Proiezioni:
Martedì 26 giugno 2012
Cinema Arlecchino
09.00
Venerdì 29 giugno 2012
Cinema Arlecchino
14.30

ME AND MY GAL

(Io e la mia ragazza, USA/1932) R.: Raoul Walsh. D. 79'. V. inglese

Me and My Gal, io e la mia ragazza, è un titolo perfetto per questo film fresco e asimmetrico, vivido e sbilanciato, una del­le rarità proposte dalla nostra retrospetti­va, quasi ignoto al pubblico non america­no, e che conta estimatori molto autorevo­li. Io e la mia ragazza, e davvero non c'è quasi nient'altro: certo, c'è un'affannata trama parallela di gangster che ritornano dal passato d'una segretaria brunetta e la coinvolgono nel piano d'una rapina in ban­ca, ma tutta la storia sembra puro rincalzo a ciò che conta davvero, la schermaglia pepata, linguacciuta e molto sexy che si gioca tra il poliziotto Spencer Tracy e la cassiera Joan Bennett. Walsh asseconda Tracy dalla prima sequenza all'ultima, e gli concede un lungo, splendido, giro­vagante incipit in cui definire una perso­nalità fatta di modi spicci, buon cuore e humour tagliente: quando da poliziotto di ronda nei docks viene promosso detective, è per aver salvato dall'annegamento un moscone da bar che aveva un attimo pri­ma allegramente sbeffeggiato ("torna da tua moglie", "ma io non sono sposato!", "che donna fortunata"). Bennett dal canto suo è tutta un'allusione, una ribattuta fol­gorante, un provocatorio masticare gom­ma, un'assestatina maliziosa alle onde del caschetto biondo, e per certi tratti Me and My Gal sfoggia un dialogo (così come una padronanza del sonoro) e una messinsce­na del desiderio in vibrante sintonia con le migliori commedie romantiche dei primi anni Trenta - e con in più un certo ardore sperimentale. Mi limito qui a ricordare la scena in cui, i corpi incollati su un divano come un codice Hays in piena funzione mai avrebbe permesso, Tracy e Bennett si dicono cose su se stessi e le proprie aspi­razioni mentre, in alternanza, le loro voci off rendono noto quel che davvero stanno pensando, più o meno come farà mezzo secolo dopo il Woody Allen di Io e Annie; e lascio la parola al più illustre commentato­re del film, il grande critico e artista ame­ricano Manny Farber: "Nel 1931 Walsh ha diretto Me and My Gal, il suo film migliore, film eccentrico e spavaldo costruito intor­no al dubbio argomento che 'la vita è bel­la, se non la provochi troppo'. Un sospe­so momento di grazia per Walsh e Tracy, entrambi colti allo sbocciare di un'ancora fresca maturità. [...] È solo a tratti un gan­gster film, né può dirsi propriamente una commedia: piuttosto il ritratto di un quar­tiere, il sentimento dei vincoli umani che tengono insieme una comunità innocente, una lirica rappresentazione del Lower East Side e del suo allegro incolto mondo di portuali, commesse e negozianti. Walsh, in questa sua danza lunatica e festosa, è l'autentico poeta dell'immigrazione ame­ricana".
(Paola Cristalli)

 

Me and My Gal is the perfect title for this fresh, asymmetric film, so vivid and un­balanced, one of the rarities that our ret­rospective is proposing, almost unknown to audiences outside of the States and deeply admired by the most influential film critics. Me and My Gal, and that is about all. Of course, there is a harried parallel plot of gangsters returning from the past of a brunette secretary who then gets involved in a bank heist, but even that story gets overshadowed by what really counts: the heated skirmishes and saucy banter between the cop played by Spencer Tracy and the clerk, Joan Bennett. Walsh indulges Tracy from the first scene to the last - conceding a long, splendid, mean­dering opening, which defines a brusque, good-hearted, sharp-witted character. 191 When he gets promoted from dockside cop to detective, it is because he saved a barfly from drowning just after a round of verbal jousting ("Go back to your wife!" "But I'm not married!" "What a lucky lady..."). Bennett, for her part, is all an allusion, a snappy wisecracking, a pro­vocative gum-chewing, she's a mischie­vous sharp-shooter with a wavy blond bob. There are moments in this movie where the mastery of the dialogue and the witty theatre of desire are in perfect harmony with the best romantic comedies of the early 1930s - with an added experimen­tal fervor. I will limit myself to mentioning the scene in which, as their two bodies are glued together on the sofa in a way that a fully working Hays code would have never allowed on screen, Tracy and Bennett talk about themselves and their dreams while their off-camera voices recount what the two of them are really thinking - almost exactly as Woody Allen would do a half-century later in Annie Hall. And I will leave the word to the great American film critic and artist, Manny Farber: "In 1931 he di­rected his best film, Me and My Gal, an unpredictable jauntiness built around a dubious theme: 'Life is sunny, if you don't stir it up'. A suspended moment of grace for Walsh and Tracy, when newness and budding maturity were clicking for them [...] It is only fleetingly a gangster film, not quite outrightly comic: it is really a portrait of a neighbourhood, the feeling of human bonds in a guileless community, a lyrical approximation of Lower East Side and its uneducated, spirited stevedore-clerk-shopkeeper cast. Walsh, in this lunatically original, festive dance, is nothing less than a poet of the American immigrant".
(Paola Cristalli)

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Dettagli sul luogo:
via delle Lame, 57
Numero posti: 450
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285