Martedì 1 luglio 201418.00
Cinema Arlecchino

PER UN PUGNO DI DOLLARI

(A Fistful of Dollars, Italia-Spagna-Germania/1964) R.: Sergio Leone. D.: 100'. V. inglese. Digitale

T . int .: A Fistful of Dollars Sog.: Sergio Leone. Scen.: Sergio Leone, Duccio Tessari. F.: Federico Larraya, Massimo Dallamano. M.: Roberto Cinquini. Scgf., Cos.: Carlo Simi. Mus.: Ennio Morricone. Int.: Clint Eastwood (Joe, lo straniero), Gian Maria Volonté (Ramón Rojo), Marianne Koch (Marisol), Margarita Lozano (Consuelo Baxter), Bruno Carotenuto (Antonio Baxter), Antonio Prieto (Benito Rojo), Wolfgang Lukschy (John Baxter), José 'Pepe' Calvo (Silvanito), Mario Brega (Chico). Prod.: Arrigo Colombo, Giorgio Papi per Jolly, Constantin, Ocean. DCP. D.: 100'. Col. Versione inglese con sottotitoli italiani / English version with Italian subtitles
Da: Fondazione Cineteca di Bologna Restaurato da Cineteca di Bologna e Unidis Jolly presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata. Con il supporto di Hollywood Foreign Press Association e The Film Foundation. Si ringraziano i produttori Giorgio Papi e Arrigo Colombo . La proiezione è stata resa possibile dai detentori dei diritti, la famiglia Paladino e Unidis Jolly Film, che ha prodotto e distribuito il film. Uno speciale ringraziamento alla famiglia Leone. / Restoration carried out by Cineteca di Bologna and Unidis Jolly Film at L'Immagine Ritrovata laboratory. Funding provided by the Hollywood Foreign Press Association and The Film Foundation. Special ackowledgments to producers Giorgio Papi and Arrigo Colombo. The screening has been made possible by the right holders: the Paladino family and Unidis Jolly Film, which produced and distributed the film. Thanks to the Leone family

Precedono alcuni extra rarissimi del film
Introducono Sir Christopher Frayling e Gian Luca Farinelli


Il restauro dell'immagine è stato realizzato a partire dal negativo camera originale Techniscope depositato presso l'archivio della Cineteca di Bologna per conto della società Unidis Jolly Film. Il direttore della fotografia Ennio Guarnieri ha supervisionato la colour correction e una copia Technicolor d'epoca è stata utilizzata come riferimento in questa fase. Le musiche sono state rimasterizzate a partire da due set di magnetici originali, 35mm e 16mm.


In un certo senso, Sergio Leone sentiva che Hollywood non sapeva più creare la magia che lo aveva incantato da giovane. I western erano diventati troppo convenzionali e verbosi [...]. Se le storie cominciavano a sembrare sciocche o prevedibili, non si poteva pretendere di tenere avvinti gli spettatori a lungo, e l'incanto era desti nato a scomparire. Leone intuiva che le vecchie favole stavano svanendo e sentiva che "non sarebbe stato possibile rimpiazzarle". Si poteva far rivivere l'incanto concentrandosi su dettagli convincenti, facendo uno sforzo per mantenere la favola il più possibile realistica, sottolineando l'imprevedibilità, accentuando 'lo spettacolo' e creando un eroe in sintonia con i tempi. Era abbastanza esperto da sapere che c'era una differenza enorme tra le mistificazioni di Hollywood e i fatti della vita quotidiana, questione ben più complessa del semplice contrasto tra 'mito' e 'realtà'. Ed era affascinato dal meccanismo che permette al cinema di proporsi come moderna forma di mito. Da Per un pugno di dollari in poi, Leone vuole farci credere alle sue favole e fa di tutto perché ciò avvenga, ma nel contempo non vuole che ci crediamo. Per prendere le distanze usa l'ironia, l'umorismo e la voce di un personaggio che dice "Mi sembra di giocare agli indiani". Insomma, vuole avere tutto. [...] Sergio Leone faceva film western ambientati in un'altra epoca e in un altro paese, in un passato insieme storicamente accurato e simile a un sogno. Invece di raccontarci le sue storie alla maniera hollywoodiana (come aveva imparato a fare), le abbelliva, trasformava la grammatica del film in una sorta di retorica e generalmente aveva nei confronti del western l'atteggia mento di un manierista alle prese con un soggetto biblico. Una delle caratteristiche salienti del western era il paesaggio, e Leone usò i paesaggi in maniera spiazzante, ora riempiendoli di faccioni ora distanziandosi per lasciarli sorprendentemente vuoti. Piuttosto che invocare i valori morali tradizionali del western, trasformò il genere in un muscoloso carnevale mediterraneo popolato da canaglie e da imbroglioni. Quando Leone cita i western hollywoodiani nella Trilogia del dollaro - ora per riaccenderne la magia, ora per esorcizzarli - lo fa sempre in questo contesto culturale nuovo. Per sua stessa ammissione, quando girava Per un pugno di dollari aveva in mente soprattutto Shane di George Stevens, con il suo cavaliere solitario venuto dal nulla e coinvolto in una guerra contro i prepotenti per aiutare la 'sacra famiglia' e poi tornare da dove era venuto; Warlock di Edward Dmytryk, in cui gli abitanti del villaggio attendono una sparatoria "come ragazzini che aspettano la parata del circo"; e il ciclo Ranown di Budd Boetticher, una serie di western a basso costo che contrappongono il granitico stoicismo dell'eroe (Randolph Scott) a una serie di riusciti e pittoreschi farabutti. Nei western di Boetticher il protagonista porta il suo senso dell'onore e la sua dignità in una desolazione sorprendentemente spoglia. In Per un pugno di dollari l'eroe preferisce di gran lunga sfruttare la situazione.

Christopher Frayling, Once Upon a Time in Italy. The Westerns of Sergio Leone, Harry N. Abrams, New York 2005

 

The image was restored from the original Techniscope camera negative deposited at the Cineteca di Bologna's archive by the company Unidis Jolly Film. Cin ematographer Ennio Guarnieri has su pervised the color correction and a 1965 Technicolor print was used as reference. The music was remastered from two original sets of 35mm and 16mm mag netic soundtracks.


Somehow, Hollywood was no longer cre ating for him the magic he remembered from his youth. Westerns had become too formulaic and talky [...]. If the stories started to feel silly or predictable, they could not expect to claim their audiences' attention for very long, and the enchant ment would disappear. Leone sensed that the old fairy tales were slipping away and felt that "their loss would be irreplace able". Focusing on convincing detail, making a concerted effort to keep the fairy tale as realistic as possible, putting an emphasis on the unpredictable, pump ing up "the spectacle," and creating a hero in tune with the times could bring some of the enchantment back. He had enough experience to know that there was a world of difference between the mystifications of Hollywood and the facts of everyday life - a much more complex matter than just the contrast between 'myth' and 'reality'. And he was fascinated by exactly how cinema functioned as a latter-day form of myth. In his films from
A Fistful of Dol lars onward, he wants us to believe in his fables - he goes to considerable lengths to ensure that we do - yet at the same time he doesn't want us to believe them. He distances himself through irony, humor, and the voice of a character saying, "It's like playing cowboys and Indians". He wants to have it both ways. [...] Sergio Leone made Westerns - set in another time and another country, in a scrupulously researched past that also resembled a dream. Instead of telling his stories in classic Hollywood fashion (as his apprenticeship had trained him to do), he embellished them, turned the grammar of film into a kind of rheto ric, and generally behaved toward the Western like a mannerist artist con fronted by a biblical subject. One of the defining features of the Western was the landscape, and Leone used landscapes in unsettling ways, making them either full of big faces or surprisingly empty and re ceding into the far distance. And rather than invoking the traditional morality of the Western, he turned the genre into a robust Mediterranean carnival peopled by tricksters and rogues. When Leone cited Hollywood Westerns in his Dollars films - sometimes to reen chant them, sometimes to exorcise them - it was always in this fresh cultural context. When making A Fistful of Dol lars, the Westerns he particularly had in mind, by his own account, were George Stevens's Shane, with its solitary rider from nowhere entering a valley range war, helping the 'holy family', then re turning whence he came; Edward Dmy tryk's Warlock, with its reference to the townspeople waiting for a gunfight "like little boys waiting for the circus parade"; and Budd Boetticher's Ranown cycle of low-budget Westerns that contrasted the granite-faced stoicism of the hero (Randolph Scott) with a series of color ful, well-drawn villains. In Boetticher's Westerns, the hero brings a sense of worth and purpose to a surprisingly bleak wil derness. In A Fistful of Dollars, the hero much prefers to exploit the situation.

Christopher Frayling, Once Upon a Time in Italy. The Westerns of Sergio Leone, Harry N. Abrams, New York 2005

 

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
L'evento è parte di:
Il Cinema Ritrovato
  Ritrovati&Restaurati
Dettagli sul luogo:
via delle Lame, 57
Numero posti: 450
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285