IL CONFORMISTA
(Italia/1970) di Bernardo Bertolucci (116')
Alla presenza di Bernardo Bertolucci
Sog.: dal romanzo omonimo (1951) di Alberto Moravia; Scen.: Bernardo Bertolucci; F.: Vittorio Storaro; Op.: Enrico Umetelli; Mo.: Franco Arcalli; Scgf.: Ferdinando Scarfiotti; Co.: Gitt Magrini; Mu.: Georges Delerue; Su.: Massimo Dallimonti; Int.: Jean-Louis Trintignant (Marcello Clerici), Stefania Sandrelli (Giulia), Gastone Mos-chin (Manganiello), Dominique Sanda (Anna Quadri), Enzo Tarascio (professor Quadri), Fosco Giachetti (il colonnello), José Quaglio (Italo Montanari), Pierre Clémenti (Pasqualino Semirama detto Lino), Yvonne Sanson (madre di Giulia), Milly (madre di Marcello), Giuseppe Addobbati (padre di Marcello), Christian Alegny (il fiduciario Raul), Benedetto Benedetti (il ministro), Alessandro Haber; Prod.: Maurizio Lodi Fe' e Giovanni Bertolucci per Mars Film (Roma), Marianne Productions (Parigi), Maran Film GmbH (Monaco); Pri. pro.: 22 ottobre 1971 DCP. D.: 118'. Col. Versione italiana / Italian version
Da: Cineteca di Bologna
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[Strategia del ragno e Il conformista] hanno in comune il tema del tradimento, la presenza del passato che ritorna e il peso della figura paterna, con la differenza che ne Il conformista il figlio, Trintignant, tradisce il professor Quadri (la figura paterna), mentre in Strategia del ragno è Athos padre a avere tradito. In ogni caso si tratta di due parricidi che suppongono un pas-sato e una memoria. Ne Il conformista la memoria è quella del cinema francese e americano degli anni '30, mentre Strategia del ragno si nutre di ricordi di infanzia reali (...). Ho girato Il conformista lasciando aperta la possibilità di raccontarlo cronologicamente, come nel romanzo di Moravia. Fin dall'inizio delle riprese ero affascinato però dalla possibilità di usare il viaggio in automobile come il "presente" del film, il contenitore della storia. Insomma, il pro-tagonista viaggia anche nella memoria. Per questo avevo girato molto materiale sul viaggio di Trintignant. Con un grande montatore come Kim [Arcalli], accade di poter vedere, poco a poco, la struttura del film che si materializza. La struttura di un film è solo annunciata dalla sceneggiatura e comincia a esistere e a manifestarsi durante le riprese, ma è durante il montaggio che prende definitivamente corpo.
(Bernardo Bertolucci)
Non è il caso di analizzare minutamente come e in che misura il giovane Bertolucci abbia modificato, con una libertà che sfiora la sana insolenza e nel quadro di una obbligata potatura, figure e fatti che affollano le quattrocento pagine del romanzo moraviano per ridurle a una durata inferiore alle due ore. Basti dire che le ottanta pagine del prologo (...) sono risolte in una breve sequenza, frammentata dal montaggio secondo quella distorsione allucinata della visione che è una delle cifre stilistiche dominanti del film. (...) Il sesso e il fascismo sono i due poli del Conformista. O, se si preferisce, la polpa e la buccia. Il conformista Marcello ha sete di normalità per coprire la propria inconfessata e temuta anormalità sessuale. È fascista perché vede nel fascismo il mito collettivo cui immolare, nel miraggio dell'ordine, il proprio disordine, quel che lo fa diverso dagli altri. In nome del fascismo uccide, nell'illusione di riscat-tare un delitto precedente con un'azione criminosa, ma legalizzata. Risulta piuttosto chiaro che in Marcello il fascismo è l'accidente, il conformismo è la sostanza: questo conformismo è fascista, ma potrebbe essere altro in diverse circostanze storiche. Sarebbe comodo ridurre Il con-formista a un film "sul" fascista, cioè in costume, trascurandone la carica critica di una classe e di una generazione. (Morando Morandini)
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