Venerdì 29 giugno 201211.00
Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni

HOTOTOGISU YORI NAMIKO / NAKAYAMA SHICHIRI

HOTOTOGISU YORI NAMIKO
(Namiko, Giappone/1932) R.: Eizo Tanaka. D.: 54'. V. giapponese

Namiko è tratto dal popolare romanzo Hototogisu (Il cuculo) di Tokutomi Roka (1868-1927), scrittore, mistico e disce­polo di Tolstoj, la cui influenza lo spin­se in seguito a ritirarsi in campagna e a fare la vita del contadino. Pubblicato nel 1898, Il cuculo è un melodramma roman­tico che incontrò un grande successo e ispirò diversi film muti. Lo stesso Tanaka ne aveva tratto un film nel 1919, e si sono conservati frammenti - girati sulla spiag­gia di Zushi - della versione del 1922 di­retta da Yoshinobu Ikeda. Questa versio­ne sonora aggiorna la storia al presente. L'attrice principale Yaeko Mizutani aveva già interpretato lo stesso ruolo al teatro shinpa ('nuova scuola'). Primo lungometraggio giapponese a uti­lizzare il sistema sonoro d'importazione Western Electric, Namiko fu prodotto dall'Orientaru Eigasha, una casa cinema­tografica che era stata fondata di recente a Saitama, vicino a Tokyo, e che era in qualche modo legata alla Paramount Ja­pan. Nel timore che qualcuno gli rubasse la nuova tecnologia, lo studio impose una disciplina di assoluta segretezza. Ironia della sorte, cessò l'attività subito dopo la produzione di questo film. Iwao Mori scrisse la sceneggiatura e par­tecipò alla lavorazione del film. Altro ex membro della Nikkatsu Kinyokai, Tanaka era soprattutto un regista di muti e una figura centrale del cinema dell'Era Tai­sho (1912-1926), che si basava sul tea­tro shinpa. Come molti registi dell'epoca, prese parte all'occidentalizzazione allora in voga, e tra le sue prime opere vi furo­no adattamenti di Tolstoj e Cˇechov. Resta però famoso soprattutto per Kyoya erimise (1922), ultimo film importante con gli on­nagata (attori maschi specializzati in ruoli femminili). Diresse pochi film sonori, ma insegnò tecnica cinematografica all'univer­sità e fece alcune apparizioni come attore. Namiko non fu un successo, ma in segui­to Iwao Mori ricordò che "se non altro il suono può essere definito magnifico", e il futuro direttore della P.C.L. Kajiro Ya­mamoto scrisse: "La dolce voce di Yaeko Mizutani ha un timbro eccezionalmente erotico, e viene da pensare 'Ah, ma allora è questo il fascino del film parlato!'". Ne­gli anni Settanta Noël Burch scrisse che il film "è girato interamente in piani se­quenza. Senza dubbio ciò era parzialmen­te dovuto alle difficoltà di montaggio del sonoro sperimentate anche in Occidente, ma a parte un saltuario carrello avanti per accrescere l'enfasi drammatica, le inqua­drature ravvicinate sono estremamente rare: la macchina da presa tende ad ab­bracciare fin dall'inizio un'intera stanza, e i personaggi occupano gradualmente l'inquadratura. Come molti suoi contem­poranei occidentali il film avrà anche un impianto teatrale, ma la teatralità del suo découpage è esplicitamente giapponese". In Giappone il sistema Western Electric fu utilizzato appieno solo a partire dall'anno successivo, quando la Nikkatsu lo adottò e cominciò a usarlo nei suoi sonori.

Namiko is based on a popular novel, Ho­totogisu (The Cuckoo), by Tokutomi Roka (1868-1927), a writer, mystic and dis­ciple of Tolstoj, whom he met and whose influence latterly inspired him to retreat to a 'peasant life' in the countryside. Pub­lished in 1898, The Cuckoo, a romantic melodrama, was a huge success and was filmed repeatedly during the silent era. Tanaka himself had filmed the novel as early as 1919, and fragments, filmed on location at the Zushi beach, survive of the 1922 version by Yoshinobu Ikeda. This early sound version updates the story to the present day. Lead actress Yaeko Mizu­tani had played the part on the shinpa ('new school') stage prior to committing her performance to film. Namiko, the first Japanese feature film to use the imported Western Electric sound system, was produced by Orientaru ei­gasha, a newly founded studio based in Saitama near Tokyo and loosely tied to Paramount Japan. Fearful that its new knowhow might be stolen, the studio en­acted a policy of strict secrecy. Ironically, however, it was to close down after pro­ducing this one film. Iwao Mori scripted the film and was in­volved in its production. Director Eizo Tanaka, another former member of the Nikkatsu Kinyokai, was primarily a film­maker of the silent period, and a key figure in the shinpa-based cinema of the Taisho Era (1912-1926). Like many directors then active, he participated in the era's fashionable Westernisation, and among his early works were adaptations of Tolstoj and Cˇechov He is most famous, however, for Kyoya erimise (The Kyoya Collar Shop, 1922), the last major film to use onnagata (female impersonators) instead of actress­es. He directed very few sound films, but lectured on film technique at university level and made acting appearances. Though Namiko was not a hit, Iwao Mori later recalled that "If nothing else, the sound must be said to be magnificent", while future P.C.L. director Kajiro Yama­moto wrote: "Yaeko Mizutani's sweet voice seems remarkably erotic, and one thinks, 'Ah, so this is the appeal of the talkie!'". Viewing the film in the 1970s, Noël Burch wrote that the film "is shot entirely in sin­gle-take sequences. This was certainly due in part to the sound-editing difficulties ex­perienced also in the West, but despite an occasional track-in for dramatic emphasis, close frames are extremely rare, and the camera tends to take in an entire room from the outset, with the characters gradu­ally occupying the frame from the outset. The film may well have been adapted from a play, like so many of its Western con­temporaries, but the 'theatricality' of its decoupage is specifically Japanese". The Western Electric sound system would not be fully utilized in Japan until the fol­lowing year, when Nikkatsu picked it up and started to use it in its own sound film productions.


NAKAYAMA SHICHIRI
(Seven Miles to Nakayama/Sette miglia a Nakayama, Giappone/1930) R.: Namio Ochiai. D.: 42'. V. giapponese

Primo jidai-geki (film in costume) sonoro, il quarto film della Mina Talkie, imme­diatamente successivo a Paese natale, è tratto dal romanzo di uno scrittore molto popolare, Shin Hasegawa, che nel 1930 fu portato sullo schermo ben due volte. Questa versione sonora uscì il 4 dicem­bre, preceduta di sole due settimane da un film muto prodotto dalla Makino Pro­ductions e diretto da Kyotaro Namiki. Nel 1962 dallo stesso libro fu tratto un altro film, diretto da Kazuo Ikehiro, con l'ido­lo del pubblico Raizo Ichikawa nel ruolo principale.
Il titolo del romanzo e del film evoca un villaggio nel remoto e montagnoso distret­to di Hida, nell'attuale Prefettura di Gifu. È la storia della vendetta che segue allo stupro della fanciulla amata dal protago­nista, Osan. Lo stupratore viene ucciso ma la ragazza si toglie la vita, e il film de­scrive il tormento interiore del protagoni­sta, esacerbato dall'incontro con una gei­sha identica nell'aspetto all'amata morta. Una recensione uscita all'epoca su "Ki­nema Junpo" liquidò il film definendolo "incorreggibilmente poco cinematografi­co", criticandone la regia e la recitazio­ne e definendo un'"ombra di se stesso" l'operatore Henry Kotani, un tempo cele­bre regista e direttore della fotografia. In quanto primo jidai-geki sonoro, il film ha comunque un interesse storico notevole.

Mina Talkie's fourth production, following on directly from Hometown, was the first jidai-geki (period film) to be made with sound. The novel that supplied the plot, by popular writer Shin Hasegawa, was filmed twice in 1930. This sound film ver­sion was released on December 4; a silent film produced by Makino Productions and directed by Kyotaro Namiki had beaten it into theatres by a mere two weeks. The book was to be filmed again in 1962 by Kazuo Ikehiro, this time starring matinee idol Raizo Ichikawa. The title of the book and film evokes a vil­lage in the remote and mountainous Hida district in present-day Gifu Prefecture. It narrates a story of vengeance following the rape of the hero's lover, Osan. He kills her rapist, but she takes her own life, and the film dramatizes the inner torment of its protagonist, which intensifies after he meet a geisha who looks exactly like his now dead lover.A contemporary review in "Kinema Jun­po" dismissed the film as "incorrigibly uncinematic", criticizing both the direc­tion and the acting, and describing the cinematography of Henry Kotani, a once celebrated director and photographer, as "a shadow of its former self". However, the film's historical interest as the first talkie jidai-geki is considerable.

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Dettagli sul luogo:
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Numero posti: 174
Aria Condizionata
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