KAMPFER BORSTY
(Urss/1936) di Gustav Von Wangenheim (93')
Scen.: Joris Ivens, Alfred Kurella, Gustav von Wangenheim; F.: Bentsion Monastyrsky; Mo.: Teo Otto; Scgf.: Helen van Dongen; Mu.: Hans Hauska; Su.: Konstantin Kowalskij, Alexej Mashistoff, Aleksei Mashistov, Kirill Nikitin; Int.: Lotte Loebinger (Fritz Lemkes), Bruno Schmidtsdorf (Fritz Lemke), Gregor Gog (Peters), Ingeborg Franke (Anna), Alesandr Timontayev, Robert Trösch (Otto), Alexander Granach (Rovelli), Alexander Geirot, Evgenia Mezentseva (Donna), Lyudmila Glazova (Ursula), Ernst Busch (Giudice), Lothar Wolf (Dr. Hillstedt), Nikolai Akimov (Heise), Pawel Pashkoff; Prod.: Jakob Freund; Pri. pro.: 1936
35mm. L.: 2541 m. D.: 93'. Bn. Versione tedesca / German version
Da: Bundesarchiv Filmarchiv
Kämpfer Borsty è un film tanto anomalo quanto importante per la storia (del cinema) degli anni '30: diretto da Gustav von Wangenheim, grande attore-regista del cinema e del teatro politico di Weimar e militante comunista della prima ora, è uno dei pochissimi film girati in Unione Sovietica da maestranze e attori tedeschi, antinazisti e già in esilio, prima delle grandi purghe e del funesto patto Molotov-Ribbentrop. È un film che agisce su due fronti: dall'esilio sovietico cerca di raccontare, quasi con piglio documentaristico e riuscendo in parte ad evitare la rozza propaganda staliniana, l'altra Germania che si opponeva alla dittatura nazista. L'azione drammatica, alla cui scrittura contribuì anche Joris Ivens, ha un robusto centro radiante - l'incendio del Reichstag e il processo a Georgi Dimitrov - da cui si dirama un'intricata vicenda di resistenza collettiva e un'appassionata presa di coscienza politica individuale. Tra soluzioni estetiche alla Pudvokin - indimenticabile il ruolo di madre proletaria interpretato da Lotte Loebinger - e primi passi verso un vigoroso realismo socialista, Kämpfer Borsty è, ex post, il triste frutto di una generazione di artisti-militanti che vennero schiacciati dalla dittatura - quasi tutti i componenti della troupe e del cast subirono persecuzioni spietate - illudendosi ed ingannandosi doppiamente: credendo cioè possibili una resistenza anti-nazista in Germania e un comunismo dal volto umano in URSS. La magnificata vittoria di Dimitrov al processo di Lipsia maschera con ambiguità irrisolta la sconfitta degli ideali avvenuta nei grandi processi moscoviti del '36-'38.
(Federico Rossin)
Il Cinema Ritrovato 2011
Nel cuore del Novecento: Il socialismo, tra paura e utopia
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