Schermi e Lavagne

Avventura nei sensi

Il signore delle mosche

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di William Golding (Mondadori, 2001)
(da 14 anni)

Trama

Terzo conflitto mondiale. I migliori cadetti delle prestigiose scuole inglesi vengono imbarcati su un aereo per essere salvati. Un incidente, però, li costringe ad ammarare su un’isola del Pacifico, vero paradiso terrestre. I ragazzi stabiliscono subito, in modo democratico, tramite una assemblea, come sopravvivere: alcuni costruiscono il riparo per la notte, altri raccolgono la frutta, alcuni devono tenere acceso il fuoco in cima alla montagna e infine altri vanno a caccia. Soli, travolti da istinti primordiali, senza la guida di nessun adulto, si ritrovano sopraffatti dalla violenza e annebbiati dall’odio sviluppando paure irrazionali e comportamenti brutali. L’isola, la bellezza di una natura incontaminata, rivela da subito l’inadeguatezza dell’uomo: anche se giovani, i ragazzi sembrano inclini ad una violenza innata. La ragionevolezza si è trasformata in una caparbia lotta per il potere e in pura lotta per la sopravvivenza.

Citazione

«Tra lo splendore opaco della spiaggia si vedeva avanzare confusamente qualcosa di oscuro. […] Si trattava di una squadra di ragazzi che marciavano più o meno al passo su due file parallele, vestiti in modo assolutamente fuori dal comune. I calzoni, le camicie e gli altri panni li portavano in mano, ma ogni ragazzo aveva in testa un berretto nero con uno stemma d’argento. Dalla gola alle caviglie erano avvolti in mantelli neri con una lunga croce d’argento sul petto, a sinistra, e ogni collo era ornato da un bel pizzo. […]il ragazzo che li comandava venne avanti, balzò sulla piattaforma con un volteggio che fece svolazzare il mantello, e ficcò gli occhi in quella che a lui sembrava una oscurità quasi completa.»

Commento

Primo romanzo di William Golding, premio Nobel nel 1983, diventa da subito un classico della narrativa distopica. “L’uomo produce il male come le api producono il miele”. È la frase che sottende tutta l’opera. L’uomo non è mite, il mito del buon selvaggio è una pura astrazione. Per sua natura è incline alla violenza, alla lotta e all’omicidio. Con crudele lucidità, Golding racconta la vita di alcuni tra i migliori futuri uomini della classe dirigente britannica, ne analizza paure, debolezze e ansie sullo sfondo di una natura incontaminata e favorevole allo scatenarsi di sentimenti aggressivi. Il messaggio è chiaro: anche quando le condizioni ambientali sono favorevoli ad un rinnovamento del vivere civile qualcosa scatta nell’istinto umano che fa crollare ogni speranza.
L’isola è protagonista di altri romanzi di formazione, ma qui siamo lontani dalle fantasie di Stevenson o di Robert Ballantyne: non c’è nessuna aspettativa nella gioventù, anch’essa è contaminata dall’istintiva brutalità della condizione umana.
Del 1954, il romanzo, insieme a Il giovane Holden, diventa la lettura preferita degli studenti universitari americani negli anni Sessanta, anni in cui l’America, e non solo, si prepara ad un grande cambiamento.

Parole chiave

Guerra, violenza, distopia, isola

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Prolungamenti

Film: Il signore delle mosche (1963) di Peter Brook
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