SAILOR’S LUCK

(Marinai a terra, USA/1933) R.: Raoul Walsh. D.: 79'. V. inglese

Dopo Me and My Gal, un film girato a ruo­ta libera, Walsh diresse questa commedia più compatta ma non meno chiassosa, un esercizio di caos controllato in cui il tono d'improvvisazione maschera un attento sviluppo del nucleo romantico e un uso sottilmente calibrato della profondità di campo. Il film riprende alcuni caratteristi del film precedente - come Frank Moran, che con la sua faccia da pugile interpre­ta ancora una volta un marinaio dalle sorprendenti inclinazioni intellettuali - e li affianca ai protagonisti, James Dunn e Sally Eilers, che dopo Bad Girl (1931) di Frank Borzage (premio Oscar per la regia) erano diventati la coppia più celebre della Fox (una versione più prosaica, in sintonia con il clima della Depressione, dell'altra coppia mondana formata da Janet Gaynor e Charles Farrell). Lui è un marinaio in libera uscita in un porto della California meridionale, lei è una bella ragazza disoc­cupata che grazie al proprio fisico trova subito lavoro come bagnina in una pisci­na, pur non sapendo nuotare. L'attrazione fisica tra i due è immediata e reciproca (c'è mai stato un regista meno timido con le faccende di sesso?), ma prima di diventare una coppia devono superare una serie di comici guai e di malintesi, escogitati soprattutto dal viscido padrone di casa della ragazza (Victor Jory), che la vuole per sé. In 50 ans de cinéma Ame­ricain Tavernier e Coursodon manifestano un certo grado di moralismo lamentandosi di "gag discutibili che prendono di mira le minoranze e riescono a offenderle tutte, dagli italiani agli ebrei passando per gli omosessuali". Il lato umoristico del film è pieno degli espliciti stereotipi etnici che caratterizzavano il vaudeville americano (ed erano ben noti a Walsh), e che sto­ricamente permisero di sfogare e disin­nescare le tensioni etniche nell'America degli immigrati. (L'unico cattivo del film, il barone Potrillo interpretato da Jory, si cela provocatoriamente dietro un'origine etnica inventata e un falso titolo aristocratico). Il film culmina in una sala da ballo con una rissa non meno epica delle sequenze di battaglia in What Price Glory (1926), orchestrando con pari maestria le ondate di forza che entrano in collisione.
(Dave Kehr)


Walsh followed the freewheeling
Me and My Gal with this more tightly structured but no less rambunctious comedy, a study in controlled chaos in which an improvi­satory tone masks a careful development of the central romantic relationship and a shrewdly calibrated use of deep-fo­cus space. The film carries over several character actors from the previous film - including broken-nosed Frank Moran re­peating his role as a man of the sea with surprising intellectual inclinations - and places them in support of James Dunn and Sally Eilers, whose teaming in Frank Borzage's Oscar-winning Bad Girl (1931) had established them as Fox's leading star couple (a down-to-earth, Depression-era sequel to the other worldly couple formed by Janet Gaynor and Charles Farrell). He's a sailor on shore leave in a Southern Cali­fornia port; she's an unemployed beauty whose figure immediately gets her a job as a swimming pool lifeguard, even though she can't swim. Their physical attraction is immediate and mutual (was any filmmaker ever less coy about sex?), but before they can become a couple they must overcome a number of comic misunderstandings and scrapes, most of them engineered by Ei­lers's oily, predatory landlord (Victor Jory), who wants her for himself. Tavernier and Coursodon are being rather prudish in 50 ans de cinéma Americain when they com­plain of "painful gags that take minorities as their target and manage to offend them all, from Italians to Jews passing through homosexuals". Rather, the humour is rich in the kind of broad ethnic stereotyping that was a staple of American vaudeville (and Walsh's youth), and which historically offered an effective way to vent and defuse ethnic tensions in immigrant America. (Suggestively, the only real villain in the film, Jory's 'Baron Potrillo', hides behind a made-up ethnicity and a phony aristo­cratic title.) The film climaxes with a fight scene in a dance hall scarcely less epic than the battle sequences in What Price Glory, and just as superbly rendered in terms of colliding waves of force.
(Dave Kehr)

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Dettagli sul luogo:
via delle Lame, 57
Numero posti: 450
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285