CHRONIQUE D’UN ÉTÉ
(Francia/1961) di Jean Rouch, Edgar Morin (91')
Presenta Florence Dauman
Scen.: Edgar Morin; F.: Michele Brault, Raoul Coutard, Roger Morillière, Jean-Jacques Tarbès; Mo.: Jean Ravel, Nina Baraher, Françoise Colin; Mu.: Pierre Bardaud; Su.: Michel Fano, Guy Rolfe; Int.: Angélo, Régis Debray, Jacques, Jean-Pierre, Landry, Marceline Loridan Ivens, Edgar Morin, Marilù 'Mary-Lou' Parolini, Jean Rouch, Sophie (se stessi); Prod.: Anatole Dau-man per Argos Films; Pri. pro.: 20 ottobre 1961 DCP. D.: 91'. Bn. Versione francese / French version Da: Cineteca di Bologna e Argos Films
Restaurato da L'Immagine Ritrovata in collaborazione con Argos Films / Restored by L'Immagine Ritrovata in collaboration with Argos Films
Chronique d'un été è stato restaurato dalla Cineteca di Bologna in accordo con Argos Film a partire dai migliori elementi oggi conservati. Il restauro dell'immagine è stato eseguito digitalmente a risoluzione 2K a partire dal blow up (agrandissment) 35mm. Il restauro del suono è stato realizzato a partire dal negativo ottico originale e da un magnetico incompleto. Le lavorazioni sono state eseguite presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata nel 2011. Il suo quindicesimo film, Chronique d'un été, è il primo che gira in Francia, nel 1960. Per questa ragione Chronique d'un été rappresenta un punto di riferimento, è il luogo di un passaggio fra due periodi e due spazi dell'opera filmica di Rouch. Questo film, però, deriva da un parados-so iniziale. All'inizio, è un'inchiesta di sociologia francese diretta da Edgar Mo-rin, mentre Rouch doveva soltanto assicurarne la realizzazione filmica. Il film doveva essere un documento destinato a servire le scienze umane. (...) Edgar Mo-rin, all'epoca tentato da una forma nuova di etno-sociologia applicata ai parigini, è ricorso a Rouch per il suo modo di guar-dare e ascoltare gli africani. (...) Così, per la realizzazione del film, si confrontano due distinte linee di forza. Da una parte il discorso socio-etnografico all'opera nel progetto di Morin che fissa un quadro alle riprese attraverso una stessa domanda posta a tutti i protagonisti del film ("come vivete?"), dall'altra il ruolo assegnato all'imprevisto, ossia all'impensato, dal cinema diretto di Rouch. (...) In questo film, il montaggio riorganizza in profondità la continuità delle immagini registrate durante le riprese. Il rapporto fra la lunghezza dei rushes (venticinque ore) e quella del film terminato (un'ora e trenta) indica abbastanza a che punto il montaggio sia intervenuto nell'organizzazione dell'opera. D'altronde il film è derivato da un confronto fra i suoi due autori. Morin voleva un sistema di opposizioni regolate tra il generale e il particolare, elaborando così una "struttura" per i diversi temi abbordati. Quanto a Rouch, sosteneva l'idea di "un montaggio cronologico in funzione delle riprese piuttosto che in funzione del soggetto". Dopo un intervento della produzione, Jean Rouch finì per trarre questa conclusione interessante: "il co-autorismo (...) è un gioco violento dove l'unica regola è il disaccordo, e la soluzione nella soluzione di questo disaccordo. Ancora bisogna che l'arbitro (o il produttore) abbia lo spirito abbastanza libero per seguire la partita sanzionando soltanto gli errori. Purtroppo, un produttore di film, incastrato tra il ruolo di mecenate di artisti insopportabili e gli imperativi finanziari, non può essere imparziale".
(Maxime Scheinfeigel, Jean Rouch, CNRS Editions, Parigi 2008)
Tariffe:
Aria condizionata
Info: 051224605