GIOVENTÙ BRUCIATA
(Rebel Without a Case, USA/1955) di Nicholas Ray (111')
Soggetto: Nicholas Ray, dal saggio omonimo di Robert Lindner. Sceneggiatura: Stewart Stern, Irving Schulmann. Fotografia: Ernest Haller. Montaggio: William H. Ziegler. Scenografia: Malcolm C. Bert. Musica: Leonard Rosenman. Interpreti: James Dean (Jim), Natalie Wood (Judy), Sal Mineo ('Plato'), Jim Backus (Frank), Ann Doran (Carol), Corey Allen (Buzz), William Hopper (padre di Judy), Rochelle Hudson (madre di Judy), Dennis Hopper (Goon). Produzione: David Weisbart per Warner Bros., First National. DCP. Durata: 111'
Copia proveniente da Warner Bros. per concessione di Park Circus Restaurato da Warner Bros. In collaborazione con The Film Foundation, grazie al contributo di Gucci e The Film Foundation
Introducono Margaret Bodde (The Film Foundation) e Ned Price (Warner Bros.)
Serata promossa da GUCCI
Rebel without a Cause resta la rappresentazione hollywoodiana più emblematica della gioventù moderna (gli italiani e altri europei avevano già compiuto questa ricognizione), non più incarnata dalle presenze stereotipate di Shirley Temple e Mickey Rooney ma da creature fragili, tormentate e disorientate sulla soglia dell'età adulta. Nessun altro film seppe addentrarsi così tanto in questa tematica. Il saggio del dottor Robert Lindner da cui fu tratto il film era sepolto negli archivi della Warner dal 1946 e fu ripescato proprio quando la tematica giovanile si stava facendo scottante. I giovani attori trovarono nel regista un'anima affine che li capiva e che sapeva vedere nell'onore e nella dignità le caratteristiche salienti - già oltre la portata delle persone più anziane - della loro generazione. Il ritratto che Nicholas Ray fece di James Dean (e naturalmente di Natalie Wood e Sal Mineo) era plausibile e trattava con irriverenza i precetti dell'Actors' Studio. Non a caso, contrariamente a Kazan e a Stevens, Ray fu il solo a non lamentarsi del carattere di James Dean.
Il film traeva la propria verosimiglianza dalla ricerca antropologica, sempre cara a Nicholas Ray. Ma non avrebbe potuto conquistare il rango di verità eterna senza il CinemaScope (nel glorioso formato 2.55:1) e il colore (ricordiamo che il film fu girato per dieci giorni in bianco e nero prima che la Warner Bros. decidesse il passaggio al colore): lo testimoniano già i primi sensazionali minuti nella stazione di polizia. La messinscena è fondamentale in questo sottile e improbabile melodramma condensato in ventiquattro ore. I giovani volti di Dean e Wood, prima estranei l'uno all'altra e ora costretti ad affrontare l'ignoto, mettono in campo la tenerezza quale sorprendente antagonista di un mondo troppo crudele e la miracolosa forza dell'innocenza ancora intatta.
Anche i luoghi, come il planetario e la sua notte artificiale seguita da una notte vera e dai suoi lampi di vita familiare, offrono un efficace contrasto con l'ipocrisia del mondo adulto. Ma le parole più eloquenti restano quelle di François Truffaut, che considerava James Dean "un eroe baudelairiano": "In James Dean i giovani d'oggi si ritrovano completamente, e più che per le ragioni che si citano di solito, violenza, sadismo, frenesia, malvagità, pessimismo e crudeltà, per altre infinitamente più semplici e quotidiane: pudore dei sentimenti, fantasia in ogni occasione, purezza morale senza rapporti con la morale corrente ma più rigorosa, gusto inestinguibile dell'adolescente per la competizione, ebbrezza, orgoglio e rimpianto di sentirsi 'fuori' della società, rifiuto e desiderio di integrarsi e infine accettazione - o rifiuto - del mondo come è".
Peter von Bagh
Rebel without a Cause is the striking, quintessential Hollywood film about the emergence of modern youth on screen (Italian and other European cinemas had made redefinitions earlier) - no longer represented by the zombielike presences of Shirley Temple or Mickey Rooney, but by recognizable fragile, searching souls and their vertigo on the threshold of adulthood. No film went into this so profoundly, nothing even came close. The premise - Dr. Robert Lindner's study - had been in the Warner archives since 1946; it was tackled at the precise moment when young people became an independent force.
Young actors found in their director an understanding soul brother who saw honor and dignity - already beyond the grasp of older people - as defining characteristics. Thus, Nicholas Ray's portrayal of James Dean (and of course of Natalie Wood and Sal Mineo as well) seemed real and somehow sovereignly irreverent even about Actors' Studio concepts; symptomatically Ray, contrary to Kazan or Stevens, was the only one who didn't complain about Dean's behavior. This vision's truthfulness was based on anthropological research, always close to the heart of Nicholas Ray. But it could not have become timelessly true without the touch of color and CinemaScope (in its great early period of 1:2.55 format - ten days were filmed in black and white before Warner Bros. made the change), epitomized immediately in the sensational first minutes at the police station. The mise-en-scene means everything in this subtle melodrama that takes place in 24 hours, and its improbable story, condensed for the sake of deeper truth: the young faces of Dean and Wood, previously strangers to each other, confronted with the great unknown, tenderness as a surprising counterforce to the too cruel world, the miraculous feeling that the best human potential is still untapped; and the places, like the planetarium and its artificial night, followed by the short real night there and its flash of a true family in contrast to the perverted realities in the homes of each of the three adolescents.
Francois Truffaut, for whom Dean was "a Baudelairian hero", wrote the most eloquent lines about him: "In James Dean, contemporary youth recognizes itself completely, less for the reasons that are usually said - violence, sadism, frenzy, darkness, pessimism and cruelty - than for others infinitely more simple and everyday: emotional modesty, fantasy every moment, the eternal taste of adolescence for the test, drunkenness, pride and regret at feeling 'outside' of society, refusal of the desire to belong, and finally the acceptance or refusal of the world as it is".
Peter von Bagh
(In caso di pioggia, la proiezione si sposterà al Cinema Arlecchino)
Tariffe:
Ingresso libero
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