SAYAT NOVA / NRAN GUYNE
(Il colore del melograno, Armenia/1966) R.: Sergej Paradžanov. D.: 77'. V. armena. Digitale
Introducono Margaret Bodde, Jennifer Ahn (The Film Foundation)
e Olivia Harrison
T. it.: Il colore del melograno. T. int.: The Color of Pomegranates. Scen.: Sergej Paradžanov. F.: Suren Šachbazjan. M.: Marija Ponomarenko. Scgf.: Stepan Andranikjan, Michail Arakeljan. Cos.: Elena Achvledjani, Iosif Karalov, Jasmine Sarabjan. Mus.: Tigran Mansurjan. Int.: Sofiko Čiaureli (il Poeta da giovane/l'amata del Poeta/la monaca in pizzo bianco, l'Angelo della Resurrezione/il mimo), Melkon Alekjan (il Poeta da bambino), Vilen Galustjan (il Poeta monaco), Georgij Gegečkori (il Poeta anziano), Hovannes (Onik) Misasjan (il Re), Spartak Bagašvili (il padre del Poeta), Medea Džaparidze (la madre del Poeta), Grigorij Margarjan (il maestro di Sayat Nova) DCP. D.: 77'. Col. Versione armena con sottotitoli inglesi / Armenian version with English subtitles.
Da: Fondazione Cineteca di Bologna e The Film Foundation World Cinema Project Restaurato da Cineteca di Bologna/L'Immagine Ritrovata e The Film Foundation's World Cinema Project, in associazione con National Cinema Centre of Armenia e Gosfil'mofond of Russia. Con il contributo di Material World Charitable Foundation e The Film Foundation / Restored by Cineteca di Bologna/L'Immagine Ritrovata and The Film Foundation's World Cinema Project, in association with the National Cinema Centre of Armenia and Gosfilmofond of Russia. Restoration funding provided by the Material World Charitable Foundation and The Film Foundation.
A quarantacinque anni dalla sua uscita in Armenia, il film viene oggi presentato in una versione restaurata fedele alla concezione di Paradžanov. Sia la versione armena (con il montaggio di Paradžanov), sia quella russa (con il montaggio di Jutkevič) sono state preservate e restaurate. Il restauro si è basato sul negativo camera originale conservato presso il Gosfil'mofond e sul controtipo negativo 35mm conservato dal Centro cinematografico nazionale armeno. Il negativo camera originale è stato scansionato a risoluzione 4K da Gosfil'mfond e restaurato da L'Immagine Ritrovata di Bologna. Il restauro del suono si è basato sulla colonna magnetica originale, conservata presso il Go-sfil'mofond, e sulla copia armena. Per la correzione digitale del colore si è fatto riferimento a una copia d'epoca del film, stampata su pellicola Orwo e conservata presso l'Harvard Film Archive. Si è provveduto a preservare anche la versione russa del film. Guardare Il colore del melograno, o Sayat Nova, di Sergej Paradžanov è come aprire una porta ed entrare in un'altra dimensione dove il tempo si è fermato e la bellezza si manifesta senza costrizioni. A un primo livello di lettura, il film narra la vita del poeta armeno Sayat Nova. Ma è soprattutto un'esperienza cinematografica dalla quale si esce recando con sé immagini, reiterate movenze espressive, costumi, oggetti, composizioni, colori. Sayat Nova vis-se nel Settecento, ma le immagini e i movimenti del film sembrano venire dal medioevo o da tempi ancora più antichi: i tableaux cinematografici di Paradžanov sembrano intagliati nel legno o nella pietra e i colori paiono essersi materializzati naturalmente dalle immagini nel corso dei secoli. È un film assolutamente unico. Sognavamo da molti anni di vedere Sayat Nova nella forma originariamente voluta da Paradžanov. Questo restauro è il frutto del lavoro lungo e coscienzioso di molte persone. Come sempre, desidero ringraziare i nostri colleghi e collaboratori della Cineteca di Bologna e de L'Immagine Ritrovata, nonché tutti i singoli e le organizzazioni che hanno sostenuto questo impegnativo progetto dedicando una quantità enorme di tempo e di energia per preservare l'opera di Paradžanov.
Martin Scorsese
Sayat Nova, l'opera più ricca di Sergej Paradžanov, è una fantasia poetica su Sayat Nova (ca. 1712-1795), trovatore armeno (ashugh) che componeva i suoi versi in lingua armena, azera e georgiana. A un tempo solenne e sensuale, il film celebra lo spirito creativo transcaucasico attraverso una successione di dipinti, pantomime, oggetti di folklore e quadri allegorici in un'atmosfera autenticamente armena. L'estetica radicale del film, il più celebre della cinematografia armena, ha ispirato registi quali Jean-Luc Godard e Mohsen Makhmalbaf e perfino alcuni video musicali. Paradžanov aveva strutturato la sceneggiatura originale, intitolata Sayat Nova, in una serie di "miniature" che dovevano evocare i principi pittorici e narrativi dell'arte armena e persiana. Gli episodi illustrano l'educazione monastica del poeta; la sua infanzia influenzata dai colori, dai suoni e dagli odori della nativa Tbilisi; la corte del re georgiano Erekle II e l'amore del poeta per la principessa Anna; il ritiro in un monastero; la nostalgia del passato; la morte di Sayat Nova e la sua apoteosi quale voce del popolo. La versione qui presentata è la copia di distribuzione armena che fu proiettata alla prima dell'ottobre 1969 a Erevan. Era il risultato di molti compromessi con la censura sovietica, la quale impose inoltre al regista di cambiare il titolo del film e di eliminare tutti i riferimenti a Sayat Nova e alla sua poesia nei titoli dei capitoli, poiché si riteneva che il film trattasse la vita del poeta troppo capricciosamente. Il celebre autore armeno Hrant Matevosyan scrisse nuovi titoli che anticipavano l'atmosfera di ciascun capitolo, anche se rendevano più difficile la comprensione del film a chi lo vedeva per la prima volta. Tuttavia questa versione è la più vicina all'intensa, eccentrica e a tratti lasciva concezione di Paradžanov. Aleksej Romanov, capo del Goskino (il Comitato statale per la cinematografia dell'Unione Sovietica), permise la proiezione di Sayat Nova in Armenia, ma osteggiò il film e inizialmente ne impedì la distribuzione nel resto dell'Unione Sovietica e all'estero. Il regista Sergej Jutkevič invece ammirava l'opera di Paradžanov e voleva farla circolare: per questo rimontò leggermente il film - compreso il negativo camera originale - per superare l'impasse con la censura. Jutkevič fece precedere i vari capitoli da nuovi titoli che rendevano più chiara la trama e recuperò perfino alcuni versi di Sayat Nova, ma riorganizzò arbitrariamente diverse sequenze e tagliò alcune immagini deliziosamente licenziose. Nonostante sia più impegnativa per lo spettatore, la copia di distribuzione armena ci offre un'idea più chiara e immediata della visione di Paradžanov.
James Steffen
Watching Sergei Parajanov's The Color of Pomegranates, or Sayat Nova, is like opening a door and walking into another dimension, where time has stopped and beauty has been unleashed. On a very basic level, it's a biography of the Armenian poet Sayat Nova, but before all else it's a cinematic experience, and you come away remembering images, repeated expressive movements, costumes, objects, compositions, colors. Sayat Nova lived in the 18th century, but the look and movement of the film seem to have come out of the middle ages or an even earlier time: Parajanov's cinematic tableaux feel like they've been carved in wood or stone, and the colors seem to have naturally materialized from the images over hundreds of years. There's nothing else quite like this picture. For many years, it's been a dream to see Sayat Nova restored to the form originally intended by Parajanov. This restoration represents years of painstaking work by many people. As always, I would like to thank our colleagues and partners at the Cineteca di Bologna and L'Immagine Ritrovata as well as all the individuals and organizations who have supported this challenging project and dedicated an enormous amount of time and energy to preserve Parajanov's oeuvre.
Martin Scorsese
Sayat Nova remains Sergei Parajanov's richest work: a poetic fantasy on the Armenian troubadour (ashugh) Sayat Nova (ca. 1712-1795), who wrote lyrics in three languages - Armenian, Azerbaijani, and Georgian. At once austere and sensual, the film uses painterly tableaux, pantomime, handcrafted artifacts, and authentic locales to celebrate the creative spirit of Transcaucasia. The best-known of all Armenian films, its radical aesthetic has inspired directors such as Jean-Luc Godard and Mohsen Makhmalbaf, as well as several music videos. Parajanov structured his original script, entitled Sayat Nova, as a series of "miniatures" evoking the pictorial and narrative principles of Armenian and Persian miniature painting. The episodes depict the poet's monastic education; his childhood inspiration from the sights, sounds, and smells of his native city of Tbilisi; the court of the Georgian king Erekle II and the poet's love for Princess Anna; his retreat to a monastery; nostalgic dreams of his past life; and his death and apotheosis as the voice of the people. The version presented here is the Armenian release version, which premiered in Yerevan in October 1969. It was the result of numerous compromises with the Soviet censors, including their demand that Parajanov change the film's title and remove all references to Sayat Nova and his poetry from the chapter titles, since they felt that the film treated the poet's life too capriciously. The famed Armenian writer Hrant Matevosyan wrote new, poetic titles that set the tone for each chapter, even if they made the film more difficult for first-time viewers. Still, this version represents the closest thing we have to Parajanov's eccentric, at times bawdy, yet profound vision for the film. Alexei Romanov, the head of Goskino USSR, allowed Sayat Nova to be shown in Armenia, but he openly disliked the film and initially refused distribution in the rest of the Soviet Union and abroad. The film director Sergei Yutkevich admired the film and wanted it to be more widely seen, so he recut it slightly - including the camera negative - to overcome the impasse with Goskino. Yuktevich wrote new chapter titles to clarify the film's plot and he even restored some of Sayat Nova's poetry, but he also arbitrarily rearranged some sequences and excised some of the film's more delightfully outré imagery. For all its challenges, the Armenian release version gives us a more direct line into Parajanov's mind.
James Steffen
Tariffe:
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285