NIEUWE GRONDEN / ZEITPROBLEME. WIE DER BERLINER ARBEITER WOHNT/ SEIFENBLASEN

NIEUWE GRONDEN
(Olanda/1933) R.: Joris Ivens. D.: 31'. V. olandese

Il documentario di Joris Ivens Zuiderzee (1930) raccontava una storia quasi troppo bella per essere vera: un gigantesco progetto, partito all'inizio degli anni Venti e completato dieci anni dopo, che impiegò diecimila uomini per compiere una bonifica che permise di strappare al mare terre coltivabili, nuova fonte di ricchezza per un mondo in preda agli spasmi della Depressione, dono all'umanità sofferente giunto con splendido tempismo. Ciò che accadde in seguito è descritto nella seconda parte del film di Ivens, Nieuwe gronden. Per mantenere alto il prezzo del grano, i raccolti delle nuove terre non vengono venduti. Scorrono titoli di giornali: crollo del mercato del grano. Si lasciano marcire milioni di tonnellate di grano. C'è troppo grano e non abbastanza lavoro. Il punto di vista si allarga al mondo intero, con le marce contro la fame a Londra e la fluttuazione dei prezzi del grano. Lo sguardo concreto, biologico - e, aggiungiamo, magico - del regista nel mostrare i processi naturali si estende ai misteri dell'economia mondiale: la tragica e insensata oscenità della realtà di classe e la scandalosa incommensurabilità dei ricchi del mondo e del sistema capitalista. La censura francese definì il film con una precisione persino eccessiva: "trop de réalité". Insieme al successivo The Spanish Earth (Terra di Spagna), Nieuwe gronden è il miglior film girato da Joris Ivens negli anni Trenta. Come il film spagnolo, è un'elegia del lavoro e un capolavoro di drammaturgia creativa: le riprese furono realizzate da tre squadre, con una cinepresa per la terraferma, una per il mare e una terza che si identificava con gli uomini e le loro macchine. Ampliando la propria gamma creativa, il grande regista e direttore della fotografia aggiunse al proprio vocabolario l'arte del collage: cinegiornali e filmati d'archivio - testimonianze sempre più frequenti della realtà umana - si trasformano in un epocale montaggio di idee. Nieuwe gronden è al contempo un tesoro di verità sociali e umane, un attento studio sulla relatività della verità e un capolavoro di ironia drammatica.

Joris Ivens' documentary Zuiderzee (1930) told a story almost too good to believe: a massive project, begun in the early 1920s and completed ten years later, had 10,000 men finishing a drainage project to reclaim fertile land from the sea for agricultural use - new wealth for the world in the throes of the Depression, a harvest with all-time beautiful timing for suffering mankind. What happened next led to a renewed version of Ivens' film, Nieuwe gronden. Wheat, instead of being harvested, is withheld from the market to keep the price high. Headlines: Grain Market collapses. Millions of tons of hidden grain lie rotting.There is too much grain and not enough work. The point of view rises to global scale: marches against hunger in London, the fluctuation in wheat prices. The director's material, biological - and let's add, magical - touch in showing nature's processes continue into the mystery of world economics: the tragic and senseless obscenity of class realities and the outrageous incommensurability between the riches of the world and the capitalist system. The French censors defined it almost too accurately: "trop de réalité". Along with the forthcoming The Spanish Earth, Nieuwe gronden is the greatest Joris Ivens film of the 1930s. Like the Spanish film, it's an elegy for human work and a masterpiece of creative dramaturgy, proceeding with one camera for the earth, a second for the sea and a third identifying with humans and the machines. Enriching his creative scale, the celebrated cinematographer and director added the art of collage to his vocabulary: newsreels and archival footage - ever growing pieces of human testimony - grow into a landmark montage of ideas. Nieuwe gronden is a treasure of human and social truths lying hidden and locked away and, inseparably, a close study of the relativity of truth - a masterpiece of dramatic irony.

ZEITPROBLEME. WIE DER BERLINER ARBEITER WOHNT
(Germania/1930) R.: Slatan Dudow. D.: 17'. Did. tedesche
SEIFENBLASEN
(Germania-Francia/1934) R.: Slatan Dudow. D.: 34'. V. tedesca (L'affare si complica, USA/1933) R.: Mervyn LeRoy. D.: 78'. V. inglese

Doppio programma per Slatan Dudow (1903-1961), regista bulgaro che lavorò nella Germania unita prima del 1933 e, dopo la guerra, nella Germania Est: un film precedente e l'altro successivo al celebre Kuhle Wampe, visto lo scorso anno al Cinema Ritrovato. Zeitprobleme. Wie der Berliner Arbeiter Wohnt è un documentario ironico-satirico (pensato come parte di una serie di cortometraggi) che sfida i piagnistei più convenzionali sull'ambiente sociale per puntare uno sguardo accusatore sulle fondamenta della società borghese, accostando con secca immediatezza immagini di invalidi, tisici o disoccupati (spesso filmati dallo stesso regista con una cinepresa nascosta) a quelle di una burocrazia assurda, ai meccanismi inesorabili dello sfratto e - nel momento di maggiore impatto visivo - all'immagine di un capitalista che fa il bagno al suo cane. Seifenblasen, o meglio ancora Bulles de savon, è un mediometraggio iniziato da Dudow nel 1931 ma terminato solo nel 1934; dato che era ormai impossibile completarlo in Germania, ci riuscì in Francia grazie alla preziosa collaborazione di Jacques Prévert. L'abbondanza di gag cela magnificamente il clima di povertà e disperazione. Il trasandato protagonista, venditore di bolle di sapone a dieci pfennig, è un tipico spauracchio dei suoi tempi, circondato da una massa di cittadini indifesi e disposti a cadere nella sua trama di allucinazioni e illusioni. È una ricca commedia sulla vendita e l'acquisto, sulla truffa e la finzione, sensibile ai meccanismi mentali che contribuirono all'ascesa del nazismo.

A double-bill of the Slatan Dudow (1903-1961), a Bulgarian working in Germany (before 1933, and then again after the war in the GDR) - one film before and one after the famous Kuhle Wampe, seen at Il Cinema Ritrovato last year. Zeitprobleme. Wie der Berliner Arbeiter Wohnt, is an ironic-satirical documentary (part of an intended series of shorts) that challenges the more conventional laments of the 'environmentalist' viewpoint. The accusing eye goes to the heart of the basic structures of bourgeois society, and does so by juxtaposing with tough directness the images (often shot with hidden camera by director himself) of invalid, tubercular or the unemployed poor with images of absurd bureaucracy, the mechanics of eviction and - at the top of its visual developments - a bourgeois dog's bubble bath.Seifenblasen, or more accurately Bulles de savon, is a medium-length film started by Dudow in 1931 but finished only in 1934; completion in Germany by Dudow had become impossible, so it was finished in France with the blessed collaboration of Jacques Prévert. The flow of gags beautifully catches the atmosphere of need and desperation. The sleazy protagonist, a merchant of 10 pfennig soap bubbles, is a typical bogey man of his times, with plenty of helpless citizens ready to be caught in his net of hallucinations and illusions. It's a lavish comedy about buying and selling, swindling and pretending, with an eye alert to the mental mechanisms that helped the rise of Nazism.

Dettagli sul luogo:
Via Marconi, 14
Numero posti: 362
Aria condizionata
Info: 051224605