PIERWSZY DZIEŃWOLNOŚCI
(Il tramonto degli eroi/The First Day of Freedom, Polonia/1964) R.: Aleksander Ford. D.: 93'. V. polacca
T. it.: Il tramonto degli eroi. T. int.: The First Day of Freedom. Scen.: Bohdan Czeszko. F.: Tadeusz Wieżan. M.: Mirosława Garlicka. Scgf.: Tadeusz Wybult. Mus.: Kazimierz Serocki. Int.: Tadeusz Łomnicki (Jan), Beata Tyszkiewicz (Inga Rhode), Tadeusz Fijewski (Dr. Rhode), Ryszard Barycz (Michał), Krzysztof Chamiec (Hieronym), Roman Kłosowski (Karol), Mieczysław Stoor (Paweł), Elżbieta Czyżewska (Luzzi Rhode). Prod.: Zespół Filmowy Studio. 35mm. D.: 93'. Bn. Versione polacca con sottotitoli inglesi / Polish version with English subtitles. Da: Filmoteka Narodowa per concessione di Studio Filmowe Kadr
La vita di Aleksander Ford (19081981) aveva tutti gli elementi per fare da spunto a più di un film tragico e ambiguo. Nato a Kiev da genitori ebrei, nella Polonia d'anteguerra Ford divenne comunista ed entrò nel pionieristico gruppo cinematografico START (Stowarzyszenie Miłosników Filmu Artystycznego, Associazione dei sostenitori del film artistico). Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale si rifugiò in Unione Sovietica. Quando fu creato un esercito polacco in esilio per combattere al fianco dei sovietici, Ford contribuì a organizzarne la sezione cinematografica. Dopo la guerra fece di tutto per scalare la giovane industria cinematografica polacca, ricorrendo anche a false accuse che portarono all'arresto dei suoi colleghi. D'altra parte nessuno sarebbe stato più competente di Ford, che portò la cinematografia polacca sulla ribalta mondiale ricostruendo il sistema produttivo cinematografico del paese e fondando una scuola di cinema che formò le generazioni più giovani. Pur avendo firmato uno dei maggiori successi del cinema polacco con I cavalieri teutonici (1960), verso la fine degli anni Sessanta Ford si trovò in conflitto con le autorità e dopo la campagna antisionista del 1968 non poté più continuare a lavorare in Polonia. Non gli restarono che un triste esilio, un paio di mediocri regie e il suicidio in una camera d'albergo in Florida. Il tramonto degli eroi fu l'ultimo da lui diretto in Polonia. Per molti versi esso riassume tutti i film di guerra girati dai suoi allievi, da Wajda a Munk, e li supera tutti per l'intransigenza con cui svela la cruda brutalità della guerra. Nei primi quindici minuti il film infrange l'argomento tabù degli stupri perpetrati in Germania nella fase finale del conflitto. Complessivamente è una delle più esaurienti indagini sugli abusi e le sopraffazioni subiti dalle donne in tempo di guerra. Il risultato non è dissimile da La ciociara di De Sica, anche se molto più essenziale, cupo e feroce.
Il film è stato elogiato soprattutto per i dialoghi, ma altrettanto importanti sono gli attori principali (Tadeusz Łomnicki è un ufficiale polacco, Beata Tyszkiewicz e Tadeusz Fijewski interpretano una coppia di medici tedeschi) e l'isterica fotografia in bianco e nero di Tadeusz Wieżan, che introduce tra le altre cose un impiego dello zoom tra i più efficaci della storia del cinema. Capolavoro oggi raramente proiettato fuori della Polonia, Il tramonto degli eroi attende ancora di essere elevato al rango di classico quale uno dei migliori film bellici mai realizzati.
Petteri Kalliomäki
The life of Aleksander Ford (1908-81) has the elements for more than one tragic and ambiguous film. Born in Kiev from Jewish parents, Ford got involved with both communists and the pioneering START (Stowarzyszenie Miłosników Filmu Artystycznego, Society of Film Art Devotees) film group in pre-war Poland. During WWII he escaped to the Soviet Union and joined the Polish army unit, founding this army section's film division. After the war he avoided no way of rising to power inside the young PRL film industry, including false accusations leading to the imprisonment of his colleagues. On the other hand, no one could have been a more competent persona on top of the pyramid than Ford once he gained power: no single individual did more than he did to raise Polish film to world fame through establishing wonderful education and production facilities for the younger generation. Although scoring one of the biggest hits of Polish cinema with Knights of the Black Cross (1960), towards the end of the 60s he found himself in conflict with the authorities, and after the anti-Zionist campaign of 1968 he was left without the possibility of continuing to work in Poland. All that was left for Ford was sad oblivion in exile, a couple of mediocre directorial attempts in the West, and a lonely suicide in a hotel room in Florida.
The ironically named The First Day of Freedom was the last film Ford directed in Poland. In many ways it sums up all the war films made by his own students from Wajda to Munk, and in an uncompromising way it surpasses them all in revealing the sheer brutality of the war.
The taboo subject of raping German civilians at the final stage of the war is broken during the first fifteen minutes. All in all, The First Day of Freedom is one of the most profound studies of women's abuse and demolition under the masculine war machine. The result is not unlike De Sica's Two Women - only much, much more elemental, dark and fierce.
The film has mainly collected praise for its dialogue, but at least as important are the leading players (Tadeusz Łomnicki as a Polish officer, Beata Tyszkiewicz and Tadeusz Fijewski as a German doctor couple) and Tadeusz Wieżan's hysterical black and white cinematography, which introduces - among other things - some of the most effective uses of the zoom lens in cinema history. A rare jewel to catch nowadays outside Poland, The First Day of Freedom is a potential classic, waiting to be elevated to the canon of the finest war films of all time.
Petteri Kalliomäki
Precede
PARADA
(The Parade, Polonia/1986) R.: Jerzy Kucia. D.: 15'
[Parata] T. int.: The Parade. Scen.: Ewa Gołogórska, Jerzy Kucia. F.: Marek Wylon, Andrzej Jeziorek. Mus.: Józef Rychlik. Prod.: Animated Film Studio (Cracovia). 35mm. D.: 15'. Bn. Da: Filmoteka Narodowa
Lo sfilare di un campo di grano si fonde con una processione ritmica di mietitrici, falci, lame, balle di fieno, carri e arnesi per la battitura lungo una strada di campagna. Ai lavoratori e ai loro macchinari si alternano i musicisti e i loro strumenti. Il raschiare delle ruote dei carri in progressiva accelerazione diviene parte del sottofondo musicale. In Parada la musica svolge un ruolo fondamentale e si armonizza con le immagini. Joseph Rychlik compose un motivo perfettamente sincronizzato con il livello principale della narrazione, realizzando quella che il regista Kucia considerava la musica ideale per il suo film. Le immagini traggono la loro unicità dall'innovativa tecnologia sviluppata con gli ingegneri dell'Università di scienze e tecnologia AGH di Cracovia: trattando le immagini con il laser Kucia crea un'atmosfera evanescente, onirica e palpitante. Non senza ragione, Giżycki ha definito Kucia "un impressionista del cinema".
An endless sliding harvest landscape is fused with the rhythmic procession of reapers, scythes, blades, hay bales, flails and hay wagons on a countryside road. Musicians and their instruments are interwoven with workers and their agricultural machinery. The whistling and scratching of wagon wheels gaining acceleration becomes a part of the instrumental backdrop. In Parada, music is a key element, working in harmony with the image. Joseph Rychlik created the track to be perfectly synchronised with the leading layer of narrative. In opinion of Kucia probably the best music for his film. The unique feel to the image results from innovative technology developed with engineers from the AGH University of Science and Technology - the use of a laser light in the initial explosion of the image. This use of advanced technology helped Kucia to construct an ephemeral, dreamlike and pulsating feel to the image. It is not without reason that Giżycki called Kucia 'a movie impressionist'.
Tariffe:
Aria condizionata
Accesso disabili
Tel. 051 522285