Sabato 25 giugno 201116.45
Cinema Arlecchino

ADDIO, KIRA

(Italia/1942) di Goffredo Alessandrini (109')

Sog.: dal romanzo We the Living di Andy Rand; Scen.: Goffredo Alessandrini, Corrado Alvaro, Oreste Biancoli, Anton Giulio Majano; Dial.: Anton Giulio Majano; F.: Giuseppe Caracciolo; Mo.: Eraldo Da Roma; Scgf.: Giorgio Abkhasi, Andrea Belobodoroff; Co.: Rosi Gori; Mu.: Renzo Rossellini; Su.: Piero Cavazzuti, Tullo Parmegiani; Int.: Alida Valli (Kira Argounova), Fosco Giachetti (Andrej Taganov), Rossano Brazzi (Leo Kovalenski), Emilio Cigolo (Pavel Sjerov), Giovanni Grasso (Tishenko), Annibale Betrone (Vassili Dunaev), Elvira Betrone (Maria Petrovna Dunaev), Sennucio Benelli (Saska), Cesarina Gheraldi (la compagna Sonja), Silvia Manto (Mariska), Gioia Collei (Acia Dunaev), Bianca Doria (Irina Dunaev), Lamberto Picasso (il capo della G.P.U.), Claudia Marti (Lidia Argounova), Evelina Paoli (Galina Petrovna Argounova); Prod: Franco Magli, Scalera Film
35mm. D.: 122' e 109'. Bn. Versione italiana / Italian version
Da: CSC - Cineteca Nazionale

Chiede un discorso a parte Noi vivi / Addio Kira, un film, così io lo vedo, compatto e affascinante nel suo pletorico romanticismo, nella sua monumentale e stordita dolcezza. Alessandrini non denigra il comunismo, ma le degenerazioni staliniste; condanna gli egoismi e le viltà dei nobili, già condannati dalla storia. Vi si potrebbe scorgere, volendo, un apologo sulla dittatura e sul primato della democrazia.
(Francesco Savio, Ma l'amore no, Sonzogno, Milano 1975)

Noi vivi era un romanzo che proprio in quei mesi là era uscito in Italia, scritto da Ayn Rand, scrittrice americana di origine russa. Era un libro che aveva questo sfondo interessantissimo della rivoluzione russa e questi tre personaggi a mia opinione perfetti da un punto di vista cinematografico. Cioè questa ragazza appartenente a una famiglia agiata; il commissario serio e impegnato; e un giovane primo amoroso che era figlio di un ammiraglio. I due maschi così diversi, ma così interessanti comunque, e in mezzo a loro una giovane innamorata di uno per la sua bellezza, per il lato romantico, innamorata dell'altro, cioè del commissario, per la serietà da missionario che aveva nel vivere la sua vita politica. [...] Il film [...] è stato presentato al Festival di Venezia e durava quasi quattro ore, tre ore e cinquanta minuti. Devo dire che molto stranamente, e me ne sono molto compiaciuto, in quelle tre ore e cinquanta minuti non si è alzato nessuno. Ed è stato accolto con frenetici applausi. Noi vivi, è stato diviso dopo.[...]Poi comunque Scalera ha fatto un'edizione che durava un'ora e mezzo, delle tre e cinquanta, soltanto Noi vivi si chiamava, e poi tra parenteso c'era scritto Addio Kira, come sottotitolo. [...] Ero stato costretto a farlo tutto alla Scalera, anche l'inverno, anche la neve era finta; e Pietroburgo era fatto tutto quanto lì dentro, anche i ponti. Quindi il film ha risentito forse di questo modo di girare. Ma comunque ne è venuto fuori uno stile che ancora non s'era fatto da noi, cioè una descrizione che oggi oserei dire è perfettamente televisiva, perché erano tutti in primo piano.
(Goffredo Alessandrini, da Francesco Savio, Cinecittà anni trenta. Parlano 116 protagonisti del secondo cinema italiano (1930-1943), Bulzoni, Roma 1979)

Dettagli sul luogo:
via delle Lame, 57
Numero posti: 450
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285