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Presentazione

Il Cinema Ritrovato compie 25 anni. Ogni tanto qualcuno ce lo chiede, per scherzo, ‘Ma lo avete ritrovato questo cinema?’ Abbiamo l’impressione che questi anni non siano trascorsi inutilmente. La Cineteca di Bologna venticinque anni fa aveva appena aperto la sua prima sala, il Lumière di via Pietralata, non aveva attività editoriale, aveva una bella biblioteca, ma una piccola collezione di film. Ci lavoravano una quindicina di persone. Grazie a Il Cinema Ritrovato abbiamo incontrato le cineteche di tutto il mondo, abbiamo appreso il lavoro di un archivio, ma anche come valorizzare il patrimonio che in questi anni abbiamo potuto accogliere. Grazie a Il Cinema Ritrovato è nato, a Bologna, il primo laboratorio italiano specializzato nel restauro, L’Immagine Ritrovata, che ci ha consentito di realizzare, dal 1990 ad oggi, oltre mille interventi. Le proiezioni in Piazza, la collaborazione con il Teatro Comunale, hanno permesso alla Cineteca di dar vita ad un’idea di cinema libera, sorprendente, e, crediamo, in quest’epoca televisiva, non sottomessa, resistente, volta al futuro.

Ma veniamo al programma 2011. Al termine di ogni edizione ci diciamo: ‘l’anno prossimo sarà impossibile avere un programma così ricco come quello di quest’anno.’ E invece sì, ad ogni edizione, dalle miniere della storia del cinema, custodite ed esplorate da cineteche e aventi diritto, da storici, ricercatori e appassionati, magicamente germoglia un programma sempre più ricco, diversificato e approfondito. Quest’anno, per festeggiare il nostro anniversario, ci concediamo un lusso forse eccessivo: non solo i nostri due Lumière (Mastroianni e Scorsese), non solo l’Arlecchino, ma anche il Jolly. Quattro sale che si snodano attorno all’asse di via Lame, strada medievale, distrutta dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, oggi, porta di accesso al quartiere della Manifattura delle Arti, che, con l’apertura del Giardino del Cavaticcio, tra il MamBo e la Cineteca, si arricchisce di un nuovo tassello. Il paradiso dei cinefili e La macchina del tempo. Due poli che attraggono due anime del cinema e che Il Cinema Ritrovato indaga con un programma che, come di consueto, altalena tra questi due mondi, che talvolta si sovrappongono e talvolta si allontanano. La permanenza e il movimento costituiscono l’ossatura, la sinopia di questa edizione.

Nel capitolo permanenze potremmo mettere La macchina ammazzacattivi e il ciclo Zampa, cui Alberto Pezzotta ha dato il bel titolo Ridere civilmente. Infatti il film di Rossellini, come quelli di Zampa, ci raccontano di un Paese, il nostro, che da sessant’anni è attraversato dagli stessi mali, che i nostri cineasti hanno raccontato, inascoltati, con lucidità e indignazione. Nella permanenza potremmo iscrivere Howard Hawks che è già HH dal primo film, così perfetto da essere, subito, un classico (IL classico?). Ma Hawks è anche la dimostrazione che cambiare, trasformare i linguaggi è possibile: passa dal muto al sonoro, senz’affanno, anzi, si arricchisce del passaggio. Barnet trasforma ogni film in un scommessa, le sue opere mute, come quelle sonore, non appartengono a nessuna scuola, sono i suoi film, dove nulla è mai scontato. Veidt resta un magnifico interprete anche nel sonoro. Lui che dal nazismo era scappato, saprà dar vita a uno dei nazisti cinematografici più convincenti, il maggiore Strasser, la cui uccisione consente la fuga di Victor e Ilsa Laszlo da Casablanca. Tutto
semplice, quindi, come si dicono Arletty e Jean-Louis Barrault, protagonisti di una delle storie d’amore più travagliate di tutta la storia del cinema,’È talmente semplice, l’amore...’ (?)
Se Il Cinema Ritrovato potesse produrre un film, sarebbe The Artist, lo stupefacente film di Michel Hazanavicius che ha entusiasmato l’ultimo festival di Cannes. La fotografia, l’illuminazione, la scenografia, gli attori, le loro movenze, il ritmo, la musica, le didascalie, tutto ci porta in un film muto della fine degli anni Venti. Eppure è un’opera di struggente modernità, sulla paura del cambiamento; paura che coinvolge tutti noi, nel passaggio tra Ventesimo e Ventunesimo secolo.

Il dialogo tra i secoli è un altro dei temi che attraversa questa edizione. A partire dalla prima serata, dove le musiche di Heinrich Marschner (Der Vampyr è del 1826) e di Jacques Offenbach (Le Voyage dans la lune è del 1875), adattate da Timothy Brock, ci condurrano nel Vampiro di Murnau e nel Viaggio di Méliès. Proprio mentre uno dei maggiori creatori contemporanei, Martin Scorsese, che con tre film attraversa Il Cinema Ritrovato (Taxi Driver, Letter to Elia, Public Speaking), lavora a un film che resuscita Georges Méliès (in 3D!). Nella sezione 1911 il dialogo tra il cinema dei primi anni e i lungometraggi che stavano per arrivare è molto forte, è un anno cerniera, come ricorda Mariann Lewinsky, in equilibrio ‘tra la foresta vergine del cinema delle origini e le autostrade degli anni Dieci’. Il pittore Grosz rimpiangeva nel 1931 i programmi cinematografici d’inizio secolo, ‘Che programmi che c’erano, duravano ore… normalmente 20 numeri, … Strano, prima andavo molto più
spesso al cinema’.

Cosa unisce, Zampa, Barnet, Hawks, Kazan e gli altri registi? Ognuno di questi artisti ha avuto, per un periodo, più o meno lungo, problemi più o meno seri con la censura del proprio paese. Una censura che dura anche oggi, anche se sotto una forma diversa, perché la maggior parte dei film del Cinema Ritrovato sono semplicemente banditi dal nostro immaginario. Anche per questo siamo fieri di poter pubblicare, grazie al sostegno benemerito della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé e con la collaborazione di cinque archivi, un DVD dedicato a Albert Capellani; a chi avrà la curiosità di vedere i suoi film, assicuriamo la scoperta di un grande regista, forse, il primo autore europeo; le sue opere ci dimostrano il ruolo che ha avuto nella creazione di una moderna narrazione cinematografica: maestro della messinscena, ha portato al cinema il patrimonio culturale del XIX° secolo.
Ma gli scarti nel festival di quest’anno saranno molti, attraverso film che annunciano ad alta voce il cambiamento che ha percorso gli anni del dopoguerra; Chronique d’un été, il film che anticipa tutti i temi del ’68, Il conformista che mostra un modo nuovo di mettere in scena la storia e di fotografare i personaggi, Underground di Gideon Bachmann, che racconta un modo nuovo di interpretare e vivere l’arte nella NY degli ultimi sessanta. Di cambiamenti, migrazioni, scelte coraggiose ci parleranno alcuni dei nostri ospiti, come Charlotte Rampling, Marceline Loridan-Ivens e Fatih Akin, che presenterà il primo film sceneggiato da Yilmaz Güney e America America uno dei capolavori di un grande regista migrante, Elia Kazan.

Ma Il Cinema Ritrovato non è mai stato un festival di soli film. Fin dalle sue primissime edizioni, come deve essere un festival, è stato un luogo d’incontro tra diverse generazioni di appassionati, di addetti ai lavori, di cinéphiles, di storici, di archivisti, di critici, di persone diverse, che attraverso il cinema scoprivano una lingua comune. È grazie a questi incontri, alle molte amicizie e a molti gesti generosi provenienti da persone di tutto il mondo, che per venticinque anni, abbiamo cercato di ricreare - e talvolta ci siamo riusciti - quell’enorme emozione che per noi è il cinema, luogo d’incontro, di conoscenza e come ci ha detto uno spettatore, l’anno scorso, alla fine della proiezione / concerto di Metropolis, di choc estetici.
Il viaggio sulla luna sta per cominciare. Forse, anche quest’anno ritroveremo il cinema. Buone visioni

Giuseppe Bertolucci e Gian Luca Farinelli