ROTAIE

(Italia/1929) R.: Mario Camerini. D.: 88'. Did. italiane Digitale
Accompagnamento al piano di Stephen Horne

Rotaie può essere considerato come l'ultimo film muto e il primo film sonoro italiano. Senonché il sonoro, le poche battute di dialogo, furono applicati posteriormente, a film terminato. Ed era un film concepito come opera di narrazione per immagini. Alle origini del cinema italiano e nel periodo suo migliore, c'era un senso della mimica, della rappresentazione coreografica, quasi direi della pantomima. [...] Camerini, prima di Rotaie, aveva diretto La casa dei pulcini e Kiff Tebbi. Già nella Casa dei pulcini si prelude a quel tono che di Camerini sarà caratteristico, fino agli ultimi film, escluso forse Il grande appello. In Rotaie egli non mostrò di ricercare alcun effetto basato sulla magniloquenza della messa in scena, sull'enfasi della recitazione. Tutto è mirabilmente modesto. È una delle storie più semplici che siano apparse sullo schermo. Un film silenzioso, come s'è detto, privo di didascalie, ma ricco invece di dettagli, di oggetti posti in primo piano per risolvere una situazione. Le cose hanno molta importanza in questo film. [...] In Rotaie molto vale quello che non è detto: lo sguardo, l'incertezza di un personaggio, il movimento lento. Non si può dire che si tratti di un film rapido. Assai spesso il regista s'è indugiato nella descrizione di uno stato d'animo espresso magari di riflesso [...]. I due giovani, lui e lei, poveri, sconsolati, che non sperano più niente dalla vita, rappresentano un motivo allettante per un regista che voglia esprimere, per via di immagini, la loro intimità, voglia seguirne le vicissitudini e magari concludere felicemente una triste parentesi della loro vita in comune. [...] I due giovani di Camerini vanno insieme di notte, per le strade umide della città, raggiungono un albergo, una squallida camera dove la ragazza si distende sul letto mentre il giovane prepara una polverina e la mette in un bicchiere. Forse essi hanno intenzione di abbandonare la vita. [...] Ma la finestra è semiaperta: una ventata, un treno passa: il bicchiere cade per terra, il liquido si versa. I due giovani non avevano visto che oltre la finestra c'era il cielo e sotto passava una linea ferroviaria; tante rotaie, un treno che sulle rotaie si allontana.
(Francesco Pasinetti, Vecchi film in museo: Rotaie, "Cinema", 10 dicembre 1938)


Rotaie could be considered one of the last silent Italian films as well as one of the first talkies. The few lines of dialogue and sound, however, were added after the movie was done. It was conceived of as a narrative of images. Early Italian cinema and during its golden era was rooted in miming, choreographic representation, I would almost say a kind of pantomime. [...] Camerini, prior to Rotaie, had directed La casa dei pulcini (The House of Pulcini), and Kiff Tebbi. In La casa dei pulcini we can already begin to see the characteristic tone that marks all of Camerini's films, except perhaps for Il grande appello (The Last Roll-Call). In Rotaie he did not try to dazzle with magnificent sets or exaggerate the acting. Everything was admirably tame. It is one of the simplest stories that have ever been shown on screen. A silent movie without captions but full of details, close-ups of objects to resolve a situation.
Details are very important in this movie. [...] In
Rotaie what is left unsaid is crucial: the stares, a character's uncertainty, the slow motion. We certainly cannot say that it is an animated movie. The director lingers on the description of a state of mind expressed through a reflection. [...]. The two youngsters, a boy and a girl, are miserable, poor and have no more hope, and this is very enticing for a director who wants to express through pictures the intimate lives of the characters, their vicissitudes, and end a sad moment of their lives happily. [...] Camerini's young protagonists walk together into the night, they walk the cold humid streets of the city, get a sordid hotel room, the girl lays on the bed while the boy starts mixing a white powder solution into a glass. Perhaps they want to kill themselves. [...] The window is half open: the wind blows, a train passes: the glass falls to the floor emptying its content. The youngsters did not realize that you could see a rail station and the sky just by looking out the window; rails, a train passing and leaving.
(Francesco Pasinetti,
Vecchi film in museo: Rotaie, "Cinema", December 10, 1938)

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