Archivi non film

'La donna scimmia' e i suoi tre finali

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In occasione della presentazione alla Biennale Cinema di Venezia del restauro di La donna scimmia di Marco Ferreri, proponiamo un approfondimento d'archivio dedicato al film realizzato a partire dai ritagli provenienti dalla Collezione Calendoli, nel patrimonio archivistico della Cineteca.

Marco Ferreri è stato spesso vittima della censura preventiva, devastante e spietata più di quella ufficiale.
Caso emblematico quello del film Break Up - L'uomo dei cinque palloni (1963), restaurato dalla Cineteca nel 2016. Il produttore Carlo Ponti lo fa letteralmente a pezzi trasformandolo in un episodio che inserisce in una trilogia dal titolo Oggi, domani, dopodomani.

Nonostante il pesante precedente, Ferreri accetta di realizzare un altro film, La donna scimmia, per Ponti che lo coproduce con la Francia. Ma ancora una volta non solo interviene Ponti, eliminando la sequenza finale, ma il produttore francese pretende che venga girato un finale diverso. Come ricorda Annie Girardot, la protagonista femminile del film: "Al coproduttore la fine sembrava troppo triste. E quindi siamo tornati a Napoli per girare un altro finale. Questa versione fu proiettata a Parigi".


"Le ragioni del commercio prevalgono su quelle del cuore: il vedovo sfrutterà le due salme debitamente imbalsamate, nel solito modo tenuto allorché Maria era viva. La scena conclusiva è stata in seguito tagliata dalla produzione. Non posso che dispiacermene così nel caso particolare, perché era una conclusione logica e, nella sua crudeltà, illuminante; come in generale, perché un'opera d'arte andrebbe sempre presentata nella sua integrità".

Alberto Moravia, "Un mostro innamorato", in L'Espresso, 9 febbraio 1964


"Il regista Marco Ferreri è ormai un abbonato ai tagli. Lo servì di barba e capelli la censura sforbiciando il suo L'ape regina; ugual trattamento gli hanno fatto con La donna scimmia i produttori del suo nuovo film, togliendo di peso il finale della pellicola, quello che, tutto sommato, dava un senso al suo apologo, o almeno ne sostanziava maggiormente la crudele amarezza.
[...] Quando, morti Maria e il figlio, Antonio si ritroverà solo, una lacrima sincera comparirà sul suo ciglio. E' a questo punto che i produttori hanno operato il taglio. Proseguendo nei suoi toni di anarchico e accorato sarcasmo verso questo sporco mondo che considera tutto oggetto di scambio, Ferreri a questo punto, esibiva un ultimo sberleffo, mostrando Antonio che, avendo ottenuto le salme della moglie e del figlio, li dava in pasto al pubblico in un improvvisato museo.
Così come al pubblico accadrà di vederla, la paradossale favola apprestataci da Ferreri viene ad acquietarsi in un intenerito clima di commedia alla Molnar, buon'anima, priva del risvolto mordente che avrebbe condotto lo spettatore alla riflessione, a una più precisa presa di posizione raziocinante
".

Aldo Scagnetti, "La donna scimmia di Marco Ferreri", in Paese Sera, 1° febbraio 1964

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