POPIOŁY
(Ceneri/The Ashes, Polonia/1964) R.: Andrzej Wajda. D.: 169'. V. polacca
[Ceneri] T. int.: The Ashes. Sog.: dall'omonimo romanzo di Stefan Żeromski. Scen: Aleksander Ścibor-Rylski. F.: Jerzy Lipman. M.: Halina Nawrocka. Scgf.: Anatol Radzinowicz. Mus.: Andrzej Markowski. Int.: Daniel Olbrychski (Rafal Olbromski), Boguslaw Kierc (Krzysztof Cedro), Piotr Wysocki (Jan Gintult), Beata Tyszkiewicz (principessa Elżbieta), Pola Raksa (Helena de With), Władyslaw Hańcza (il padre di Raal), Jan Świderski (generale Sokolnicki), Jan Koecher (generale de With), Janusz Zakrzeński (Napoleone Bonaparte). Prod.: Zespół Filmowy Rytm
35 mm. D.: 169'. Bn. Versione polacca con sottotitoli inglesi / Polish version with English subtitles.
Da: Filmoteka Narodowa per concessione di Zebra Films.
Questo viaggio di quasi quattro ore nelle guerre napoleoniche - epoca cruciale per la storia polacca - che si apre con la Mazurka di Dąbrowski (l'inno nazionale polacco) cantata dai soldati in marcia sulle coste italiane e si chiude nella gelida tundra russa, è probabilmente il più emozionante dei kolossal polacchi realizzati negli anni Sessanta. Tratto da un romanzo di Stefan Żeromski, il film si concentra sulle avventure romantiche e militari di un giovane e irrequieto aristocratico (Daniel Olbrychski) nel clima apocalittico che contraddistinse l'alba del XIX secolo.
Negli anni Cinquanta e Sessanta il personaggio archetipico del cinema polacco era l''eroe futile', il quale nella sua lotta contro i mulini a vento adombrava la storia di un'intera nazione incapace di prendere in mano il proprio destino. Il protagonista interpretato da Olbrychski in Popioły esemplifica al meglio questa visione. Il film fu molto discusso perché ampliava questa autorappresentazione attribuendole proporzioni epiche; il simbolismo profondamente nazionale impiegato da Wajda sembrava perfino suggerire che la Polonia non aveva alternative.
Comunque si giudichi l'aspetto storico-filosofico del film, appare indiscutibile la forza del febbrile caleidoscopio con cui Wajda - lavorando qui con un budget superiore a quelli di tutti gli altri suoi film messi insieme - raffigura un'epoca che soffocò ancora una volta l'idealismo e la speranza di un futuro migliore. Come dimenticare le macabre sequenze in cui un glorioso battaglione polacco si trasforma in Spagna in un gruppo di tagliagole, o il momento allucinatorio in cui un Napoleone messianico si erge solitario di fronte a centinaia di soldati feriti? Popioły è ben più di un'ennesima versione di Guerra e pace: è la tomba cinematografica del Romanticismo. Lo splendore visivo del film è merito di Jerzy Lipman, uno dei migliori di Popioły rettori della fotografia del suo paese (I dannati di Varsavia, Lotna, Il coltello nell'acqua).
Petteri Kalliomäki
Beginning with Dąbrowski's Mazurka (the Polish national anthem) sung by soldiers marching on Italian shores and ending on the icy tundras of Russia, this nearly four-hour drive over the Napoleonic wars - a key epoch in Polish history - may well be the most stirring experience among all super-spectacles made in the 60s. Based on a novel by Stefan Żeromski, the story focuses on a young, restless nobleman (Daniel Olbrychski), who seeks his place in the apocalyptic atmosphere of the dawn of the 19th century through romantic and military adventures.
Throughout the 50s and the 60s the archetypical character of Polish cinema was 'a futile hero', a personification of the nation's battle against the windmills when it came to taking the course of history into its own hands. Olbrychski's protagonist in Wajda's Popioły is the best known example of this approach. The film raised a lot of controversy at the time of its release because it enlarged this image of futile national heroism to epic proportions; Wajda's use of deeply national symbols even seemed to suggest that Poland had no alternative.
Whatever you think about the historical-philosophical side of the film, there is an unrestrained power in the feverish kaleidoscope that Wajda - working with higher production values than in all of his previous films combined - creates about the epoch that once more deceived all idealism and the hope for a better tomorrow. Who could ever forget the gruesome sequences, where a glorious Polish battalion turns out to be a group of cutthroats in Spain, or the hallucinatory moment where a messianic Napoleon appears all alone in front of hundreds of wounded soldiers? In the end, Popioły is much more than just another national version of War and Peace: it is the cinematic tomb of the Age of Romanticism. Visual splendor is provided by Jerzy Lip-man, one of the finest cinematographers of his country (Kanal, Lotna, Knife in the Water).
Petteri Kalliomäki
Precede
KRĄG
(Il cerchio/The Circle, Polonia/1978) R.: Jerzy Kucia. D.: 7'
[Il cerchio] T. int.: The Circle Scen.: Jerzy Kucia. F.: Marek Plata. Mus.: Marek Wilczyński. Prod.: Animated Film Studio (Cracovia) 35mm. D.: 7'. Bn. Da: Filmoteka Narodowa
Com'è tipico dei film di Kucia, Krąg ha una narrazione non lineare. Per citare il critico Jerzy Armata, "la logica della successione cronologica degli eventi è sostituita dalla logica del ricordo". Potremmo aggiungere che il film ritrae la realtà attraverso una lente surreale. Sigillata in un anello filmico e temporale, la scena di un cavallo che tira stancamente un carro è osservata da lontano, attraverso gli alberi e una palizzata di legno. Alle immagini di un'umanità che riposa e gioca in riva all'acqua si alternano i ritmi e i movimenti della natura, creando un crudele e complesso contrasto tra i due mondi. L'autore considera le foto come citazioni tratte dalla realtà e incollate nel mondo dell'artista fatto di disegni e di ritagli. Tutti questi elementi vengono infine combinati mediante un processo di trasformazione artistica che fa di Krąg il film più vivido di Kucia. La musica si fonde con i suoni della natura creando un'atmosfera profondamente inquietante.
Elżbieta Wysocka
Characteristically of Kucia's films, Krąg is one of loosely arranged action. As critic Jerzy Armata put it, "the logic of the precedence of events is substituted by a logic of memory". It may be added that the film portrays real life through a surreal lens. Closed in a loop of time and camera movement the scene of a horse tiresomely pulling a wagon is observed from afar, through trees and wooden palisade. People are shown relaxing and playing by the water while nature's cast appear up close, providing a cruel and complex contrast between the two worlds. According to the author, photos are treated like quotes from reality, pasted into the artist's world created from drawings and cut-outs. All elements are ultimately combined by the artistic processing and colouring which make Krąg the most vivid of Kucia's films. Yet again music is fused with natural sounds to create a truly disturbing atmosphere.
Elżbieta Wysocka
Tariffe:
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285