Lunedì 27 giugno 201117.15
Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni

Donne + Sentimento = Lungometraggio

EIN AUGENBLICK IM PARADIES (Germania/1911) R.: Georg Schubert. D.: 7'. Did. tedesche
CALVARIO
(Italia/1911) R.: Ubaldo Maria Del Colle. D.: 40'. Did. olandesi
EKSPEDITRICEN
(Danimarca/1911) R.: August Blom. D.: 47'. Did. inglesi

Accompagnamento al piano di Gabriel Thibaudeau
Presenta Thomas Christensen

Calvario, con i suoi 950 m. di lunghezza è il primo lungometraggio prodotto dalla Pasquali, che lo pubblicizza esplicitamente come "dramma passionale moderno". In effetti il film mostra molti caratteri di modernità che giustificano la frase di lancio.. Il dramma di una donna virtuosa (Lydia De Roberti) tradita e brutalizzata dal marito (Ubaldo Maria Del Colle) ha come sfondo il frenetico e infido scenario della città moderna, implicitamente identificato come luogo di perdizione, palcoscenico ideale di incalliti giocatori d'azzardo, di adulteri impenitenti, di amanti senza scrupoli. Un ambiente urbano cinico e dissoluto che i realizzatori di Calvario plasmano sul modello dei film "sensazionali" prodotti in Danimarca e accolti con grande favore nelle sale italiane. Di particolare interesse la prova di Lydia De Roberti, che con la sua recitazione intensa, dagli accenti melodrammatici marcati si impone in scena con grande personalità. La stampa non mancherà di sottolineare le doti mostrate dall'attrice in questo film: in una recensione di Calvario apparsa su "La vita cinematografica" del 20 ottobre 1911 si legge ad esempio: "La De Roberti, nelle vesti della protagonista, ha saputo trovare atteggiamenti, gesti, espressioni del volto che dicono tutto lo strazio di un'anima angosciata fino allo spasimo". La drammatizzazione del gesto, l'espressione del volto, lo strazio, lo spasimo, l'angoscia dell'anima: un vocabolario dedicato all'interpretazione della De Roberti che diventerà usuale qualche anno più tardi nelle recensioni riservato ai diva-film di cui Calvario è forse una primordiale anteprima.(Giovanni Lasi)

Nell'autunno del 1911Victorin Jasset pubblica sul Ciné-Journal una storia della produzione cinematografica e del "ciné" dagli inizi nel 1898. Osserva come nel 1906 sono uscite le prime "scènes sentimentales", tra cui La Loi du Pardon (il film sarà presentato all'interno della rassegna su Capellani), che "avrà un enorme successo... la via è stata indicata". Jasset si dedica poi alla recitazione, che all'epoca non aveva particolare rilievo: "Il prologo della scena si raccontava rapidamente, il più rapidamente possibile, e poi l'azione. Non si poteva perdere tempo su minuzie come la costruzione del personaggio o sfumature d'espressione".
I lungometraggi del 1911 non sono tutti lunghi alla stessa maniera: alcuni sono cresciuti verso l'esterno ed hanno sviluppato una trama più corposa - vale per il genere di Jasset, il poliziesco. Altri sono, per così dire, cresciuti verso l'interno, e la trama non è più sostanziosa che in un corto: nell'accresciuta lunghezza trovano spazio stati d'animo ed emozioni, sguardi, pose e sfumature sulle facce che esprimono lo stato d'animo dei personaggi. Ekspeditricen è un meraviglioso esempio di questa dimensione emozionale; e si capisce che al pubblico cominciasse a piacere questa nuova forma espressiva.
Svariate sono però le opinioni sul lungometraggio: un prezioso testimone è il corto Ein Augenblick im Paradies, in cui gli artisti del varietà si prendono gioco del film lungo. Lene Land fa una parodia della Nielsen e della sua interpretazione nel film In dem grossen Augenblick, che diventa Tonbild: Der Schrei nach dem Kind [Sonoro: l'urlo al bambino]. Persino le didascalie sono una presa in giro e annunciano un film che dura un'ora e mezza.Anche il pubblico non è sempre e solo entusiasta: "Per molti il bello del cinema finisce con il passaggio dalle corte scene drammatiche al lungometraggio. Non è più la stessa cosa. Non c'è più l'onnicomprensivo programma variopinto, che Grosz rimpiangeva nel 1931: "Che programmi che c'erano, duravano ore...normalmente 20 numeri, ingresso 10 o 20 Pfennig...Strano, prima andavo molto più spesso al cinema.„ Lo stesso Hans Richter, seppure inadatto come testimone dell'epoca, alla fine del muto prova nostalgia per il cinema degli inizi: "I primi film in uno o due atti erano meglio" dichiara nel 1929. "I corti non dovrebbero essere il pre-programma, ma il programma. Il cinema d'anteguerra era più vario". (Fritz Güttinger, Der Stummfilm im Zitat der Zeit, 1984, p. 63) 

Accompagnamento Musicale Accompagnamento Musicale
Dettagli sul luogo:
Piazzetta Pier Paolo Pasolini (ingresso via Azzo Gardino 65)

Numero posti: 174
Aria Condizionata
Accesso e servizi per disabili
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