Schermi e Lavagne

Nostalgia

Piccolo grande uomo

Bookmark and Share

di Thomas Berger (Fanucci, 2006)
(da 14 anni)

Trama

A centoundici anni, Jack Crabb racconta ad un registratore la sua straordinaria vita, e con essa gli Stati Uniti della Frontiera, e lo scontro con i nativi americani. Per un malinteso, a dieci anni si crede rapito da una tribù Cheyenne, e passa con loro la sua adolescenza, imparandone usi e tradizioni. A sedici anni, complice ancora il caso, torna a vivere tra i bianchi, adottato da un rigido reverendo che vuole sradicargli i modi selvaggi cui è abituato, e scopre l'amore. In continuo contrasto tra le due culture, Jack prima fugge e torna dagli indiani, poi fa marcia indietro; sposa una bianca, ma il destino lo riporta dai pellerossa, e lì si stabilisce dopo un nuovo matrimonio. Fa esperienza della furia, della disonestà, della mancanza di etica dei suoi simili che uccidono donne (compresa la sua) e bambini, avviati verso lo sterminio totale delle popolazioni native. In bilico tra testimonianza diretta e fandonia, il vecchio racconta anche di Little Big Horn e di incontri e amicizie con pistoleri leggendari.

Citazione

«Non era poi male essere un ragazzo fra i Cheyenne. Mai ti frustavano se avevi fatto male, ma anzi ti dicevano: "Non si comportano così gli Esseri Umani." Una volta Coyote si mise a ridere mentre accendeva la pipa di suo padre (...) Il padre mise via la pipa e disse: "Per via della tua mancanza di controllo, per tutto il giorno io non posso fumare senza offendere certe Persone all'altro mondo. Mi chiedo se per caso tu non sia un Pawnee, anziché un Essere Umano. Coyote uscì nella prateria e ci rimase tutta la notte a nascondere la sua vergogna.
Devi fare le cose giuste, quando sei un Cheyenne.»

Commento

Capolavoro della letteratura del 900 americano e reso celebre dalla trasposizione cinematografica con Dustin Hoffman, questo romanzo ha aperto la strada alla rilettura smitizzata del West, alla denuncia del genocidio e al recupero -anche romantico- delle tradizioni dei nativi. L'io narrante è un "antieroe epico", lucido e sarcastico, che con la distanza dei suoi 111 anni risulta un espediente letterario così perfetto da farsi canone, sintesi riuscitissima dell'ossimorica identità americana, fatta di ingenuità e cinismo, racconto epico e sparate iperboliche.Anche dal punto di vista stilistico c'è una forte aderenza alle caratteristiche tipiche della narrativa statunitense, che si esplicita con un equilibrato alternarsi e fondersi di parlato fluente, racconti leggendari, scene poetiche.
Tema centrale l'incontro impossibile tra due culture opposte in tutto, che attraverso la posizione privilegiata di Jack vediamo costantemente a confronto, nel bene e nel male, amate e odiate, senza preconcetti; rimane, in questo oscillare tra il mondo remoto degli indiani e la praticità dei bianchi, che dura un intero secolo, un senso nostalgico di vita intensa, schietta e vibrante ormai troppo lontana.

Parole chiave

Ricordo, scontro tra culture, mito del West

Approfondimenti in rete

Sull'autore
L'invenzione del west ('Hamelin' n°20, Immagine e parola)
Sul libro
Recensione

Prolungamenti

Film: Piccolo grande uomo (1970) di Arthur Penn
Clip