LA 317ème SECTION

(317 battaglione d'assalto, Francia-Spagna/1965) R.: Pierre Schoendoerffer. D.: 94'.

Presenta Serge Toubiana (Cinémathèque française)

Georges de Beauregard aveva prodotto i miei primi tre film, La Passe du diable (I figli di Gengis Khan, 1958), Ramuntcho (1958) e Pêcheurs d'Islande (1959), che erano stati dei successi. Gli ho proposto un progetto di film sulla guerra d'Indocina. "La vostra storia di boy-scout non m'interessa!", mi aveva risposto. Tanto che il progetto è rimasto bloccato per cinque anni. Piuttosto di gettare nella spazzatura tutti gli appunti che avevo preso, ho deciso di farne un libro, che è andato molto bene. A quel punto, Beauregard ha convenuto che si potesse prendere in considerazione l'idea di trarre un film dal libro. È stato realizzato con mezzi derisori, il che non mi ha preoccupato veramente perché dicevo sempre che la guerra d'Indocina è stata "una guerra di poveri". Allora fare "un film di poveri" andava nel senso di quello che volevo raccontare. (...) Uno dei miei ricordi della guerra d'Indocina sono le lunghe marce estenuanti nella giungla, sotto delle piogge incessanti. (...) C'era questo sentimento paradossale di pericolo, di isolamento in un mondo straniero e la gioa di vedere questi paesaggi, come dice Willsdorff (il personaggio interpretato da Bruno Cremer): "Com'è bello". Questo paese ci affascinava. (...)
Il découpage era concepito in funzione della natura del territorio. L'ambiente era importante come i personaggi. Coutard aveva un'équipe di assistenti cameraman che erano tutti reduci dall'Indocina e che formavano una sorta di zoccolo duro (...). Io volevo che si restasse tutto il tempo con la sezione e che non si uscisse dalla giungla. (...) Volevo che la mdp fosse un soldato invisibile pur appartenendo ad un gruppo. (...) Non volevo che la mdp vedesse i Viet più di quanto non li vedessero i soldati. Quando vedete i Viet, anche loro vi vedono. (...) Il film è un'eco dell'esperienza che avevo vissuto per tre anni in Indocina.
Ero cameraman, filmavo i generali comandanti in capo, i ministri che venivano a tastare il polso della situazione della guerra d'Indocina, i re, ed ero anche assieme alla truppa per le lunghe marce, condividevo con loro la pioggia, il sole e i proiettili. Sono stato ferito, mi hanno fatto prigioniero e sono andato in fondo alla miseria umana: i tre quarti dei miei compagni non sono ritornati e sono morti per strada, nei campi. Ho vissuto tre anni di cui riempire una vita. Ho sentito il bisogno di testimoniarlo in un momento in cui cercavo quale potesse essere la mia strada nel cinema.

(Pierre Schoendoerffer, Entretien avec Pierre Schoendoerffer, a cura di Bernard Payen, 13 aprile 2010, da La 317éme Section, Cinémathèque Française, Parigi 2010)

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