Proiezioni:
Martedì 28 giugno 2011
Cinema Arlecchino
10.15
Venerdì 1 luglio 2011
Cinema Arlecchino
09.00

SCARFACE

(Stati Uniti/1932) di Howard Hawks (93')

T. alt.: Scarface, the shame of the Nation; T.it.: Scarface; Sog.: dal romanzo omonimo di Armitage Trail; Scen. e dial.: Ben Hecht, Seton I. Miller, John Lee Mahin, W. R. Burnett; F.: Lee Garmes; Mo.: Edward Curtis; Scgf.: Harry Oliver; Mu.: Adolph Tandler, Gus Arnheim; Su.: William Snyder; Ass. regia: Richard Rosson; Int.: Paul Muni (Tony Camonte), Ann Dvorak (Cesca Camonte), George Raft (Guino Rinaldo), Karen Morley (Poppy), Vince Barnett (Angelo), Osgood Perkins (Johnny Lovo), Boris Karloff (Tom Gaffney), C. Henry Gordon (ispettore Ben Guarino), Purnell Pratt (Garston), Ines Palange (signora Camonte), Edwin Maxwell (il detective capo), Tully Marshall, Harry J. Vejar (Big Louis Costello); Prod.: Howard Hawks e Howard Hughes per The Caddo Company Pri. pro.: 26 marzo 1932
35mm. D.: 93'. Bn. Versione inglese / English version
Da: BFI - National Archive per concessione di Universal

La maggior parte dei gangster che ho incontrato erano piuttosto infantili. Non ne posso più di tutta quella roba che vedo sui gangster, dove ognuno ringhia a qualcun altro ed è l'uomo più brutale del mondo. Quei ragazzi non erano certo così, erano solo dei bambini. Ci siamo divertiti a farlo. L'idea che quei tipi erano infantili ci fu d'aiuto per fare alcune scene. Per esempio, Ben Hecht scrisse per Muni una scena. Quando gli dissi che avremmo dovuto fare una bella scena di Capone che scopre una mitragliatrice, Ben mi chiese: "Che cosa vuoi dire?" E io: "Be', non puoi scrivere la scena come se si trattasse di un bambino che scopre un giocattolo nuovo?" "Oh, sì". E scrisse una battuta meravigliosa.
(Howard Hawks, in Joseph McBride, Il cinema secondo Hawks, Pratiche, Parma, 1992)

Non dimentichiamo che Howard Hawks è un moralista; lontano dal provare simpatia per i suoi personaggi, li carica del suo disprezzo; per lui, Tony Camonte è un degenerato, abbruttito, e, volutamente, ha diretto Paul Muni in modo da farlo assomigliare a una scimmia, le braccia penzoloni, il muso ingrugnito. (...) La più bella inquadratura della storia del cinema è certamente quella della morte di Boris Karloff in questo film: per lanciare una boccia al gioco dei birilli fa un piegamento delle gambe, ma non si raddrizza più perché una raffica di mitra pone fine al suo movimento: la cinepresa riprende la sfera che rovescia tutti i birilli meno uno, che gira a lungo su se stesso prima di cadere esattamente come Boris Karloff. (...) Non di letteratura si tratta: forse è danza, forse poesia, sicuramente cinema.
(François Truffaut, I film della mia vita, Marsilio, Venezia 197)

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