I FILM DI ELIO PICCON
TRE TEMPI DI CINEMA ASTRATTO (Italia/1951) R.: Elio Piccon. D.: 6'. V. italiana
L'ANTIMIRACOLO (Italia/1965) R.: Elio Piccon. D.: 87'. V. italiana
A seguire, incontro con Natalia Piccon (figlia del regista)
Uno degli autori più incomprensibilmente ignorati del frastagliato panorama cinematografico italiano si chiama Elio Piccon. Possiamo comprendere che, all'uscita di L'antimiracolo, il pubblico (e la critica, per non parlar della censura) potesse digerire malvolentieri un'opera così straziante, sublime, crudele e personale. Ora, però, crediamo sia tempo di metter fine a questa colpevole amnesia. Per realizzare L'antimiracolo Piccon, nato a Bordighera, si trasferisce nel Gargano, sulla laguna di Lesina, senza uno straccio di soggetto e sceneggiatura, e vive lì tre mesi prima di girare un metro di pellicola. Sceglie interpreti non professionisti, li fa parlare nella loro lingua, li filma nel loro mondo. Praticamente senza troupe, arriva a girare, in un anno di lavoro, ventimila metri di pellicola. Il risultato è deflagrante. C'è un accenno di narrazione, la storia di due fratelli: uno che, secondo tradizione, affonda nella laguna per strappare l'erbaccia che rende impossibile la pesca delle anguille; l'altro che, con spirito tragicamente donchisciottesco, scarica indefessamente secchi di terra nell'acqua per conquistarsi un campo coltivabile. Ma parlare di cinema di finzione e opporlo al cinema documentario, in questo caso, non ha senso. Resta, assai più del racconto, la potenza e la verità implacabile di un mondo scomparso, che tornerà, pochi anni dopo, in una serie di cortometraggi altrettanto belli, anch'essi ambientati in Puglia, che riprendono varie schegge disseminate di L'antimiracolo.
La riscoperta di Piccon passa anche attraverso uno dei suoi primissimi film, altro oggetto 'strano' nella storia del cinema nazionale. Tre tempi di cinema astratto col documentario non ha niente a che spartire: realizzato in collaborazione con Mario Verdone, è una sorta di sinfonia di linee, forme e colori che inseguono irrequieti una partitura di Roman Vlad. Tassello troppo poco noto nelle vicende avventurose del cinema sperimentale italiano, che qui proponiamo in un nuovissimo restauro digitale.
(Andrea Meneghelli)
Elio Piccon is one of the most inexplicably overlooked Italian filmmakers. We can understand why when L'antimiracolo was released the public (and critics as well as censors) was not ready to welcome such an excruciating, sublime, cruel, and personal movie. Now is the time, however, to do something about this loss of memory. To make L'antimiracolo Piccon, born in Bordighera, moved to Gargano on Lake Lesina without a subject or a script and stayed there for three months before starting to shoot. He hired non-professional actors, let them use their language, and filmed them in their world. He managed to shoot 20,000 meters of film in a year without a crew. The result is mind blowing. There is a loose narrative, the story of two brothers: one of them dives to pull up the weeds that hamper eel fishing; the other one is more of a Don Quixote who keeps trying to create arable land by dumping earth into the water. To compare fiction with documentaries does not make sense. What remains is not the narrative per se but the authenticity of a bygone world that will return a few years later in a series of breathtaking shorts set in Puglia inspired by elements of L'antimiracolo.
The rediscovery of Piccon also includes one of his first films, another 'strange' item of Italian cinema. Tre tempi di cinema astratto has nothing to do with the documentary genre: made in collaboration with Mario Verdone, it is a symphony of shapes and colors to the tune of music by Roman Vlad. An almost unknown work of Italian experimental cinema screened here with a new digitally restored copy.
(Andrea Meneghelli)
Tariffe:
Numero posti: 144
Aria condizionata
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