Sabato 30 giugno 201211.00
Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni

TOKYO NO ONNA / BIJOBU SAKYO [Katsuben Talkie]

TOKYO NO ONNA
(Una donna di Tokyo, Giappone/1933) R.: Yasujiro Ozu. D.: 46'. Did. giapponesi
Accompagnamento al piano di Mie Yanashita

Benché interamente muto, questo melo­dramma di Ozu è un esempio affascinante delle intersezioni tra cinema muto e sonoro durante il periodo di transizione. Nel 1933 quasi il 40% delle sale giapponesi era or­mai attrezzato per il sonoro, il numero di film parlati era in costante aumento e sin dal 1930 venivano regolarmente importati film sonori stranieri. Ma fu solo nel 1935 che i sonori giunsero a costituire la mag­gior parte della produzione nazionale. Di conseguenza, gli ultimi film muti giappo­nesi costituiscono un caso pressoché unico di cinema muto profondamente influenza­to dalle tecniche e dagli stili del sonoro.
Ozu passò tardivamente al sonoro, ma i suoi ultimi muti rivelano chiaramente l'influenza del nuovo mezzo, soprattutto nell'impiego di didascalie che conten­gono battute di dialogo pronunciate da personaggi fuori campo, alludendo così alle nuove potenzialità del suono off. Pur essendo muto, Una donna di Tokyo sem­bra pensato come un film sonoro. Fu però girato su nastrino magnetico e per questo motivo il formato è più stretto di quello standard, tanto che l'immagine è stata ritagliata nel passaggio su DVD o video. Peccato, anche perché Una donna di Tokyo è il primo film di Ozu a mostrare le sue tipiche inquadrature dal basso. Natu­ralmente la proiezione del Cinema Ritrova­to conserverà il formato originale.
Il film è un desolato melodramma su un giovane che viene mantenuto agli studi dalla sorella e scopre che la ragazza si pro­stituisce per procurarsi il denaro. La trama riecheggia i melodrammi di Mizoguchi, Taki no Shiraito [Il filo bianco della casca­ta, 1933] e Orizuru Osen [La caduta degli Osen, 1934], ma i suoi aspetti struggenti sono compensati da una giocosa e brillante consapevolezza stilistica, evidente soprat­tutto quando Ozu inserisce una sequenza comica diretta da Ernst Lubitsch e tratta dal film a episodi Se avessi un milione (1932) prodotto dalla Paramount. David Bordwell osserva che "Ozu cita il canone nel momento stesso in cui lo supera; per la prima volta però, in un'opera a noi nota, non lo fa usando manifesti e fotografie di film, ma ricorrendo a una sequenza filmata [...] La giocosità di Ozu riemerge quando si rifiuta di mostrare il momento in cui Charles Laughton fa una pernacchia al suo principale. Dobbiamo essere abbastanza cinefili da arrivare da soli alla conclusione della gag". Bordwell avrebbe potuto ag­giungere che lo humour di quella gag di­pende proprio dal suono, e la sua assenza può dunque essere un esplicito riferimento del film alla propria natura di muto in un cinema sempre più dominato dal sonoro.

Though a wholly silent film, this melo­drama by Ozu sheds fascinating light on the intersections between sound and si­lent cinema in this period of transition. By 1933, nearly 40% of Japan's theatres were wired for sound, and the number of sound films was steadily increasing, while foreign sound films had been steadily imported into Japan since around 1930. But it was not until 1935 that sound films would constitute the majority of Japanese film production. Accordingly, Japan's late silent cinema constitutes a near-unique case of a silent film culture which was profoundly influenced by the techniques and styles of sound cinema.
Ozu was late turning to sound, but his last silent films clearly show the influ­ence of the new medium, particularly in their use of dialogue intertitles delivered by offscreen speakers, which seems to reflect the new possibilities of offscreen sound.
A Woman of Tokyo itself was ap­parently planned as a sound film, but was eventually shot silent. Nevertheless, it was filmed on sound stock, and consequently the frame is narrower than the standard academy format, a fact which has led the image to be cropped when screened on DVD or video. This is particularly unfortu­nate since A Woman of Tokyo is the first Ozu film to display his characteristic low-angle shots. This screening at Bologna, of course, will preserve the original ratio.
The film is a bleak melodrama about a young man who receives financial sup­port for his studies from his sister, only to discover that she is engaging in prostitu­tion to do so. The plot echoes Mizoguchi's melodramas,
Taki no Shiraito (Cascading White Threads, 1933) and Orizuru Osen (The Downfall of Osen, 1934), but the poignant and tragic aspects of the narra­tive are offset by a playful stylistic self-consciousness and wit, at its most obvious when Ozu interpolates a comic sequence directed by Ernst Lubitsch from the Para­mount portmanteau film, If I Had a Million (1932). David Bordwell comments that Ozu "cites the norm he dislodges, but for the first time in a surviving work, he uses not movie posters and photographs, but actual footage [...] Ozu's playfulness re-emerges when he refuses to show Laugh­ton's delivery of a raspberry to his boss. We must be cinephiles enough to fill in the gag's payoff". Bordwell might have added that the raspberry gag depends specifical­ly on sound for its humour, so its absence here is arguably a self-conscious commen­tary on the film's status as a silent in a film world increasingly dominated by sound.


BIJOBU SAKYO [Katsuben Talkie]
(Sakyo the Handsome Man, Giappone/1931) R.: Tetsuroku Hoshi. D.: 47'. V. giapponese

Questo jidai-geki è opera di un regista poco noto ma prolifico, Tetsuroku Hoshi, che tra il 1928 e il 1941 diresse più di cinquanta film. Narra la storia di Sakyo Takenaka, accusato dalle autorità dello Shogunato di essere entrato segretamen­te nel Dominio di Satsuma, sull'isola di Kyushu - la più occidentale del Giappone -, smascherandone i commerci illegali. Il protagonista è interpretato da Chojiro Ha­yashi, più noto in Occidente come Kazuo Hasegawa, lo pseudonimo con il quale re­citò nelle due versioni di Yukinojo Henge (La vendetta di un attore) dirette rispetti­vamente da Teinosuke Kinugasa nel 1935 e da Kon Ichikawa nel 1963 .

Inizialmente il film fu distribuito come muto nel 1931, ma la copia superstite è una riedizione kaisetsu ban ('versione con commento benshi') datata al periodo dell'Occupazione. La maggior parte delle didascalie fu rimossa e venne aggiunta una colonna sonora con musica d'ac­compagnamento e commento benshi. Per l'occasione fu cambiato anche il titolo, da Renbo Satsuma bikyaku (approssimati­vamente traducibile con 'Gli amori di un messaggero a Satsuma') a Sakyo il bello. La data si riferisce al dopoguerra ma si ritiene che il sonoro benshi risalga al pe­riodo anteguerra.


This jidai-geki is a work by a little-known but prolific director, Tetsuroku Hoshi, who directed more than fifty films between 1928 and 1941. It tells the story of Sa­kyo Takenaka, charged by the shogunal authorities with secretly entering the Satsuma Domain in Japan's westernmost main island of Kyushu, and exposing its illegal trading activities. The lead role is played by Chojiro Hayashi, better known in the West by his later pseudonym of Kazuo Hasegawa, under which name he starred in both the 1935 Kinugasa ver­sion and the 1963 Kon Ichikawa version of
Yukinojo Henge (An Actor's Revenge).
The film was originally released as a silent film in 1931, but the extant print is a
kai­setsu ban ('version with benshi explana­tion') re-release dating from the Occupa­tion era, in which most of the intertitles have been removed, and a soundtrack featuring accompaniment music and ben­shi commentary has been added. In the process, the film was retitled from Renbo Satsuma bikyaku (approximately trans­lated as 'The Loves of a Messenger in Satsuma') to Sakyo the Handsome Man. Despite its postwar date, it is believed that the benshi track actually dates from before the war.

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Accompagnamento Musicale Accompagnamento Musicale
Dettagli sul luogo:
Piazzetta Pier Paolo Pasolini (ingresso via Azzo Gardino 65)

Numero posti: 174
Aria Condizionata
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