Archivi non film

'Todo modo' di Petri: più che una trasposizione filmica, un contributo all'interpretazione di Sciascia

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Nell'approfondimento, alcuni estratti di articoli d'epoca provenienti dal patrimonio archivistico della Cineteca (Fondo Calendoli, consultabile su prenotazione) dedicati al capolavoro di Elio Petri, nei cinema italiani in versione restaurata a partire da lunedì 13 aprile, nell'ambito del progetto Il Cinema Ritrovato al cinema.

"Non s'è finito di parlare di cinema e politica a proposito di Cadaveri eccellenti di Franco Rosi che si è costretti a tornare a parlarne a proposito di Todo modo di Elio Petri. I libretti, comunque, che stanno dietro a questi film portano sempre la stessa firma: Leonardo Sciascia. Il colpevole è lui?"
Oreste del Buono, Rosi o Petri non è mai Sciascia, in L'Europeo, n. 20, 14 maggio 1976

La Repubblica - sezione Cultura, il 1° maggio 1976, dedica un'intera doppia pagina a Todo modo, con un pezzo di Tullio KezichProcesso e strage dentro il palazzo. A corredo dell'articolo, un'intervista a Elio Petri e a Francesco Rosi di Irene Bignardi e due articoli di approfondimento di Domenico Del Rio e Corrado Augias.
Scrive Kezich, a proposito della trasposizione cinematografica del testo di Sciascia: "il film non è un'illustrazione del romanzo, ma piuttosto un contributo alla sua interpretazione. Calando sottoterra l'eremo di Zafer, con l'ambientazione di farne addirittura un girone dantesco, Petri ha messo in opera uno spettacolo di rarefatta claustrofobia; e molto vi contribuiscono le scene di Dante Ferretti, i costumi di Franco Carretti, la fotografia di Luigi Kuveiller, il montaggio di Ruggero Mastroianni, le musiche di Ennio Morricone: collaboratori come questi vanno ricordati tutti. E andrebbero nominati uno per uno anche gli attori che percorrono gli ambulacri dell'albergo infernale, bravi e ben scelti: Franco Citti, Michel Piccoli, Renato Salvatori, Tino Scotti, Adriano Amidei Migliano e il sempre sorprendente Ciccio Ingrassia, che sembra un ritratto di El Greco rifatto da Daumier.

Nel pezzo di Irene Bignardi, Petri a proposito di Sciascia: "Sciascia, in un'intervista, ha dichiarato: «A me interessa l'uomo con Dio». Bene, questa è la ragione per cui io penso sia l'ispiratore di tanto cinema politico. Perché penso sia di grande attualità il rapporto della classe dirigente italiana con la sua 'religiosità', della borghesia imprenditoriale con una fede che non può avere. Ecco, quello che mi ha colpito in Todo modo è la situazione teatralmente perfetta di un gruppo di persone incapaci di avere un rapporto con il loro dio".


E riguardo all'industria cinematografica, Petri commenta: "Il cinema è cosa giovane, per giovani... […] Purtroppo capita come fra i giornalisti e i politici. Che invece dei giovani imperano le solite settanta persone, registi, attori, sceneggiatori, produttori, un potere che intendono non dico cedere ma neppure dividere o mettere in discussione... Chi detiene il potere reale nel cinema? Il monopolio delle sale. È il monopolio delle sale che decide se un film a da 'star su' tre giorni, o un anno, intendo. […] Mi pare chiaro che liberalizzando lo scambio, il commercio in questo caso intellettuale, si rinnoverebbe anche il modo di produrre […] Oggi la tecnica rende possibile la massima velocità produttiva e, al contrario, una delle grandi cause della sua sclerosi è proprio l'enorme iato che trascorre tra ideazione realizzazione: io comincio Todo modo dopo undici mesi di intralci e, per contro, il film anche spettacolare fattibile in pochi giorni, in poche ore... ma significherebbe libertà e questo non piace a nessuno..."
Lina Coletti, L'inferno usato come un ricatto, in 'L Europeo', n. 49, 5 dicembre 1975

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