MOTHER INDIA

(Madre India, India/1957) R.: Mehboob Khan. D.: 172'. V. hindi

T. it.: Madre India. Dial.: Wajahat Mirza, S. Ali Raza. F.: Faredoon Irani. M.: Shamsuddin Kadri. Scgf.: V. H. Palnitkar. Mus.: Naushad. Canzoni: Shakeel Badayuni. Int.: Nargis (Radha), Sunil Dutt (Birju), Raaj Kumar (Shamu), Rajendra Kumar (Ramu), Kanhaiyalal, Mukri (Sukhilala), Jilloo, Kumkum (Champa), Chanchal, Sheela Naik (Kamla). Prod.: Mehboob Khan per Mehboob Productions
35mm. D.: 172'. Col. Versione hindi con sottotitoli inglesi / Hindi version with English subtitles
Da: BFI - National Archive

Precede
INDIAN NEWS REVIEW N° 297
(India/1954) D.: 9'. V. inglese

 

Introduce il curatore Shivendra Singh Dungarpur 

 

"Tutti i film hindi vengono da Mother India", ha osservato uno sceneggiatore indiano. Spettacolare e dotato di un intreccio ricco ed esuberante, il film di Mehboob Khan ha finito per assurgere al rango di epica nazionale. Mother India narra la saga di una contadina determinata e coraggiosa, simbolo della capacità di resistenza e di sopportazione dell'intera nazione. I paesaggi rurali dell'India, i ritmi del villaggio e il succedersi delle stagioni si animano grazie a un'evocativa fotografia a colori dominata dai toni caldi e ricchi della terra.

 

Il viaggio epico di una nazione
Mother India fu realizzato nel 1957, esattamente dieci anni dopo la conquista dell'indipendenza. Anche se le vicende narrate iniziano una generazione prima di quell'evento fondamentale, stranamente il film non pare interessato a descrivere il volto della potenza colonizzatrice e preferisce invece scavare nei ritmi dell'antichissima civiltà rurale. Questa sorta di atemporalità è rappresentata da Radha, interpretata da Nargis, un misto di Madre Coraggio e Madre Terra. Con lei, percorriamo il viaggio epico di un intero paese dal buio alla luce.
All'inizio Radha è una giovane sposa che, insieme al marito contadino, lot- ta per arrivare alla fine del mese. La loro è una vita fatta di poca felicità e tanti sacrifici, poiché la maggior parte dei prodotti della loro terra finisce nelle mani di un proprietario terriero. Quando Radha e suo marito decidono di coltivare un misero e arido pezzo di terra, la catastrofe sconvolge le loro vite: il marito perde entrambe le braccia in un incidente e Radha è costretta a dare in pegno al proprietario terriero i suoi gioielli per provvedere ai tre figli. In seguito dovrà cedergli anche il pezzo di terra.
Benché a questo punto il fi ruoti attorno alle tematiche della terra, del sacrifi e di un sistema agrario iniquo, entrano in gioco anche altri elementi: la scomparsa del marito di Radha, che si allontana perché non sopporta l'umiliazione d'essere invalido, e la morte del figlio più piccolo durante un'alluvione. Mentre gli anni passano e i figli diventano uomini, continuiamo ad assistere alle traversie dell'indomita Radha.
Il solo riferimento alla nascita dello stato indiano giunge quando Radha si rivolge ai compaesani in fuga dalle devastazioni dell'alluvione e li esorta a non abbandonare le loro terre e ad aver fede in un futuro migliore. I compaesani ritornano, e in un'immagine dalla forte valenza simbolica si radunano componendo una mappa dell'India. È il 1947: il paese è libero. Il film si sposta sulla duplice lotta di Radha, impegnata da un lato a lavorare la terra con l'aiuto dei figli e dall'altro a domare lo spirito ribelle del figlio minore, il quale nutre un profondo rancore nei confronti dell'aguzzino che ha causato tanti guai alla sua famiglia. Nonostante queste traversie Radha conserva stoicamente una dignità profondamente ancorata a valori saldissimi, quelli di un'India tradizionale che ha assistito a una serie di assalti destabilizzanti rimanendo sempre incrollabilmente fedele a se stessa.
Il film si conclude nell'India indipendente, dove Radha è invitata a inaugurare una piccola diga che porterà finalmente l'acqua ai campi riarsi: la speranza è che si tratti di un nuovo inizio per tanta gente lungamente sfruttata e oppressa.

Saeed Mirza

 

"All Hindi films come from Mother India", an Indian screenwriter once remarked. Exuberantly rich in incident and spectacle, director Mehboob Khan's film has acquired the status of a national epic over the years. The film unfolds the saga of a peasant woman, whose courage and determination symbolizes the endurance of the nation itself. The rural landscapes of India, the rhythms of village life and the changing seasons are brought alive by evocative colour cinematography in rich earth tones.


The Epic Journey of a Nation
Mother India was made in 1957, exactly ten years after India gained Independence. Th the film begins a generation before that momentous occasion, strangely enough, it never actually reveals the face of the colonizing power. Rather, it delves into the rhythm of an agricultural civilization that has existed since time immemorial. And representing this timelessness is Radha, played by Nargis, who combines the characteristics of both Mother Courage and Mother Earth. Through her, we traverse the epic journey of a country from darkness to light.
Radha's story begins with her as a young bride who, along with her farmer husband, struggles to make ends meet. Theirs is a journey of a little happiness and much struggle and sorrow, since most of what their land produces is taken by the village landlord. When Radha and her husband try to fend for themselves by cultivating a piece of barren land, catastrophe strikes. The husband loses both his arms in an accident, and Radha has to pawn her jewellery to the landlord in order to fend for their three children. Later, she will also lose her land to him. Though at this point the film revolves around the theme of an unjust agrarian system, of land and the struggle to make it yield, other factors come into play. The disappearance of Radha's husband one day, because he cannot bear the humiliation of his incapacity; the death of Radha's youngest child in a flood. Through all this, we see the saga of Radha, and her indomitable spirit, as the years pass and her two young boys become men.
The only reference to India becoming a nation comes when Radha appeals to fellow villagers who are attempting to flee the ravages of a great flood, not to abandon their lands and to have faith that things will change. The villagers return, and in a symbolic shot, regroup into the contours of the map of India. The year is 1947 and India is free.
The saga now shifts to Radha's struggle on two fronts: one, to till the land with the help of her sons, and the other, more personal, to tame the rebellious spirit ofher younger son who harbours deep anger against the scheming landlord who brought such grief upon his family. In all of this, Radha maintains a stoic dignity that arises from the values ingrained within her. These are the values of a traditional India that has seen a series of destabilizing onslaughts, and yet has held fast and remained unchanged.
The film ends in independent India, where Radha is invited to inaugurate a small dam that will finally bring water to the parched fields. Hopefully, this is a new beginning that will change the lives of people who have been oppressed for so long.

Saeed Mirza

Lingua originale con sottotitoli Lingua originale con sottotitoli
Dettagli sul luogo:
Via Marconi, 14
Numero posti: 362
Aria condizionata
Info: 051224605