente incapace di cogliere l’alterità in cui è immersa. La Pasta di drago che sconvolge la vita del protagonista diventa così emblema di una penetrazione vera, per quanto non cercata, in un mondo altro, che per forza di cose si fa sentire sul corpo, lo trasforma insieme all’intero assetto percettivo. Che questa trasformazione coincida con una regressione verso l’infanzia non è poco significativo: dobbiamo recuperare lo sguardo bambino, sembra dire la Gandofi, per poter davvero accogliere e fare nostri altri mondi, essere disponibili ad una comprensione, intesa prima di tutto nel suo valore etimologico di “prendere insieme”. Solo ritornati bambini possiamo disporci davvero ad un dialogo con l’altro, tanto più se è la kumari, che dell’infanzia incarna la sua natura eterna e divina.

Parole chiave

Trasformazione, incontro, magia

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