NOVYE POCHOŽDENIJA ŠVEJKA
(The New Adventures of Schweick, URSS/1943) R.: Sergej Yutkevicˇ. D.: 69'. V. russa
T. int.: The New Adventures of Schweick. Scen.: Nikolaj Rožkov, Evgenij Pomeščikov. M.: Mark Magidson. Mus.: Anatolij Lepin. Int.: Sergej Martinson, Nina Nikitina, Faina Ranevskaya, Pavel Špringfeld, Boris Tenin. Prod.: Sojuzdetfilm, Stalinabad Studio
35mm. D.: 69'. Bn. Versione russa / Russian version
Da: Fondazione Cineteca di Bologna
Introduce Peter Bagrov
Pochi film sono stati realizzati in circostanze produttive così improbabili: faceva un caldo torrido, infuriava la guerra e i bollettini dal fronte erano pessimi. Eppure era dagli anni Venti che non si assisteva a una commedia sovietica così vivace e brillante, ritorno trionfale allo spirito del FEKS, la Fabbrica dell'attore eccentrico che Jutkevič aveva fondato con gli amici Grigorij Kozincev e Leonid Trauberg. Pare così confermata la celebre osservazione di Vasilij Grossman a proposito del fatto che il periodo bellico fu un rifugio di libertà mai sperimenta- te negli anni Trenta: ci troviamo di fronte a una commedia caratterizzata da un'ampiezza che sarebbe stata impensabile in altre circostanze, legata al grande dramma della vita e della morte, reale, tangibile, sconvolgente. Švejk e Hitler sono entrambi creazioni originali. Il primo accentua la carica dissacrante del 'buon soldato' di Hašek (Švejk se la cava grazie agli scherzi, all'ironia e all'immaginazione); il secondo è un Hitler idiota che approfondisce la caratterizzazione già elaborata da Kozincev in un cortometraggio che de- scriveva un'immaginaria conversazione telefonica tra Hitler e Napoleone. In una scena spassosa Hitler finisce dentro una gabbia, povera bestia pelosa e paranoica senza "razza né nome": è il sogno bizzarro di Josef Švejk, la sua personale fantasia su Hitler (dove il Führer ascolta la canzone di Švejk), ma sotto la superficie gioiosa del film si percepisce la durezza. L'interpretazione di Boris Tenin (un'altra grande prova viene offerta dall'attrice che interpreta la zia e che fu definita da Brecht "la più grande di Mosca") ci ricorda i momenti migliori di Langdon e Keaton. Novye pochoždenija Švejka è anche un film lirico e poetico, capace di cogliere la solennità del paesaggio e lo spirito assorto dei laghi e delle montagne. E spicca per un altro aspetto, forse più ovvio ma non per questo meno origi- nale: il modo in cui viene sviluppata la dialettica tra eroismo e antieroismo.
Peter von Bagh
Few films have been made under more incredible production circumstances: in extreme heat, with bad war news coming from all directions - and then emerges the most lively and dazzling Soviet comedy since the 1920s, a triumphant return to 'excentrism' of FEKS (where Sergei Jutkevič was the third founder member along with his friends Grigorij Kozincev and Leonid Trauberg) in the middle of the cruelest war - as if to confirm the famous observation of Vasilij Grossman, that the war period was the strange haven of liberties none of which was experienced in the 1930s. It's all in the crossroads, and as such like a definition of comedy - done with sweep impossible to imagine in any other circumstances; with every second relating to the great drama of life and death - real, palpable, and shocking.
Both Švejk and Hitler are original creations, the former by dynamiting the 'the good soldier' of Hasek - Svejk is a person who wins by jokes, ironies and imatination - the latter, an idiot Hitler, by deepening the genre developed already by Kozincev in a short that depicted the imaginary telephone conversation between Hitler and Napoleon. Hitler's ways end in a delicious image where the hairy beast is put into a cage, a poor paranoic without "race or name". He's a a strange dream of Josef Švejk, a Hitler fantasy (with the Führer listening to the song of Švejk...) - and yet this is a very tough film behind its joyous surface. The performance of Boris Tenin (another great performance: the aunt is played by an actress named by Brecht as "the greatest in Moscow") reminds of Langdon or Keaton at the height of their art; it is also a lyrical and poetic film, catching the epic of the landscape and the breath of lakes and mountains. And one more, obvious originality: how the dialectics of heroism and anti-heroism is developed.
Peter von Bagh
Precede
NEˇ TOPTAT' FAŠHISTSKOMU SAPOGU NASHEY RODINY
(Lo stivale fascista non calpesterà la nostra patria, URSS/1941)
R.: Aleksandr Ivanov, Ivan Ivanov-Vano. D.: 2'. V. russa
[Lo stivale fascista non calpesterà la nostra Patria / Fascist Boot Shall Not Trample Out Homeland]
Scen.: Aleksandr Ivanov, Ivan Ivanov-Vano. Prod.: Sojuzmul'tfil'm
35mm. D.: 2'. Bn. Versione russa / Russian version
Da: Gosfil'mofond of Russia
KINOTSIRK: MULT-SATIRA V 3-KH ATTRAKTSIONAKH
(Cine-Circo: Animazione satirica in 3 atti, URSS/1942)
R.: Leonid Amalrik, Olga Khodatayeva. D.: 3'. V. russa
[Cine-circo: animazione satirica in 3 atti / Kino-Circus: a Cartoon Satire in 3 Acts]
Scen.: Leonid Amal'rik, Ol'ga Chodataeva, Konstantin Gavrjušin, Nikolaj Volkov. F.: Nikolaj Voinov, Boris Titov. Scgf.: Leonid Amal'rik, Ol'ga Chodataeva. Anim.: Boris Titov, Nadežda Privalova, Nikolaj Chodataev. Prod.: Sojuzmul'tfil'm
35mm. D.: 3'. Bn. Versione russa / Russian version
Da: Gosfil'mofond of Russia
BILI, BYOM, I BUDEM BIT
(Li abbiamo sconfitti! Li stiamo sconfiggendo! Li sconfiggeremo!, URSS/1941)
R.: Dmitrii Babichenko. D.: 5'. V. russa
[Li abbiamo sconfitti! Li stiamo sconfiggendo! Li sconfiggeremo! / Have Beaten! Are Beating! Will beat!]
Scgf.: Aleksandr Beljakov, Diodor Cinovskij, Valerij Kuz'min
35mm. D.: 5'. Bn. Versione russa / Russian version
Da: Gosfil'mofond of Russia
ZHURNAL POLITSATIRY NO 2
(Quotidiano di satira politica n.2, URSS/1941) D.: 8'. V. russa
[Quotidiano di satira politica n. 2 / Journal of Political Satire No 2 ] Čto Gitler chočet i čto on polučit [Cosa Hitler vuole e cosa otterr. / What Hilter Wants And What Will He Get]. Regia : Ivan Ivanov-Vano. Scgf.: Aleksej Radakov Bej fašistskich piratov [Sconfiggete i pirati fascisti / Beat The Fascist Pirates]. Regia: Ol'ga Chodataeva. Scen.: P.tr Nosov Bej vraga na fronte i v tylu! [Sconfiggi il nemico al fronte e nelle retrovie! / Beat the Enemy on the Front and Rear!]. Regia: Valentina e Zinaida Brumberg Krepkoe rukopožatie [Una salda stretta di mano / A Firm Handshake]. Regia: Aleksandr Ivanov. Scen.: Gennadij Filippov, Lev Pozdneev, Ju. Popov Prod.: Sojuzmul'tfil'm
35mm. D.: 8'. Bn. Versione russa / Russian version
Da: Gosfil'mofond of Russia
SAMYI KHRABRYI (A NOVELLA IN BOEVOI KINOSBORNIK NO.7)
(Il più coraggioso. Cineraccolte di guerra n.7, URSS/1941)
R.: Klimentii Mints. D.: 7'. V. russa
[Il più coraggioso (Cineraccolta di guerra n. 7) / The Bravest (Film Fighting Album No. 7)]
Scen.: Klimentij Minc, Michail Vitučnovskij. F.: Žozef Martov. Scgf.: Sergej Kozlovskij. Int.: Sergej Martinson (Hitler), Ivan Ljubeznov (Otto Schultz). Prod.: Soyuzdetfil'm
35mm. D.: 7'. Bn. Versione russa / Russian version
Da: Gosfil'mofond of Russia
SON V RUKU (BOEVOI KINOSBORNIK NO.1)
(Il sogno si avvera. Cineraccolte di guerra n.1, URSS/1941)
R.: Yevgenii Nekrasov. D.: 3'. V. russa
[Il sogno si avvera (Cineraccolta di guerra n. 1) / The Dream Comes True (Film Fighting Album No . 1)]
Scen.: Boris Laskin, Leonid Lenč. F.: Julij Fogelman. Scgf.: Sergej Kozlovskij. Int.: Pëtr Repnin (Hitler), Vladimir Kancel (Napoleone), Michail Trojanovskij (ufficiale tedesco), Viktor Bubnov (cavaliere livoniano). Prod.: Lenfil'm, Mosfil'm, Soyuzdetfil'm
35mm. D .: 3'. Bn. Versione russa / Russian version
Da: Gosfil'mofond of Russia
Il cinema sovietico conobbe un genere (se così possiamo chiamarlo), attivamente supportato e ampiamente studiato, noto come 'Leniniana'. Il personaggio di Lenin concedeva ampio spazio alla fantasia e all'improvvisazione degli attori. Questo non valeva per Stalin (tant'è che non esiste il genere 'Staliniana'), perché sullo schermo Stalin veniva trattato come un oggetto di culto e doveva essere raffigurato in maniera assolutamente canonica. Si può invece parlare di un''Hitleriana' tutta sovietica, anche se un termine del genere sarebbe stato impensabile.
Nel biennio 1937-38 i film antinazisti (o antifascisti, come venivano chiamati nell'Urss) costituivano un importante filone della cultura cinematografica sovietica, ma Hitler non vi appariva mai: i registi si sforzavano di essere relatavamente diplomatici. Tutti questi film scomparvero dalle sale in un batter d'occhio nell'agosto del 1939, dopo la firma del patto Molotov-Ribbentrop, per riapparire altrettanto rapidamente il 23 giugno 1941, il giorno successivo all'entrata in guerra.
Durante il primo anno del conflitto i registi sovietici si dedicarono soprattutto ai cortometraggi di propaganda, solitamente riuniti in Cineraccolte di guerra. Furono prodotte non meno di dodici antologie, che coinvolsero praticamente tutti i registi importanti dell'epoca. Hitler è il protagonista dell'episodio Il sogno si avvera, debutto nel cinema di finzione di Evgenij Nekrasov, allievo di Ejzenštejn e regista di molte pellicole d'addestramento militare. In questo sketch satirico Hitler si addormenta e fa un sogno in cui viene messo in guardia da coloro che hanno cercato di invadere la Russia prima di lui: un cavaliere livone, Napoleone e un ufficiale dell'esercito del Kaiser durante la Prima guerra mondiale. Hitler è interpretato con stile marcatamente grottesco da Pëtr Repnin, attore teatrale formatosi con Vsevolod Mejerchol'd. Nei primi mesi di guerra i moniti storici divennero un cliché propagandistico e ispirarono vignette umoristiche, manifesti e numeri di varietà. Grigorij Kozincev diresse un elegante cortometraggio intitolato Slučaj na telegrafe [Episodio all'ufficio del telegrafo] per la Cineraccolta numero 2. Qui Hitler non c'è, ma vediamo Napoleone precipitarsi all'ufficio del telegrafo per mandare un telegramma urgente: "Per Hitler. Sconsiglio. Già provato. Non ha funzionato. Napoleone".
Il messaggio di tutti questi cortometraggi realizzati nel 1941 e agli inizi del 1942 era piuttosto diretto ed esplicito, e a quanto pare i film non riuscirono nel loro intento propagandistico: gli spettatori preferivano i cinegiornali o i buoni film d'anteguerra. Dal punto di vista formale, tuttavia, questi brevi film rappresentavano un'importante deviazione dall'estetica del realismo socialista. I cortometraggi satirici di propaganda riportavano in vita la tradizione altamente stilizzata dell'agitprop degli anni Venti, epoca in cui aveva esordito la maggior parte dei registi. La sperimentazione era meno evidente nei titoli con attori in carne e ossa: molti di essi non erano che barzellette trasformate in film. Ne è un esempio Il più coraggioso, anche se qui a vestire i panni di Hitler è Sergej Martinson, uno dei migliori attori di Mejerchol'd. L'episodio potrebbe essere considerato una prova generale dell'Hitler interpretato da Martinson nel ben più celebre film di Sergej Jutkevič Novye pochoždenija Švejka (1943), che immortalava il lato aneddotico del Führer.
L'animazione consentiva invece una maggiore sperimentazione. Uno dei primi esempi di film bellico d'animazione, Lo stivale fascista non calpesterà la nostra Patria, di Aleksandr Ivanov e Ivan Ivanov-Vano, tratta una metafora elementare con l'elegante semplicità di un manifesto. Un grosso maiale che somiglia palesemente a Hitler calpesta la mappa dell'Europa sulle note della celebre marcia cromatica dell'Aleksandr Nevskij di Prokof 'ev ma è scacciato dall'indomita Armata rossa, questa volta con il sottofondo di un canto patriottico tratto dal musical di Ivan Pyriev Traktoristy (I trattoristi, 1939). Lo zoomorfismo era ricorrente: Hitler veniva spesso raffigurato come un cinghiale o una iena (Li abbiamo scon- fitti! Li stiamo sconfiggendo! Li sconfiggeremo!, di Dmitrij Babičenko). Tutti questi animali erano invariabilmente disgustosi, caratteristica che però non si estendeva ai nemici tout court: per esempio gli squali nazisti di Sconfiggete i pirati fascisti di Ol'ga Chodataeva ispiravano simpatia più che un gusto maligno nel vederli sistematicamente distrutti dai siluri sovietici.
Hitler scomparve dagli schermi dell'Unione Sovietiva per cinque anni. Riemerse alla fine degli anni Quaran- ta in film bellici semi-documentari su scala epica quali Tretij udar [Il terzo colpo, 1947], Stalingradskaja bitva [La battaglia di Stalingrado, 1948] e altri ancora. Se lo stile era effettivamente semi-documentario, in essi Hitler veniva ricondotto alla dimensione aneddotica dei cortometraggi del 1941. Vi fu una grande eccezione: La caduta di Berlino di Michail Čiaureli. Ma questa è un'opera che merita un discorso a parte.
Pëtr Bagrov
Soviet cinema knew a genre (if we may call it a genre) that was actively support- ed, thoroughly researched and known as 'Leniniana'. Lenin's very character gave actors lots of space for fantasy and places to improvise. 'Staliniana' did not exist, because on-screen Stalin was treated as an object of divine worship and had to be portrayed in a most canonical manner. Yet, one can speak about a certain Soviet 'Hitleriana', even though there could have never been such an established term.
Anti-Nazi (or anti-fascist, as they were called in the USSR) films became an im- portant branch of Soviet film culture in 1937-38, but Hitler himself never appeared in any of them: the Soviets tried to be relatively diplomatic. All of those films disappeared from the theaters in a blink of an eye in August 1939, after the Molotov-Ribbentrop pact has been signed - only to reappear as instantly on June 23 1941, the next day after the war was declared.
During the first year of the war Soviet directors were mostly busy making propaganda shorts that were usually combined into Film Fighting Albums. There were no less than twenty such almanacs engaging practically every significant director of the time. Hitler became the main character of the very first novella The Dream Comes True, a debut in fiction of Evgenij Nekrasov, Eisenstein's pupil and director of numerous military training films.
In this satire Hitler falls asleep, and in his dream is warned by those who tried to invade Russia before: a Livonian knight, an officer of the WWI Kaiser's army and by Napoleon himself. Hitler was played by Pëtr Repnin - a former theatrical actor associated with Vsevolod Mejerchol'd - in a highly grotesque manner. Historical warnings became a propaganda cliché in the first months of the war: you could often see such subjects in newspaper car- toons, posters, vaudeville sketches. Grigorij Kozincev directed an elegant miniature Slučaj na telegrafe [Incident at the Telegraph Office] for the Film Fighting Album No 2; we never see Hitler, but Napoleon rushes to the telegraph office in order to send an urgent wire: "To Hitler. Wouldn't advise you. Have tried. Did not work. Napoleon".
The narrative and the general message of all these 1941 - early 1942 shorts were quite straightforward, and the films - according to memoires - never reached their propaganda goals: the audience preferred either newsreels or well-made pre-war features. Yet, in terms of form it was an important deviation from the general line of semi-true-to-life socialist realism aesthetics. Satirical propaganda shorts brought back to life the traditions of the highly stylized agitprop art of the 1920s - an era when most of these di- rectors started their film careers. It was less evident in life-action films many of which were no more than a verbal joke turned into film. Such as The Bravest - even though Hitler was played by Sergej Martinson, one of Mejerchol'd's best actors. This novella could be considered a warm-up for Martinson's best-known Hitler, in Sergei Yutkevich's feature The New Adventures of Schwejk (1943), a film that monumentalized the anecdotal side of the Fuehrer.
Animation gave many possibilities for experiments. One of the first pieces of war animation - Aleksandr Ivanov's and Ivan Ivanov-Vano's Fascist Boot Shall Not Trample Our Homeland demonstrated a primitive metaphore with an elegant simplicity of a poster. A huge swine with an obvious resemblance to Hitler was marching on the map of Europe accompanied by Prokofiev's famous chromatic march from Aleksandr Nevskij. But he was chased away by the fearless Red army - this time with a patriotic song from a 1939 Ivan Pyriev's musical The Tractor Drivers in the background.
Another popular solution was zoomorphism, and Hitler often appeared as a bore or a hyena (Dmitrij Babičenko's Have Beaten! Are Beating! Will Beat!, 1941). All of the animals were equally disgusting - which was not always the case for 'zoomorphal' enemies - i.e. the Nazi sharks in Ol'ga Chodataeva's Beat the Fascist Pirates could evoke sympathy rather than gloat when they were systematically destroyed be Soviet torpedos.
Hitler disappeared from the Soviet screen for five years to reemerge in the late forties in the so-called 'documentary-fiction' war epics such as The Third Blow (1947), The Battle of Stalingrad (1948) and others. The style was semidocumentary indeed whereas Hitler re- turned to the anecdotal condition of the 1941 shorts. There was one great exception - Michail Čiaureli's The Fall of Berlin (1949), but that one should be dealt with separately.
Pëtr Bagrov
Tariffe:
Numero posti: 144
Aria condizionata
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