Proiezioni:
Venerdì 29 giugno 2012
Cinema Jolly
16.00
Sabato 30 giugno 2012
Cinema Jolly
10.30

LE CIEL EST VOUS / LE 6 JUIN À L'AUBE

LE CIEL EST  VOUS
(Francia/1943) R.: Jean Grémillon. D.: 105'. V. francese

Quando avrete dei dubbi sull'utilità della critica cinematografica, pensate a Le Ciel est à vous. Questo film senza pubblicità e senza divi sarebbe certamente passato inosservato dal pubblico senza l'attenzione di qualche giornalista: non avendo di suo nessuna delle attrattive consuete, avrebbe forse conosciuto la sorte di un piccolo mélo. Grazie a un'équipe di cronisti, invece, Le Ciel est à vous solleva già altrettante polemiche di Les Visiteurs du soir (L'amore e il diavolo). Ma ora che il successo del film di Grémillon è assicurato, si può, senza rimorsi, insinuare qualche sfumatura contraddittoria tra le lodi. Nonostante le sue sorprendenti qualità, non è vero che quest'opera sia perfetta. La sceneggiatura, malgrado lo stile su cui ritorneremo, non sfugge sempre a una lieve puerilità. Il soggetto stesso poteva essere trattato con più vigore. Un minimo di asprezza, come contrappunto psicologico, avrebbe donato al dramma una tensione di cui talvolta manca. Per finirla con le riserve, diciamo anche che non è stato giusto lodare indiscriminatamente tutti gli attori. [...] Ma l'originalità di questo film risiede essenzialmente nel rapporto sorprendente della sostanza e della forma. Era difficile riunire più situazioni eccezionali, ricorrere più spesso agli stereotipi emozionanti della 'Veillées des Chaumières', per non dire della 'Bibliothèque Rose'. Eppure, questa sceneggiatura che avrebbe potuto essere desunta da un feuilleton di "l'Écho de la Mode" lo fu in realtà da un vero fatto di cronaca, e il miracolo dell'arte di Grémillon è di restituire a delle situazioni abusate dalla letteratura edificante o melodrammatica, una verginità di documentario, una precisione, una credibilità, un realismo straziante. Non sono le lacrime versate a provare il valore di un dramma. Ciò che conta, è il loro sale spirituale. [...] Per ritrovare nella moneta falsa dello stereotipo l'elemento originale della realtà, era necessaria una scienza singolare. L'arte di Grémillon si presterebbe a lunghi commenti. Questo regista, che ci aveva dimostrato, in Lumière d'été, il suo virtuosismo cinematografico, raggiunge qui, a forza di maestria, la dissimulazione straordinaria della tecnica. Si esprime in una prosa visiva di un'onestà e di una trasparenza così perfette che finiamo per perderne coscienza. A questo livello di abilità, l'arte scompare completamente nel suo oggetto; non siamo più al cinema ma nella vita.
(André Bazin, Le Ciel est à vous, "L'Écho des Étudiants", 26 febbraio 1944)

Anyone doubting the usefulness of film critics should consider
Le Ciel est à vous. This film without famous actors and no marketing would surely have been ignored by the public if it wasn't for the opinions of some journalists: without any of the usual attractions, it might have suffered the fate of a minor mélo. Thanks to a team of reporters, however, Le Ciel est à vous stirs up as much controversy as Les Visiteurs du soir (The Devil's Envoys). Now that the success of Grémillon's film has been established, one can add criticism amid the praise without remorse. Notwithstanding its impressive qualities, this work is imperfect. The screenplay, despite its style, which will be analyzed later, retains a slight childishness. The subject itself could have been explored more energetically. A hint of roughness as a psychological counterpoint would have provided the drama a tension that it often lacks. Without holding back, it is fair to say that not all actors should have been praised indiscriminately. [...] But the originality of the film resides essentially in the surprising relationship between form and background. It would have been difficult to bring together more exceptional circumstances, draw more often on the emotional stereotypes of the 'Veillées des Chaumières', not to mention the 'Bibliothèque Rose'. Yet, this screenplay, which could have been based on a feuilleton of "l'Écho de la Mode" was actually based on a real event, and the miracle of Grémillon's art is restoring situations overtaken by moralistic or melodramatic literature to the clean slate of a documentary with its precision, credibility, and excruciating realism. It is not the quantity of tears shed that proves the value of a drama. What counts is the spiritual value associated with them. [...] It takes a unique art form to find the original kernel of truth within each stereotype. Grémillon's art could be commented on at length. He is a director who first applied his filmmaking virtuosity in Lumière d'été, and is able through his mastery in Le Ciel est à vous to achieve the extraordinary concealment of technique. He expresses himself in a visual prose of such perfect honesty and transparency that it escapes our notice. At this level of skill, art disappears completely in its object; we are no longer in a film, but rather in life.
(André Bazin, Le Ciel est à vous, "L'Écho des Étudiants", February 26, 1944)

LE 6 JUIN À L'AUBE
(Francia/1944-45) R.: Jean Grémillon. D.: 42'. V. francese

Le 6 juin à l'aube è un 'referto', lo stesso che tracciava Goya nei Disastri della guerra, realizzato nella Normandia in rovine dopo i combattimenti dell'estate 1944 con un rigore che il documentario in genere non consente. La forma del racconto, l'alternanza di parti didattiche, dimostrative, esplicative e di sequenze puramente commoventi, la sintesi dei temi esposti, la briosità e l'efficacia dell'intervento della musica fanno di 6 juin à l'aube un esempio di lucidità e di arte nella strutturazione del racconto. Resta infine il documento chiave: il rapporto puro e semplice del carpentiere Le Guérin che, per una volta nella sua vita, per indicare agli aviatori alleati l'ubicazione delle batterie tedesche, fu osservatore e guida di un bombardiere. Un uomo viene bruscamente gettato in un mondo di cui non può comprendere nulla e, con le sue parole del quotidiano, racconta la propria storia. Questo semplice episodio di vita, filmato sistematicamente nello stile più scarno, deriva proprio da questo la sua forza tragica. Si pensi che la stessa situazione drammatica la troviamo in L'Espoir. Quale che sia la perfezione e la seduzione della forma di 6 juin à l'aube, che nessun distributore ha voluto e che soltanto alcune centinaia di spettatori hanno potuto vedere, è chiaro che un grande regista cinematografico non può limitarsi ad una simile intransigenza. Gli intenti di Grémillon, del resto, erano circoscritti: mostrare l'atrocità della condizione della Normandia. Il sistema di distribuzione cinematografica è tale che questo film, questo soggetto, erano 'a priori' colpiti da interdizione, qualsiasi lusinghiero successo avesse accompagnato, come in un'avventura troppo fortunata, le proiezioni del film in Inghilterra e negli Stati Uniti. In breve, per Grémillon, trascorso il momento delle riprese (settembre-ottobre 1944, luglio-agosto 1945), 6 juin à l'aube era soltanto il piccolo zucchero della penitenza.
(Pierre Kast, Jean Grémillon, "Revue du Cinéma", n. 16, autunno 1948)

Le 6 juin à l'aube is a 'medical report' - just as Goya drafted his in the Disasters of War - shot in the ruins of Normandy after the battles of the summer of 1944 with a rigor seldom found in documentaries. The format of the story, alternating between didactic, demonstrative, and explanatory parts and purely emotional ones, the concise treatment of themes, and the liveliness and effectiveness of the music make 6 juin à l'aube an example of clarity and the art of creating narrative structure. In the end we are left with a key moment: the testimony of a simple carpenter Le Guérin, an observer of events and guide to a bomber, who points out the location of German artillery to the allied air force. A man is violently thrown into a world where he cannot understand anything, and, in his own basic words, he recounts his story. The narration of this simple life event draws its tragic force from the systematically sober style in which it is filmed. The same dramatic situation can be found in L'Espoir. Whatever the perfection and seduction of the form of 6 juin à l'aube, which no distributor wanted to see and only a few hundred spectators could, it is clear that the essential activity of a great film director cannot limit itself to just this. The aims of Grémillon, after all, were specific: to show the atrocious conditions of Normandy. The film distribution system was such that this movie and this subject were banned to begin with, regardless of any gratifying success - like an overly lucky adventure - the film received in England and the United States. In short, for Grémillon, after the shooting (September-October 1944, July-August 1945), 6 juin à l'aube was only bittersweet penance.
(Pierre Kast, Jean Grémillon, "Revue du Cinéma", n. 16, Autumn 1948)

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