The Artist

(Francia/2011) di Michel Hazanavicius (100')

Scen., Dial.: Michel Hazanavicius; F.: Guillaume Schiffman; Mo.: Anne-Sophie Bion, Michel Hazanavicius; Scgf.: Laurence Bennett; Co.: Mark Bridges; Mu.: Ludovic Bource; Su.: Etienne Colin; Eff. Spec.: Chris Cline, David Waine; Int.: Jean Dujardin (George Valentin), Bérénice Bejo (Peppy Miller), John Goodman (Zimmer), James Cromwell (Clifton), Penelope Ann Miller (Doris), Missi Pyle (Constance), Beth Grant, Joel Murray, Malcolm McDowell; Prod.: Thomas Langmann, Emmanuel Montamat, Adrian Politowski, Gilles Waterkeyn per La Petite Reine; Pri. pro.: 17 maggio 2011
DCP. D.: 100 f. Bn. Didascalie inglesi / English intertitles
Da: Bim

È bella, un'immagine in movimento nel formato 4 : 3, su uno schermo smisurato. È così che si vedeva Chaplin o Abel Gance, al Grauman Chinese Theatre a Los Angeles o al Gaumont Palace di Place Clichy. È ancora più bello, quando l'immagine è in bianco e nero e le labbra degli attori si muovono senza lasciar passare un solo suono.
Domenica 15 maggio, di mattina, abbiamo ritrovato il piacere del cinema silenzioso con The Artist, di Michel Hazanavicius, proiettato per la stampa al Grand Théâtre Lumière di Cannes. E il piacere è durato al di là delle prime sequenze, ogni volta che un'ondata di risate attraversava il pubblico senza che nessuna battuta venisse pronunciata.
Michel Hazanavicius è un virtuoso del pastiche. La riuscita dei suoi due OSS 117 non deriva soltanto dall'assurdità delle battute, dalla derisione sbrigliata di Jean Dujardin. Si trattava anche di regia, di movimenti di gru che imitavano e trascendevano allo stesso tempo il cinema francese commerciale degli anni Sessanta, di una paletta cromatica di quei tempi ma infinitamente più ricca.
The Artist affronta una sfida assai più forte. Si tratta di rievocare un episodio fondatore del cinema moderno (che è accessoriamente il soggetto di uno dei film più celebri di questa storia – Cantando sotto la pioggia di Stanley Donen e Gene Kelly: l'irruzione del cinema sonoro. Sconvolge la vita di George Valentin (Jean Dujardin).
Seduttore dai baffi sottili come quelli di Douglas Fairbanks, dalla chioma impomatata come quella di Rodolfo Valentino, Valentin accumula i successi. Nel 1927 il suo percorso incrocia quello di Peppy Miller (Bérénice Bejo), graziosa comparsa che perde di vista prima di ritrovare il suo musetto […] sulle copertine delle riviste di cinema. La starlette e il bellimbusto si incrociano, lei in ascesa, lui in declino, il 25 ottobre 1929, giorno delle 'prime' dei loro rispettivi film  e del crac che portò alla Grande Depressione. Questa prima parte di The Artist è condotta con una virtuosità trascinante. C'è del pastiche nello stile di Michel Hazanavicius, che sa ritrovare perfettamente le panoramiche e i travelling del muto. Ma quando è necessario, si serve di un vocabolario un po' più moderno. Gli attori procedono allo stesso modo. Dujardin gigioneggia peggio di Max Linder quando recita un attore al lavoro. Ma fra una ripresa e l'altra, si fa più sfumato, più realistico.
[…] Si riconosceranno alcune celebri figure hollywoodiane di passaggio, John Goodman come forzato della messa in scena, James Cromwell come fedele autista, che si muovono in una sorprendente ricostruzione della Los Angeles d'antan. La magia digitale permette di cumulare gli effetti magici di sfondi dipinti e il realismo immateriale dei pixel.
(Thomas Sotinel, Le virtuose Michel Hazanavicius pastiche le cinéma des années 1920, “Le Monde”, 16 maggio 2011)

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