GABRIEL OVER THE WHITE HOUSE
(USA/1933) di Gregory La Cava (86')
Tr. let.: Gabriel sulla Casa Bianca; Sog.: basato sulla novella Rinehard di T.F. Tweed; Scen.: Carey Wilson, Bertram Bloch; F.: Bert Glennon; Mo.: Basil Wrangell; Co.: Adrian Adolph Greenberg; Mu.: William Axt; Su.: Douglas Shearer, Charles E. Wallace; Int.: Walter Huston (Judson Hammond), Karen Morley (Pendola Molloy), Franchot Tone (Hartley Beekman ), Athur Byron (Jasper Brooks), Dickie Moore (Jimmy Vetter), C. Henry Gordon (Nick Diamond), David Landau (John Bronson), Samuel S. Hinds (Dr. H.L. Eastman), William Paxley (Borell), Jean Parker (Alice Bronson), Claire Du Brey (infermiera di Jimmy); Prod.: Cosmopolitan Productions, Metro-Goldwyn-Mayer; Pri. pro.: 31 marzo 1933. 35mm. D.: 86'. Bn. Da: Library of Congress per concessione di Hollywood Classics
Gabriel over the White House è un film magnifico, una strana descrizione della Hollywood degli anni Trenta come una massa di contraddizioni. È caratterizzato da un immaginario quasi socialista, anche se fu attivamente appoggiato da Hearst, le cui simpatie fasciste sono ben note. Il film fu girato rapidamente e con poca spesa, anche se questa frettolosità resta invisibile grazie al lavoro di due brillanti personalità: il regista Gregory La Cava (My Man Godfrey, The 5th Avenue Girl) e il produttore Walter Wanger, che era ossessionato dalla volontà di creare un melodramma politico "sensazionale". Matthew Bernstein, autore di Walter Wanger, Hollywood Independent, così riassume la trama del film: "Il presidente Hammond è un comune e simpatico politicante che dopo un mortale incidente automobilistico viene resuscitato da Dio che lo trasforma in un dittatore. Licenzia il suo governo e il Congresso, abolisce il Proibizionismo e punisce i gangster, istituisce un programma di lavoro per disoccupati, attua il disarmo e crea una nuova valuta americana. Stroncato da un infarto, Hammond ritorna alla sua vecchia personalità e prima di morire tenta di revocare le sue azioni 'ispirate'". Il ritorno del Presidente ai princìpi originari del paese, e più generalmente la sua scelta di essere onesto e schietto, lo fanno sembrare un pazzo. I disoccupati sono pronti a marciare su Washington, e per una volta una grande produzione hollywoodiana ci offre una visione piena di dignità e priva di diversivi comici delle attività dei militanti e degli indigenti. (Qui la scelta degli autori fu decisa e pregnante: invece di illustrare la fantasia ironica dello scrittore Thomas W. Tweed si decise di realizzare un film realista che aveva l'accuratezza di un cinegiornale.) Se è certamente vero che Gabriel Over the White House è un "trattamento fiabesco di gravi problemi economici e sociali" (Bernstein), il film lascia intravedere molto, anche se furono rigirati e rimontati i riferimenti ai lavoratori armati animati da idee rivoluzionarie, all'atteggiamento di superiorità del Congresso e al trattamento dei leader stranieri. Tutte le questioni restano aperte. Il programma presentato dal Presidente è violentemente e creativamente radicale o quasi dittatoriale? È vitalità rooseveltiana o ironia swiftiana? O è un elogio delle forme antidemocratiche di governo? È una tentazione o un monito? Questo film profondamente ambivalente rimanda a molti film successivi, nei quali dietro il semplicismo populistico si annida il rischio delle tentazioni dell'estrema destra. Concludiamo con la memorabile battuta di W.C. Fields su La Cava (del quale apprezzava profondamente il talento): "Non sedetevi mai sulla tavoletta del water dopo Gregory La Cava".
(Peter von Bagh)
Il Cinema Ritrovato 2011
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