Lunedì 25 giugno 201210.30
Cinema Lumière - Sala Scorsese

REGARD SUR LA FOLIE - LA FÊTE PRISONNIÈRE / LE DERNIER VERRE

Introduce Florence Dauman

REGARD SUR LA FOLIE - LA FÊTE PRISONNIÈRE
(Francia/1961) R.: Mario Ruspoli. D.: 53'. V. francese

Nel 1961, sulla falsariga di Les Incon­nus de la terre, Ruspoli realizza altri due film altrettanto emblematici di quello che definirà il 'cinema diretto', Regard sur la folie e La Fête prisonnière. Durante un'in­tervista, spiegherà: "Quando ho messo in piedi questa storia, il cui titolo iniziale era Toi l'Auvergnat (e che diventerà Les Inconnus de la terre), volevo solamente fare un film sui contadini. Poi mi sono accorto che nella Lozère troppi contadi­ni finivano all'ospedale psichiatrico, ho voluto seguire questi casi; ciò si integra­va ai miei studi sociologici... etnografici anche, dato che non vedo perché si do­vrebbe riservare il termine di 'etnografia' alle popolazioni lontane. Li si sarebbe dovuti chiamare alienati della terra" (da un'intervista di Nicole Zand su "Le Mon­de", 20 settembre 1962). Studiando le conseguenze della desertificazione della Lozère, Ruspoli ha scoperto l'ospedale psichiatrico di Saint-Alban diretto dal dot­tor Tosquelles, i cui metodi pionieristici hanno partecipato in notevole misura allo sviluppo della psichiatria istituzionale. La macchina da presa Coutant, sempre sulla spalla di Michel Brault, ci offre con abilità ed empatia immagini fino ad allora ine­dite dell'universo manicomiale. Jean-Paul Sartre dichiarerà che Regard sur la folie "non è un documentario; ci invita con im­magini ammirevoli a fare esperienza per la prima volta della malattia mentale; in tutto ciò che essa possiede di così vicino e di così lontano ci fa comprendere allo stesso tempo che gli uomini non sono tut­ti pazzi, ma che tutti i pazzi sono uomini".

In 1961 Ruspoli made two other films along the lines of Les Inconnus de la terre that were just as emblematic of his ' direct cinema', Regard sur la folie and La Fête prisonnière. In an interview he said: "When I put together this story, originally titled Toi l'Auvergnat (which would become Les Inconnus de la terre), I just wanted to make a film about farm­ers. I then realized that in Lozère too many farmers ended up at the psychiat­ric hospital, and I wanted to follow their stories; these melded with my sociological studies... ethnographic as well, because I don't see why the term ethnography should only be used for exotic popula­tions. They should have been called the estranged of the earth" (from an interview with Nicole Zand for "Le Monde", Sep­tember 20, 1962). While studying the consequences of the desertification of Lozère, Ruspoli discovered the psychiat­ric hospital of Saint-Alban run by Doctor Tosquelles, whose pioneering methods contributed significantly to the develop­ment of institutional psychiatry. The Cou­tant camera, once again on the shoulder of Michel Brault, captured images of the mental asylum world with an ability and empathy that had not been seen before. Jean-Paul Sartre went on to say that Re­gard sur la folie "is not a documentary; it invites us with impressive images to ex­perience mental illness for the first time; everything that it contains that is so close and so far away helps us understand at the same time that the men are not insane but that all the insane are men".


LE DERNIER VERRE
(Francia/1964) R.: Mario Ruspoli. D.: 28'. V. francese

Dirigendo sempre la sua macchina da pre­sa verso gli esclusi, Ruspoli dona la parola a coloro che non ce l'hanno. Questa volta è l'emozionante confessione di un alco­lizzato durante una nuova cura disintos­sicante a testimoniare le aspirazioni e il talento dell'autore. Nel rapporto scritto per l'Unesco, spiega: "Farsi dimenticare, appartenere al paesaggio, confondersi con la folla, è un'attitudine fondamentale per il cineasta che cerca di avvicinarsi alla realtà. Deve abbandonare ogni elemento appariscente della personalità, ogni det­taglio che lo farebbe notare. I tecnici del cinema diretto sono anche degli psicolo­gi e la loro attitudine di dissimulazione necessita una conoscenza profonda del comportamento umano legata alla passio­ne della sua analisi".
Attraverso questo personaggio ai bordi dell'abisso si ritrovano diverse tematiche che hanno percorso la vita di Mario Ru­spoli, come la musica e l'alcol. Da notare che le confidenze più personali del pa­ziente sono in voce off e che i suoi do­lorosi ricordi fanno eco ai versi strazianti della poesia di Antonin Artaud all'inizio di Regard sur la folie.

Aiming his camera once again at the ex­cluded, Ruspoli gives voice to those who have not been heard. This time it is the emotional confession of an alcoholic while undergoing a new detoxification treat­ment that demonstrates the aspirations and talent of the filmmaker. In his report for Unesco, he explains: "To be forgotten, become part of the landscape, be lost in the crowd is fundamental for a filmmaker who wants to get close to reality. He must let go of the conspicuous qualities of his personality, of any detail that would make him noticed. Direct cinema filmmakers are also psychologists, and their ability to dis­appear requires deep knowledge of human behavior and a passion for its analysis".
This character on the edge of an abyss embodies many of the themes that have spanned Mario Ruspoli's life, such as music and alcohol. The patient's most personal secrets are off camera and his painful recollections echo the heartbreak­ing poetry of Antonin Artaud's text at the beginning of
Regard sur la folie.

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Dettagli sul luogo:
Piazzetta Pier Paolo Pasolini (ingresso via Azzo Gardino 65)

Numero posti: 144
Aria condizionata
Accesso e servizi per disabili
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