PYAASA
(India/1957)
R.: Guru Dutt. D.: 143'. V. hindi. Digitale
T. it.: Sete eterna. T. int.: The Thirsty One. Dial.: Abrar Alvi. F.: V.K. Murthy. M.: Y.G. Chawhan. Scgf.: Biren Naag. Mus.: S.D. Burman. Canzoni: Sahir Ludhianvi. Int.: Mala Sinha (Meena), Guru Dutt (Vijay), Waheeda Rehman (Gulabo), Rehman (Ghosh), Johnny Walker (Abdul Sattar), Kumkum (Juhi), Leela Misra (madre di Vijay), Mehmood (fratello di Vijay), Tun Tun (Pushplata). Prod.: Guru Dutt per Guru Dutt Films
DCP. D.: 143'. Bn. Versione hindi / Hindi version
Da: National Archive of India
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(India/1931) D.: 8'. V. hindi
Questo film profondamente originale del produttore e regista Guru Dutt è ampiamente considerato un classico del cinema indiano. L'opera colpisce nel segno con la sua visione dell'artista romantico in conflitto con un mondo insensibile e materialista. Dutt interpreta il ruolo del protagonista Vijay, poeta malinconico e misconosciuto che si confronta con l'avidità e l'ipocrisia dei custodi dell'ordine sociale e con la compassione dei reietti. Respinte dalla cultura ufficiale, le poesie di Vijay diventano famose solo dopo la sua presunta morte. Nel momento culminante del film, il poeta torna dal mondo dei morti per denunciare l'ipocrisia di coloro che si sono radunati per elogiare i suoi versi.
Melodia e dramma
Pyaasa riscosse un grande successo di pubblico e di critica durante la breve vita del suo autore. Guru Dutt lavora entro i confini del melodramma ed è sensibile a entrambe le sue componenti, la melodia e il dramma. Al pari di Orson Welles, sa magistralmente dar corpo ai suoi protagonisti, come dimostra la sua interpretazione ricca di sfumature in Pyaasa. Il suo è sempre un dramma sottotono: dove altri registi indiani griderebbero, Dutt sussurra. La sua macchina da presa, spesso montata su una gru con una lente 100mm, sa stringere silenziosa su un primo piano per cogliere i minimi cambiamenti d'espressione. I movimenti della gru spaziano da immagini in picchiata a minimi, quasi impercettibili cambiamenti di livello.
Per quanto riguarda la melodia, nessuno usa le canzoni in maniera così eloquente. In Pyaasa Guru Dutt non rispetta le convenzioni del cinema indiano, usa le canzoni in forma di frammenti o come estensione dei dialoghi, altre volte dilatandole oltre la lunghezza canonica. Sa inoltre adattarle alle esigenze drammatiche, come nella scena culminante in cui la musica accompagna il fuggi fuggi di una folla isterica e disordinata. In tutti i casi, l'assoluta padronanza della messa in scena e il montaggio ritmico esprimono un ampio ventaglio di emozioni, dall'estrema gentilezza alla sensualità, dalla tenerezza al conflitto drammatico e alla ferocia.
Lavorando in collaborazione con il suo operatore, V.K. Murthy, Guru Dutt crea un repertorio di immagini uniche. Pur attingendo al realismo, il loro stile non si lascia limitare da esso. Spesso il volto di un personaggio è solcato da ombre fugaci di provenienza misteriosa, e le ombre allungate sottolineano la solitudine del protagonisti. L'illuminazione riempie d'emozioni gli spazi del quotidiano.
Il mondo creato dalla fantasia di Guru Dutt in Pyaasa è profondamente solidale con la gente che vive ai margini della società rispettabile, dalla prostituta al massaggiatore ambulante. Questi personaggi conservano la loro umanità nonostante le difficoltà, e sono distanti dal sentimentalismo stucchevole che spesso caratterizza il cinema indiano. La sensibilità del regista per i dettagli emerge anche nella descrizione dei ricchi e dei potenti: Dutt ci mostra i segni della loro ostentazione, l'arroganza dei loro gesti e delle loro parole, e infine la brutalità delle loro azioni.
Forse è l'umanità di Pyaasa a piacerci e ad attirarci ancora, dopo tutti questi anni. I film di Guru Dutt ci invitano a capire gli altri e noi stessi.
Arun Khopkar
Producer and director Guru Dutt's intensely original film is widely considered one of Indian cinema's unquestionable classics, striking a chord with its vision of the romantic artist in conflict with an unfeeling, materialistic world. Dutt plays the central role of Vijay, the brooding, alienated poet who encounters greed and philistinism among the gatekeepers of society, and compassion among its outcasts. Rejected by the establishment, Vijay's work becomes popular only after his supposed death. In the film's rousing climax, the poet returns from the dead to denounce the hypocrisy of those who have gathered to praise him.
Melody and Drama
Pyaasa was a great commercial and critical success in the short life of its maker. Guru Dutt worked in the genre of melodrama and was equally sensitive to its two components, melody and drama. Like Orson Welles, he had a vision of his protagonists which he interpreted masterfully, as the finely nuanced performances in Pyaasa prove. His drama was based on understatement. Where other Indian filmmakers would use a scream, he used a whisper. His camera, quite often mounted on a crane with a 100mm lens, would move silently into a close-up to capture minute changes of expression. The crane movements varied from swooping dramatic manoeuvres to subtle, almost imperceptible changes of level.
As for melody, no one used songs with more telling effect. In Pyaasa, Guru Dutt disregarded the conventions of Indian cinema regarding songs. He could use them in fragmentary form or as an extension of dialogue, while at other times, they went beyond the standard length. He could use them dramatically, as in his powerful interpretation of the climactic scene, where a song plays over a hysterical, stampeding mob. No matter how he used a song, his complete mastery over its mise-en-scène and its rhythmic cutting expressed a wide range of emotions, from extreme gentleness, sensuousness and tenderness to dramatic conflict and brutal violence.
Working in close collaboration with his cameraman V.K. Murthy, Guru Dutt created a world of original and unique images. Th their style draws from a realistic idiom, it is not limited by realism. Often, fl shadows thrown by unidentifi sources cross the face of a character; elongated shadows underline the loneliness of the protagonist. Lighting charges the spaces of everyday life with emotion.
The world created by Guru Dutt's imagination in Pyaasa is deeply humanistic and sympathetic to the people who live on the fringes of respectable society, from the commercial sex worker to the itinerant masseur. The characters retain their humanism in spite of the difficult conditions of their lives. The depiction has none of the maudlin sentimentality so common in Indian cinema. Guru Dutt's characterisation of the affluent and the powerful too is done with a fine eye for detail - he shows us the signs of their pomp, the arrogance of their gestures and words, and finally the brutality of their actions.
Perhaps it is the humanism of Pyaasa that still intrigues us and draws us in, after all these years. Guru Dutt's works invite us to understand others and understand ourselves.
Arun Khopkar
Il Cinema Ritrovato
Anni Cinquanta, l’età dell’oro. Classici Indiani da salvare
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