Avant-Garde Masters
FACE (USA/1965) R.: Andy Warhol. D.: 66'. V. inglese
Composto da due inquadrature fisse del volto di Edie Sedgwick, la superstar di Andy Warhol protagonista della scena mondana newyorkese, Face (1965) coglie ciò che la cantante e poetessa Patti Smith ha descritto come la capacità di Sedgwick di irradiare "intelligenza, velocità e adesione al presente".
"In Face Warhol si concentra esclusivamente su un primo piano del volto di Edie per tutti i 66 minuti del film, dimostrando che la sua diva sa farsi notare semplicemente ascoltando dischi, truccandosi, fumando marijuana, telefonando e parlando con Chuck Wein, che come al solito rimane un'elusiva figura fuori campo" (J.J. Murphy).
Featuring two fixed-frame shots of Warhol's socialite superstar Edie Sedgwick, Face (1965) captures what the singer and poet Patti Smith described as Sedgwick's ability to radiate "intelligence, speed, and being connected with the moment". "In Face, Warhol focuses exclusively on a closeup of Edie's face for the entire 66-minute film, thereby demonstrating that his most famous superstar had the ability to command an audience's attention while merely playing music, applying makeup and accessories, smoking marijuana, talking on the phone with a friend, and conversing with Chuck Wein, who, as usual, remains an elusive figure offscreen" (J.J. Murphy).
THE VELVET UNDERGROUND IN BOSTON (USA/1967) R.: Andy Warhol. D.: 33'. V. inglese
The Velvet Underground in Boston, che Warhol girò durante un concerto al Boston Tea Party, esibisce una grande varietà di tecniche cinematografiche - repentini zoom in avanti e indietro, ampie panoramiche, montaggi in camera che creano inquadrature fisse e scoppi di luce simili a flash di paparazzi - che rispecchiano l'esperienza cinestetica dell'Exploding Plastic Inevitable, con le sue luci stroboscopiche, le danze, le diapositive colorate, le proiezioni multischermo di luci e immagini, l'uso abbondante di anfetamine e la musica travolgente dei Velvet Underground.
The Velvet Underground in Boston, which Warhol shot during a concert at the Boston Tea Party, features a variety of filmmaking techniques - sudden in-and-out zooms, sweeping panning shots, in-camera edits that create single frame images and bursts of light like paparazzi flash bulbs going off - that mirror the kinesthetic experience of the Exploding Plastic Inevitable, with its strobe lights, whip dancers, colorful slide shows, multi-screen projections, liberal use of amphetamines, and overpowering sound of The Velvet Underground.
FILM (USA/1965) R.: Alan Schneider. D.: 20'. V. inglese
L'unica sceneggiatura cinematografica del drammaturgo Samuel Beckett si intitolava archetipicamente Film e nasceva dalla formula di Berkeley esse est percipi, "L'essere consiste nell'essere percepito". Quel che interessa ontologicamente Beckett è soprattutto la natura delle immagini registrate e proiettate. Film è essenzialmente un film di inseguimenti, probabilmente il più folle mai realizzato. La macchina da presa insegue l'immagine e scopre l'orrore esistenziale annidato nell'apparato stesso del cinema. Il legame con l'essenza del cinema è evidente nella scelta del cast, giacché l'oggetto dell'inseguimento è un anziano Buster Keaton, che reagì con comprensibile perplessità quando Beckett e il regista Alan Schneider gli dissero che avrebbe dovuto nascondere il volto allo sguardo della macchina da presa. Le componenti archetipiche sono ulteriormente accentuate dalla splendida fotografia di Boris Kaufman, fratello di Dziga Vertov e Mikhail Kaufman, creatori del leggendario capolavoro autoriflessivo L'uomo con la macchina da presa (con Mikhail nel ruolo del cineoperatore). Commissionato e prodotto dall'editore Barney Rosset, fondatore della Grove Press, Film è al contempo il risultato di una straordinaria squadra di talenti e un enigma che pone più domande di quante ne soddisfi.
(Ross Lipman)
Nobel Prize-winning playwright Samuel Beckett's lone work for projected cinema was entitled archetypally, Film, and grew from Berkeley's pronouncement, esse est percipi: "To be is to be perceived". Yet Beckett's ontological concerns have less to do with the plastic medium than the nature of recorded and projected images. Film is in essence a chase film; arguably the craziest committed to celluloid. It's a chase between camera and pursued image that finds existential dread embedded in the very apparatus of the movies. The link to cinema's essence is evident in the casting, as the chased object is none other than an aged Buster Keaton, who was understandably befuddled at Beckett and director Alan Schneider's imperative that he keep his face hidden from the camera's gaze. The archetypal levels resonate further in the exquisite cinematography of Academy Award-winner Boris Kaufman, whose brothers Dziga Vertov and Mikhail Kaufman created the legendary self-reflective masterpiece Man With a Movie Camera (with the latter in the titular role). Commissioned and produced by Grove Press' Barney Rosset, Film is at once the product of a stunningly all-star assembly of talent and a cinematic conundrum that asks more questions than it answers.
(Ross Lipman)
NORMAN MAILER'S UNTITLED (USA/1947) R.: Norman Mailer. D.: 9'. V. inglese
Norman Mailer, uno degli autori più celebri della letteratura americana del secondo dopoguerra e Premio Pulitzer per la narrativa e la saggistica, non fu solo uno scrittore prolifico - dopo il fortunato romanzo d'esordio, The Naked and the Dead (1948) pubblicò più di quaranta libri - ma si dedicò anche al cinema, scrivendo e realizzando film quali Maidstone (1970) e Tough Guys Don't Dance (1987). Nel 1947, con l'amica Millicent Bower, Mailer girò un film sperimentale su una donna incinta che medita di abortire illegalmente. Primo film di Mailer, in otto minuti dispiega un gran numero di tecniche: bianco e nero, giustapposizione di colori, animazione, fotografia time-lapse, primi piani microscopici. Mai proiettato nelle sale, questo film privo di titolo era finora quasi sconosciuto.
One of America's best known post WWII writers, Norman Mailer made his name as a novelist with The Naked and the Dead (1948) before proceeding to write more than 40 books and winning the Pulitzer Prize in fiction and non-fiction. Mailer also wrote and directed a number of films, including Maidstone (1970) and Tough Guys Don't Dance (1987). In 1947, with his friend Millicent Bower, Mailer made an experimental film about a pregnant young woman who considers having an illegal abortion. Mailer's first film, the 8-minute work tells its story through a battery of cinematic techniques: black & white and colour juxtaposition, animation, time-lapse photography, and microscopic close-ups. Never shown theatrically until after being preserved, the untitled film was all but unknown.
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