KUBANSKIE KAZAKI
(I cosacchi del Kuban, URSS/1950) R.: Ivan Pyr'ev. D.: 97'. V. russa
La tesi di dottorato Post-Stalinist Cinema and the Russian Intelligentsia, 1953-1960 (2005) di Sergej Kapterev resta uno degli studi più acuti sul cinema sovietico del dopoguerra. Nonostante il titolo, contiene molto materiale anche sugli anni 1945-52. Ecco cosa vi si può leggere a proposito di La canzone della terra siberiana e I cosacchi del Kuban: "Secondo Barbara Klinger, il melodramma può diventare 'un fondamentale barometro sociale della crisi ideologica [...] grazie all'elevata espressività visiva, alle basi psicologiche e sociali della messinscena e al doppio livello di significato'. Queste caratteristiche possono essere applicate alle opere realizzate da Pyr'ev durante il tardo stalinismo: le fantasie di prosperità in La canzone della terra siberiana e in I cosacchi del Kuban nascondevano drammi personali causati dalla guerra, che venivano 'casualmente' rivelati da partiture in chiave minore e da allusioni verbali e visive alla solitudine e al rimpianto. Uno degli esempi più sorprendenti di questo melodramma nascosto e frammentario è una sequenza di I cosacchi del Kuban in cui la canzone dell'eroina ("Per tutta la guerra ti ho aspettato") si trasforma in un mesto crescendo corale che introduce una scena in cui un gruppo di giovani donne canta a squarciagola: un'immagine simile a tante altre nell'Unione Sovietica alla fine degli anni Quaranta, con milioni di uomini che non tornarono dal fronte". Descrizione perfetta.
One of the most astute studies of postwar Soviet cinema remains Sergej Kapterev's way-too-little-read
dissertation Post-Stalinist Cinema and the Russian Intelligentsia, 1953-1960 (2005), which de spite its title, also has quite a lot to say about the years 1945-1952. Here's a passage about Tales of the Siberian Land and The Cossacks of the Kuban: "According to Barbara Klinger, Melodrama may become 'a crucial social barometer during times of ideological crisis [...] due to its heightened visual expressiveness, the psychic and social foundations of its mise-en-scene and its 'double-leveled' meaning'. This characteristic can be applied to Pyr'ev's late Stalinist works: the fantasies of comfort and prosperity in Tales of the Siberian Land and The Cossacks of the Kuban hid war-inflicted personal dramas, which were 'incidentally' disclosed by scores in a minor key and verbal and visual hints of loneliness and desire. One of the most striking instances of this hidden, fragmentary melodrama is a sequence in The Cossacks of the Kuban, in which the estranged heroine's song (we hear "All through the war I waited for you") is transformed into an anxious choral crescendo and a shot of deliriously singing young females - an image close to many in the late-1940s Soviet Union, where millions of males did not return from the war". That nails it.
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