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La commedia all'italiana secondo Pietro Germi: 'Divorzio all'italiana' e 'Sedotta e abbandonata'

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Nessuno nell'ambiente del cinema italiano avrebbe scommesso sul talento comico di un regista come Germi che, fino alla fine degli anni Cinquanta, aveva costruito la sua carriera realizzando film drammatici e di denuncia sociale (Il cammino della speranza, 1950, La città si difende, 1951), con brillanti escursioni nel melodramma e nel genere poliziesco (Il Ferroviere, 1956, L'uomo di paglia, 1958, Un maledetto imbroglio, 1959).

Invece Germi sorprende tutti e, da una prospettiva completamente nuova, affronta temi a lui sempre cari - i tabù e le ipocrisie della società italiana -, suonando magistralmente la tastiera della commedia, dal registro comico a quello grottesco, dalla satira, all'umorismo più crudele, di matrice pirandelliana.

Divorzio all'italiana (1961), prodotto da Franco Cristaldi, ottiene a Cannes il premio come migliore commedia e dall'Academy un Oscar come miglior sceneggiatura (Germi, De Concini, Giannetti).

Il successo è planetario e sarà proprio grazie a questo film che verrà coniata l'espressione "commedia all'italiana". Sull'onda della popolarità ottenuta, a Germi viene proposto di realizzare un seguito, Fefé, da Cristaldi Film in collaborazione con Lux e Ultra Film. Il progetto resterà sulla carta, ma dalla stessa collaborazione nascerà Sedotta e abbandonata (1964), un altro grande successo di pubblico a livello internazionale.

Può essere interessante notare che, accanto a molte recensioni entusiastiche (G. Grazzini, Corriere della Sera, P. Bianchi, Il Giorno, A. Savioli, L'Unità), alcuni critici sentono di doversi dichiarare distanti dallo sguardo dissacrante e impietoso con cui Germi guarda all'Italia meridionale, non condividendo soprattutto, i caratteri e le situazioni grottesche che il regista questa volta applica, non a una situazione privata (Divorzio all'italiana), ma a un contesto corale e pubblico, come quello del matrimonio riparatore.

Moravia su L'Espresso scrive: "Come Divorzio all'italiana, Sedotta e abbandonata fa parte della polemica accanita e beffarda che i settentrionali conducono si può dire dall'unità d'Italia contro i meridionali. Questa polemica consiste da una parte nel mettere in ridicolo usi e costumi dell'ex regno delle Due Sicilie e dall'altra, nel sognare che questi usi e costumi siano davvero ridicoli".

Argentieri dalle pagine di Rinascita accusa Germi di superficialità affermando che "egli non sfiora nemmeno alla lontana il problema che riposa alla base della storia narrata " perché la sua visione "è distorta da un soverchiante bozzettismo, costretta nei ceppi del colore locale che ribalta in cifra ridanciana un grave e intricato tessuto reale".

Queste osservazioni non fanno che confermare la forza corrosiva dell'aperta polemica di Germi non tanto contro usi e costumi retrogradi, ma soprattutto contro una legge che li fa prosperare. Il grottesco disturba, non c'è dubbio. Per avere una visione priva di moralismo da parte di chi guarda (ce n'è a sufficienza in chi ha fatto il film) e che metta in risalto anche gli aspetti formali ed estetici dell'opera, la recensione su Le Figarò Littéraire, del francese, Pierre Mazars è significativa:

"Un spectateur français pourra croire qu'il assite à une tragédie de moeurs siciliennnes. Un spectateur italien, ou, mieux, sicilien, aura à jujé de deux spectacles: la comédie que se donnent, comme dans la vie, ses compatriotes sur le forum et celle qu'ils jouent devant la caméra.
Mais le jeu de miroirs n'est pas fini. Pietro Germi parvient à touché deux publics différents: il attristera les âmes crédules et il fera sourire les esprits distingués. Ceux-là croiront à la tranche de vie et à la noirceur du destin: ceux-ci au pastiche, d'autant que l'opérateur, par de savantes images en noir et blanc, restitue le climat platique du ciné-feuilleton du temps du muet avec ses chambres sinistres meublées d'un lit de cuivre, le canapé et la 'suspension' du salon. C'est Jean Cocteau qui trouvait que L'Anné dernière à Marienbad rappelait les drames mondains du cinéma italien des années 1925. Séduite e abandonnée parodie avec finesse les récits populaires de la même époque".

Michela Zegna, responsabile Archivi cartacei della Cineteca di Bologna

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