ODNAŽDY NOČ’JU
(Urss/1944) di Boris Barnet (78')
T. it.: Una volta, di notte; Sog.: dalla pièce Vstreča v temnote [Incontro nell'oscurità] di Fëdor Knorre; Scen.: F. Knorre; F.: Sarkis Gevorkjan; Mu.: David Blok; Su.: I. Grigorjan; Scgf.: Sarkis Safarjan, Jurij Erzinkjan, S. Aručjan; Int.: Irina Radčenko (Varja), Boris Andreev (Hristoforov), Ivan Kuznecov (Vjatkin; 2° ruolo: Artankin), B. Leonov (Veselovskij), A. Judin (Belugin; 2° ruolo: maresciallo); Boris Barnet (colonnello Baltz), V. Vjazemskij (Orlov), O. Goreva (Ul'jana), N. Dupak (Sannikov); Prod.: Erevanskaja kinostudija; Pri. Pro.: 01.05.1945; 35mm; b/n; D.: 78'
Knorre si infuriò quando vide modificare direttamente sul set la sua storia, rappresentata con successo al Teatro Mossovet di Mosca nel '44, in ciò che definì «una serie di assurdità». Per Barnet era invece quasi la regola ridurre la sceneggiatura, stravolgendone il carattere. Ma nel riportare sullo schermo le vicissitudini di Varja, oltre alla sparizione della linea lirico amorosa (ricucita in un finale che stride) e di molto altro, il vero "tradimento"di Barnet consisteva nell'aver vanificato il principio del podvig, l'atto eroico estremo e di abnegazione morale a cui il protagonista era richiamato secondo l'impostazione ufficiale. Ancora una volta il regista affida il ruolo centrale al tipo di eroina da lui più amato, colei che porta in sé il carattere di un'innocenza incontaminata, tratto fanciullesco che qui, più che altrove, verrà sminuito dalla critica con la definizione di "infantilismo". Il primo piano di Varja, entrata in scena con voce flebile e disperata, colpisce per il divario incolmabile con il ritratto fiero e impavido delle protagoniste sue contemporanee. Un'espressività più vicina alla Lillian Gish di Broken Blossoms quella di Irina Radčenko, volto sconosciuto alle prese con il suo primo film. Accanto a lei la figura complessa del colonnello Balz, interpretata mirabilmente da Barnet, dove la consueta tipizzazione del nazista perde la sua inequivocabilità, coniugandosi con lo spirito generale del film. Fondamentale l'ambientazione, svelata dalla figura esile di Varja che a piedi nudi sulle macerie costeggia muri fatiscenti. Uno scenario aspro, intricato, dai forti significati simbolici che Barnet individuò nei vecchi padiglioni degli Studi di Erevan distrutti da un incendio.
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