IL LADRO DI BAGDAD
Regia: Ludwig Berger, Michael Powell, Tim Whelan, Alexander Korda, Zoltan Korda, William Cameron Menzies. Soggetto: Miles Malleson. Sceneggiatura: Lajos Biró. Montaggio: Charles Crichton. Musiche: Miklós Rózsam. Scenografia: Vincent Korda. Costumi: John Armstrong, Oliver Messel, Marcel Vertès. Interpreti: Conrad Veidt (Jaffar), Sabu (Abu), June Duprez (la principessa), John Justin (Ahmad), Rex Ingram (Djin), Miles Malleson (il sultano), Morton Selten (Alter König), Mary Morris (Halima), Bruce Winston, Hay Petrie. Produzione: London Film Productions Ltd. Durata: 106'
Restauro promosso da ITV Studios e Park Circus Versione originale con sottotitoli italiani
Presentano Fiona Maxwell (ITV Studios) e Ian Christie
Doveva essere una nuova versione in technicolor di The Thief of Bagdad, fantasia sul tema di Le mille e una notte, e utilizzare due delle celebrità internazionali di Korda, Veidt e il piccolo attore indiano Sabu, che era diventato famoso dopo essere apparso nel semidocumentaristico Elephant Boy (1937) di Flaherty. Nel 1924 l'originale The Thief of Bagdad era stato una spettacolare consacrazione per Douglas Fairbanks Sr., aveva permesso al giovane William Cameron Menzies di guadagnarsi i galloni come scenografo (fu lui a dirigere Things to Come, prodotto da Korda, e a progettarne in parte le scenografie) e aveva a sua volta attinto alcuni dei suoi migliori effetti speciali da un classico tedesco, Destino di Lang. Korda voleva che la sua versione fosse del tutto diversa - e in realtà aveva ben poche possibilità di eguagliare gli immensi esterni e le migliaia di comparse del film di Fairbanks. Partì da una nuova sceneggiatura scritta da Miles Malleson e dall'ungherese Lajos Biró, suo amico intimo, e affidò le scenografie a suo fratello Vincent - che gli avrebbe poi ispirato il celebre ordine: "Costruiscilo quattro volte più grande e dipingilo tutto di rosso. Fa schifo!". Ma le carte vincenti furono il technicolor e lo splendido lavoro dei progettisti di effetti speciali di Denham, che riuscirono a compensare davanti alle macchine da presa tutti i difetti del film. La produzione entrò in difficoltà subito dopo l'inizio delle riprese, nel febbraio del 1939. Korda cominciò a non andare d'accordo con il regista che aveva assunto, il tedesco Ludwig Berger, e gli affiancò altri due registi, Powell e Tim Whelan di Hollywood. Pare che Powell abbia lavorato principalmente sulle sequenze con Veidt, il sinistro Gran Visir Jaffar, e con Sabu nel ruolo del piccolo ladro Abu. Rivendicò la responsabilità dell'enorme occhio dipinto sulla prua della nave di Jaffar, che riempie lo schermo all'inizio del film e ne detta il motivo dominante - riecheggiato dai poteri ipnotici di Jaffar e dall''occhio che tutto vede' rubato da Abu. Powell fu anche responsabile delle scene con Sabu e il Genio, girate su una spiaggia della Cornovaglia.
La critica si è spesso soffermata sui difetti del film, insinuando che solo un pubblico senza troppe pretese avrebbe potuto accettare un simile guazzabuglio di effetti speciali. Ma negli ultimi tempi molti hanno trovato impossibile non attribuire la sua straordinaria coerenza visiva e tematica a Powell, malgrado si sappia che furono almeno sei i registi che contribuirono al risultato finale. Di certo l'idea centrale del potere dello sguardo sembra più vicina al mondo di E.T.A. Hoffmann, destinato a pervadere molti film di Powell e Pressburger, che all'atmosfera delle Mille e una notte. E ci sono sorprendenti parallelismi tra The Thief e il più tardo Peeping Tom, film maledetto di Powell, anch'esso incentrato sulla metafora sessuale dell'atto del guardare.
(Ian Christie)
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