Archivi non film

"Storia d'un fotografo e d'una donna in una bella mattina d'aprile"

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Come nasce un capolavoro? Ideazione, casting, sopralluoghi...
I ritagli stampa d'epoca conservati nei nostri archivi (Collezione Giovanni Calendoli) ci raccontano le fasi inziali di Blow-Up, prima ancora che il film di Michelangelo Antonioni avesse un titolo definitivo:


"Si va nei candori difficili, il tempo vola, su Roma scende la notte. Ma Antonioni ha una sorpresa. Dopo tutto quello che ha detto, sembra pacifico che i suoi film, come furono il memento mori degli anni del boom, così debbano continuare ad allibirci, mescolando lampi avveniristici a ingenuità e snobismi intellettuali. Invece anche Antonioni ha ordinato abiti nuovi.
Suonate le campane: «Sento il bisogno di andare su altri terreni, di vedere e mostrare altre cose. E non per stanchezza dei miei temi consueti: il ciclo dell'alienazione è chiuso nella misura in cui è chiuso nella realtà in cui viviamo [...]. È che da tanto tempo ho voglia di fare i film più disparati, per esprimermi con una libertà vitale e una gioia che non ho mai più avuto dai tempi in cui lavorai dopo la morte di Brignone a
Nel segno di Roma. Ho un sacco di idee: per film avventurosi, brillanti, drammatici, in costume, persino assolutamente fantastici, per brevi pezzi da inserire in un periodico cinematografico. È da questa ricchezza interiore che ora nascono il balletto sulla rapina in banca, per settembre alla Scala, e il film da girare, col febbraio, a Londra, la storia di un uomo e di una donna in una bella mattina d'autunno. Il protagonista sarà un uomo, e un uomo forte, positivo. Sarà un giallo, benché non nel senso classico. E Monica non sarà tra gli interpreti»".

G. Grazzini, “Antonioni, la rabbia in corpo”, in Corriere della Sera, 21 dicembre 1965


"A Londra [Antonioni] sta facendo i provini per un film che realizzerà quasi interamente in questa città, salvo qualche interno che girerà in Italia.
Inizialmente Antonioni aveva pensato d'intitolare il film
Storia d'un fotografo e d'una donna in una bella mattina d'aprile, poi rifletté che i titoli lunghi vanno bene solo quando si possono abbreviare facilmente e questo non si può: Storia d'un fotografo, suonava troppo banale. [...]
Antonioni non vuole rivelare la trama del suo nuovo lavoro, sia perché ha in mente un film a suspense, sia perché si esprime per immagini e le parole separate dalle immagini non darebbero un'idea di ciò che vuole esprimere.
Forse per saperne qualcosa si dovrebbe leggere il racconto dell'argentino Julio Cortázar che ha ispirato, ma molto alla lontana, il film di Antonioni. Sarà un film molto diverso da quelli che ha fatto in passato e, dal punto di vista figurativo più importante, perché le immagini, cioè le immagini che formano il mondo creativo del fotografo, saranno la materia stessa del film. [...]
A differenza degli altri film di Antonioni, che sono stati pensati molto tempo prima della loro realizzazione, La storia d'un fotografo gli è venuta in mente durante la lavorazione di Deserto rosso e lo ha infervorato a tal punto da spingerlo ad affrontare quasi subito questa nuova fatica".

F. Russo, “Le ragazze di Chelsea”, in L'Espresso, n. 9, 27 febbraio 1966


"On ne tourne pas: on officie. […] Le grand-prètre s'appelle Michelangelo Antonioni. Grand, mince, boucles serrées qui grisonnent sur les tempes et la nuque. Pantalons de velours bleu nuit, chemise bleu jour. Le ballet des assistants est au point, les luminaires brillent. Les récitants peuvent prendre la parole, le silence n'è même pas à être réclamé.
«The Blow up» 416/1
Deux jeunes hommes se parlent – David Hummings, Thomas dans le film – et un de ses amis, écrivain, dont la femme est la très sensuelle Sarah Miles, que l'on a vue dans The Servant. Ils sont attablés devant une assiette repoussée, un repas inachevé.
«Cut!» Antonioni appuyé au mur, ses lèvres serrées accentuant la sévérité un peu désolée du profil, rectifie un éclerage, réclame le geste plus souple d'un poignet, vérifie un quadrage. [...]
Avec une économie de paroles surprenante, une précision que le maniement d'une langue étrangère n'entame pas, il achève de tourner son deuxième film en couleur – et cette fois en cinémascope – et son premier film entièrment parlant anglais, dans ce Londres estivai, qui est bien aujourd'hui, la ville la plus 'in' du monde".

A. Cappelle, “Antonioni parle”, in Arts Loisirs Paris, n. 47, 17-23 agosto 1966


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