Presentazione
Cara amica, caro amico, la Mostra Internazionale del Cinema Libero e la Cineteca di Bologna vi aspettano a Bologna per la 26ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato, da sabato 23 giugno a sabato 30 giugno 2012. Otto giornate dense di visioni e di incontri, quattro schermi accesi da mattina a sera (le due sale Lumière, l’Arlecchino e il Jolly), e la meraviglia notturna delle proiezioni in Piazza Maggiore.
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| La cinefilia ritrovataQuest’anno cinefilia non sarà solo la parola magica che da sempre ci apre le porte a visioni inedite per bellezza e rarità. Una sezione vera e propria, con una fascia quotidiana di incontri e proiezioni, rifletterà sull’amore per il cinema come fenomeno storico, come attitudine intellettuale e sentimentale, come movimento spontaneo che oggi sembra rinascere in forme nuove e presso nuove generazioni grazie alla rete (blog, siti, riviste online). Come ogni anno, Il Cinema Ritrovato chiamerà a raccolta i più autorevoli critici e studiosi di cinema internazionali per discutere, ascoltare e confrontarsi sulla cinefilia del passato e del presente, interrogandosi su cosa stia diventando il nostro antico amour du cinéma nell’era della copia digitale.
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| Ritrovati & Restaurati
Come ogni anno, torna l’appuntamento con i capolavori della storia del cinema, i migliori restauri internazionali e film ritrovati ai quattro angoli del pianeta. Tra gli eventi più attesi, la ‘extended version’ di C’era una volta in America di Sergio Leone, restaurata dalla Cineteca di Bologna e presentata in anteprima al Festival di Cannes. La nuova versione è arricchita di venticinque minuti inediti, tagliati in fase di montaggio all’epoca della produzione, nel 1984. Torna così sullo schermo il maestoso affresco di Leone, epica celebrazione dell’America e del suo cinema e ultima fatica della sua carriera. E ancora: La grande illusione di Jean Renoir, il capolavoro pacifista interpretato da Jean Gabin; uno dei film più belli e oggi più rari della Nouvelle Vague francese, Lola di Jacques Demy, con la più struggente, seducente Anouk Aimée; Les Misérables, seriale versione anni Trenta di uno dei romanzi con cui ogni età del cinema si è confrontata; nell’ambito del Progetto Rossellini verrà presentato il restauro di Viaggio in Italia, uno dei capolavori della coppia Rossellini/Bergman e uno dei film-apripista del cinema moderno. Anche quest’anno il festival accoglierà la World Cinema Foundation, creata nel 2007 da Martin Scorsese e altri cineasti contemporanei per restaurare i tesori del cinema mondiale. Quest’anno sarà la volta di due splendide, necessarie riscoperte: l’indiano Kalpana (1948) di Uday Shankar e l’indonesiano After the Curfew (1954) di Usmar Ismail. Per festeggiare i dieci anni del progetto di restauro Avant-Garde Masters della Film Foundation, saranno presentati due programmi di film sperimentali: da Andy Warhol al mitico Film con Buster Keaton, prima e unica incursione cinematografica di Samuel Beckett. | |
La grande avventura di Raoul Walsh
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John BoormanTra gli ospiti di quest’anno, grande attesa per l’arrivo di John Boorman, regista visionario celebre per titoli come Un tranquillo week-end di paura, Duello nel Pacifico, Excalibur, Anni ‘40. Il regista, nato a Londra nel 1933 e cresciuto alla scuola della New Hollywood, presenterà in Piazza Maggiore il suo lungometraggio del 1967 Point Blank e incontrerà il pubblico del Cinema Ritrovato dopo la proiezione del documentario Me and Me Dad (2012), a lui dedicato dalla figlia Katrine. | ||
Alla ricerca del colore dei film
Il Cinema Ritrovato prosegue il percorso di ricerca sui colori originali dei film, che conosce oggi una seconda vita grazie alle tecnologie digitali. Rivivranno quest’anno le sfarzose scenografie del kolossal biblico Sansone e Dalila di Cecil B. DeMille, la spettacolare epopea di Lawrence d’Arabia di David Lean, i salti tra presente in bianco e nero e gli azzurri assolati di un’estate in Riviera di Bonjour tristesse di Otto Preminger, e tutte le meraviglie cromatiche di Duello a Berlino, riflessione sulla guerra della coppia Powell & Pressburger (presentato da Thelma Schoonmaker, vedova di Michael Powell nonché mitica montatrice di Scorsese). Anche quest’anno continueremo a ‘ritrovare’ le colorazioni del cinema muto, con la loro qualità perduta e meravigliosa: ogni giorno corti o lungometraggi ci faranno (ri)scoprire le tecniche antiche su grande schermo. | ||
Muti musicaliAccanto ai film muti come sempre accompagnati dal vivo, quest’anno una speciale sezione, tra eventi musicali e inediti percorsi di ricerca, esplorerà le multiformi interazioni tra immagini e suoni, dagli esperimenti sonori del primo Novecento alle nuove partiture musicali per i classici di sempre. Due i cineconcerti di Piazza Maggiore. Sabato 23 giugno Prix de Beauté di Augusto Genina, ultimo film europeo interpretato da Louise Brooks, risplenderà in Piazza Maggiore accompagnato dalla nuova partitura di Timothy Brock eseguita dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. Secondo appuntamento all’insegna della comicità, con le avventure e le disavventure del vagabondo Charlot: tre cortometraggi di Chaplin (The Immigrant, The Rink e Easy Street) saranno accompagnati dal vivo, ancora dall’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, con le nuove partiture di Timothy Brock, Neil Brand e Antonio Coppola. | ||
Il cielo è vostro. Il cinema di Jean Grémillon
Jean Grémillon (1901-1959) è forse il meno conosciuto dei grandi registi francesi, un artista che ha saputo indagare come pochi altri il senso delle relazioni umane e la loro connessione con la natura e i suoi elementi (l’acqua, le rocce, le onde, l’argilla). Era già un maestro al tempo del cinema muto (periodo di cui proporremo opere come Maldone, interpretato dal grande attore teatrale Charles Dullin, o Gardiens de phare, dramma della lotta dell’uomo contro la potenza dell’oceano), prima di firmare capolavori come Gueule d’amour, Remorques, Lumière d’été, Le Ciel est à vous (tutti presenti in programma). Tra i volti più espressivi del suo cinema, l’icona per eccellenza del cinema francese tra le due guerre, l’immenso Jean Gabin. | ||
| Lois Weber, una maga!Lois Weber (1879-1939) è stata una delle più importanti registe e sceneggiatrici del cinema muto americano. Il festival presenta la prima rassegna d’ampio respiro dedicata al suo lavoro: tra gli oltre quaranta lungometraggi e il centinaio di shorts che Weber ha scritto, diretto e spesso interpretato verranno selezionati i film più recentemente riscoperti e restaurati. Lois Weber fece il suo ingresso nell’industria del cinema in un’epoca, gli anni Dieci, in cui alla presenza delle donne veniva attribuito un valore specifico e un ruolo cruciale: anche per questo, lungo una carriera trentennale, qualsiasi tema affrontassero (la povertà, la dipendenza dalla droga o la pena capitale, ma anche contraccezione, sessualità e matrimonio), i suoi film hanno sempre avuto al centro intensi e complessi personaggi femminili. | |
| Alma Reville, meglio nota come Mrs Hitchcock
Alma Reville, la moglie di Alfred Hitchcock, non solo esercitò notevole influenza sull’opera del marito, ma coltivò una sua propria carriera cinematografica, prima e dopo il loro matrimonio nel 1926. Alma cominciò come assistente al montaggio e segretaria di edizione, e aveva una maggior esperienza professionale rispetto al futuro marito quando i due si incontrarono, nei primi anni Venti. Fu assistente alla regia nel primo film firmato da Hitchcock, The Pleasure Garden, e proprio sulla nave che dalla Germania li riportava in Inghilterra, alla fine delle riprese, Hitchcock le chiese di sposarlo. Da lì in poi Alma lavorò a quasi tutti i film del marito, talora accreditata talora in modo più informale. Il talento di Mrs Hitchcock risulta evidente tanto dai film a cui lavorò insieme al marito, come Murder!, quanto da quelli che scrisse per altri registi, come The Constant Nymph, The First Born e After the Verdict. | |
| Ivan Pyr’ev, l’enigma della MosfilmDopo le belle sorprese che ci ha riservato lo scorso anno la retrospettiva su Boris Barnet, scopriamo un altro maestro sovietico del musical, della commedia e del dramma. Non c’è dubbio che molti dei film di Pyr’ev, come La carta del Partito o I cosacchi del Kuban, siano storicamente ambigui, nel loro affiancamento del regime – ma sarà difficile non restare ammirati di fronte a un cineasta capace di rappresentare quel gigantesco inganno con tanta musicalità e umorismo. Conosciuto soprattutto per i musical che hanno come interprete la moglie Marina Ladynina, Pyr’ev ha diretto Alle sei di sera dopo la guerra, uno dei migliori film sulla Seconda guerra mondiale; conoscitore sensibile del patrimonio di tradizione e folclore russo, in altri film, come La canzone della terra siberiana, è riuscito a essere un poeta.
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| Cent’anni fa. Il cinema del 1912
Dal 2003 il festival ricerca in tutto il mondo e mostra, ogni anno, i film realizzati esattamente cent’anni prima. Un progetto sperimentale che si propone di costruire una nuova storia delle origini del cinema, il periodo più dinamico e sconosciuto. Dell’anno 1912 proporremo alcuni dei più preziosi tesori ‘ritrovati’, dalla straordinaria produzione italiana dell’anno all’effervescente leggerezza delle commedie americane Vitagraph. Mariann Lewinsky ci accompagnerà in un percorso che intende mostrare i film meno conosciuti, seguendo percorsi tematici (il doppio, lo specchio), storico-politici (il colonialismo) o tecnici (il Pathé Kok, primissimo sistema di cinema domestico), ricostruendo storie produttive (la Vitagraph) o d’autore (Max Mack). | |
| Dopo la caduta. Il cinema e la crisi del ’29Quando la prima catastrofe dell’economia americana sconvolse il mondo nel 1929, il cinema reagì a quel terremoto in vari modi – e i più immediati non furono necessariamente i più interessanti. Gli anni che seguirono il crollo di Wall Street significarono Grande Depressione, disoccupazione, il baratro tra poveri e ricchi sempre più oscenamente spalancato – un mondo che ballava ai bordi d’un vulcano e la crisi che dilagava, mentre la Seconda guerra mondiale si faceva più vicina. In questi anni appaiono film come Seifenblasen di Slatan Dudow, New Earth di Joris Ivens, storico documentario anni Trenta sulle nuove terre strappate al mare e sulle controverse conseguenze economiche della conquista, Man’s Castle di Frank Borzage, capolavoro di romanticismo disperato all’ombra della crisi, Hard to Handle di Mervin LeRoy, Sonnenstrahl di Paul Fejos, Darò un milione di Mario Camerini, Komödie om Geld di Max Ophuls e lo svedese Petterson och Bendel di Per-Axel Brenner, probabilmente il primo film antisemita europeo. A fare da apripista, il capolavoro di Julien Duvivier David Golder, del 1933, tratto dal romanzo di Irène Némirowsky e interpretato dal grande Harry Baur. | |
| Il Giappone parla! Primi sonori del Sol LevanteNegli Stati Uniti e nell’Europa occidentale, il passaggio dal muto al sonoro fu rapido e di fatto completo intorno al 1930. In Giappone il processo fu più lento e graduale: i primi esperimenti datano agli anni Venti ma i film parlati si imposero veramente solo nel 1936, mentre un certo numero di film muti continuò a essere prodotto fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. La retrospettiva esplora questo momento di passaggio, con particolare attenzione all’uso creativo che i cineasti giapponesi seppero fare della nascente tecnologia del suono. Dai maestri riconosciuti come Kenji Mizoguchi ad artisti dimenticati come Yasujiro Shimazu e Sotoji Kimura, i registi risposero con slancio inventivo alle sfide del sonoro, dando vita a un suggestivo panorama di film semiparlati, documentari, musical e melodrammi capaci di sfruttare in molti modi diversi le opportunità offerte dalla nuova tecnologia. | |
| Cinema documentario invisibileIn anni, come i nostri, in cui il documentario vive una stagione di straordinaria vitalità (nonostante l’indifferenza della televisione), proponiamo una nuova sezione che farà scoprire alcuni maestri dimenticati. Partiamo con il francese di origine italiana Mario Ruspoli, che nel 1962 coniò l’espressione ‘cinema diretto’ e la cui camera a spalla è sempre stata alla ricerca di uno sguardo autentico sulla realtà. I documentari di Ruspoli furono prodotti da Anatole Dauman, un nome storico per il cinema francese ‘moderno’(Hiroshima non amour, L’anno scorso a Marienbad): sua figlia Florence ha riportato oggi alla luce un’opera unica, attenta ai contesti meno scontati e visibili: la caccia alle balene nelle Azzorre, la povertà dei contadini, gli ospedali psichiatrici. Anche il documentario italiano del passato costituisce uno dei grandi buchi neri della storiografia del cinema. La Cineteca di Bologna conserva una delle collezioni più ricche: dal nostro archivio proviene gran parte dei materiali che saranno presentati al festival, documentari poco noti o sconosciuti di registi come Florestano Vancini, Giuseppe Ferrara, Gian Vittorio Baldi, Cecilia Mangini, Raffaele Andreassi, Elio Piccon, Luigi Di Gianni. La collaborazione con Rogosin Heritage prosegue con il restauro di Black Roots (1970). | |
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