LA GRANDE ILLUSION

(La grande illusione, Francia/1937) R.: Jean Renoir. D.: 114'. V. francese

Restaurato da Studiocanal e Cinémathèque de Toulouse
Serata promossa da Aeroporto Marconi Bologna

 

È il realismo ad aver mantenuto La gran­de illusione eternamente giovane. Reali­smo ulteriormente sottolineato dall'uso di lingue differenti. Ben prima del neo­realismo, Renoir fonda il suo film sull'au­tenticità dei rapporti umani attraverso il linguaggio. Questo è tanto più vero per i ruoli di secondo piano (come i prigionieri inglesi o le guardie tedesche, le cui sil­houette sono disegnate con straordinaria umanità) che non per i personaggi prin­cipali che, senza mai diventare simbolici, risentono comunque delle esigenze dram­matiche della sceneggiatura. Bisogna par­lare d'invenzione e non di una semplice riproduzione documentaria. Realismo anche delle riprese, che non disgiungono mai il centro d'interesse drammatico dal quadro generale in cui è inserito.
André Bazin, Réalisme et génie de Re­noir, "Radio-Cinéma-Télévision", n. 459, 2 novembre 1958

Il negativo originale di La Grande illu­sion occupa un ruolo centrale nella storia delle collezioni della Cinémathèque de Toulouse. Innanzitutto perché si tratta di un'opera essenziale del patrimonio cine­matografico mondiale, profondamente europea nella sua tematica, e dell'unico film, insieme a French Cancan, che val­se a Jean Renoir un successo allo stesso tempo di critica e di pubblico. Ma l'itine­rario seguito da questo negativo, al termi­ne del quale è giunto alla Cinémathèque de Toulouse, illustra sia le incognite della conservazione sia la relazione particolare fra questo archivio e la Russia. Quando il Gosfilmofond scelse di donare alla Cinémathèque de Toulouse il negativo originale nitrato del film, fu un gesto che intervenne nel quadro di una collaborazio­ne inaugurata dai due archivi alla metà degli anni Sessanta, e che in seguito non ha fatto che rafforzarsi. Raymond Borde, fondatore della Cinémathèque de Toulou­se, decise infatti, dalla sua adesione alla Fédération Internationale des Archives du Film (FIAF) nel 1965, di entrare in con­tatto con il suo omologo a Mosca, prima Viktor Privato, poi Vladimir Dmitriev. Vide così la luce una collaborazione ecceziona­le, basata sulla fiducia, la passione per il cinema e la stessa concezione di archivio cinematografico. Scambi di informazioni, di documenti e di esperienze, è dunque in questo qua­dro che il negativo originale del film di Jean Renoir entrò nelle collezioni della Cinémathèque de Toulouse. Ma dove e in quali condizioni il Gosfil­mofond, fondato ufficialmente nel 1948, aveva ritrovato questo prezioso materiale, che Jean Renoir cercò invano per tutta la vita? Nel 1945, quando l'Armata Rossa entrò a Berlino, aveva preso come trofei di guerra un certo numero di opere d'arte e in parti­colare alcune pellicole conservate dal Rei­chsfilmarchiv. Questi 'film-trofei', come li chiamarono i sovietici, furono portati in Unione Sovietica in quantità talmente co­spicua che divennero uno degli elementi determinanti nella costituzione del Go­sfilmofond. Fra questi, in mezzo a titoli statunitensi, tedeschi, francesi - negativi, materiali intermedi, positivi vari - si tro­vava il negativo originale di La grande illu­sione che i tedeschi stessi avevano preso a Parigi nel 1940 e portato a Berlino. Parigi-Berlino-Mosca-Tolosa: l'incredibile viaggio effettuato da questo negativo in una quarantina d'anni ricorda certo che il cinema ha sempre rappresentato una posta politica importante. Ma mostra so­prattutto che la collaborazione internazio­nale è indispensabile al lavoro sotterraneo condotto dagli archivi per salvare i film.
Natacha Laurent, Cinémathèque de Tou­louse


It is its 'realism' that has kept La grande illusion eternally youthful. Realism is most evident in the film's multiple lan­guages. Long before neorealism, Renoir based his film on the genuineness of human relationships through dialogue. While realism defines the film, so does the authenticity of human relationships, or rather their truthfulness. This is dem­onstrated in his characters - such as the English prisoners and the German guards: not simply extras, but not quite protago­nists - who Renoir was able to masterfully sketch, infusing them with extraordinary humanity. His realism is less apparent in the main characters who, while never becoming completely 'symbolic', are nev­ertheless bound by the dramatic needs of the screenplay. It is invention rather than mere documentary reproduction. Realism is also applied to the camera takes, which never separate the central dramatic sub­ject from the environment in which it is situated.
André Bazin,
Réalisme et génie de Renoir, "Radio-Cinéma-Télévision", n. 459, No­vember 2, 1958

The original camera negative of La Grande illusion plays a central role in the history of the collections of the Cinémathèque de Toulouse. First, because it is a semi­nal work among the world heritage of mo­tion pictures with a profoundly European theme. Second, because, together with French Cancan, it was the only film to provide Jean Renoir with both critical ac­claim and commercial success. But the journey of this original camera negative, which made it to the Cinémathèque de Toulouse, illustrates both the uncertain­ties involved in film preservation and the special relationship between this archive and Russia. Gosfilmofond's decision to donate the original nitrate base of the film to the Ciné­mathèque de Toulouse evolved as part of a collaboration between the two archives which began in the Sixties, and has solidi­fied over time. Raymond Borde, founder of the Cinémathèque de Toulouse, upon joining the Fédération Internationale des Archives du Film (FIAF) in 1965 decided to get in touch with his counterpart in Moscow (first Viktor Privato, then Vladimir Dmitriev). This was the beginning of an exceptional partnership based on mutual trust, passion for film, and a shared con­ception of film archiving. It is within this context of the exchange of information, documents, and experi­ences that the original camera negative of the Jean Renoir movie became a part of the collection of the Cinémathèque de Toulouse. But where, and under what circumstanc­es, did Gosfilmofond, officially founded in 1948, find this prized item that Jean Renoir had searched for in vain his whole life? When the Red Army entered Berlin in 1945, they took as war trophies a num­ber of works of art, and especially films, stored at the Reichsfilmarchiv. These 'film-trophies', as the Soviets called them, were taken to the Soviet Union on such a large scale that they were one of the main reasons the Gosfilmofond was established. Among these prizes, together with American, German, and French titles - negatives, intermediate works, various positives - was also the original camera negative of La Grande illusion, which the Germans had taken from Paris in 1940 and brought to Berlin. Paris-Berlin-Moscow-Toulouse: the in­credible journey taken by this original camera negative over forty years is a re­minder of the political weight that film has always had. But it also demonstrates that international collaboration is essen­tial to the behind-the-scenes work per­formed by archives to save films.
Natacha Laurent, Cinémathèque de Tou­louse

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli

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Ingresso libero

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