"J'ai deux amours, la Pathé et Paris..."
LES MEDUSES DE MER(Francia/1912) D.: 7'
VALSE APACHE (Francia/1908) D.: 3'
MILORD L'ARSOUILLE (Francia/1912) D.: 25'. Did. francesi
UN MARIAGE PAR TÉLÉPHONE (Francia/1912) R.: Max Linder. D.: 5'
LA BIEN-AIMÉE(Francia/1912) D.: 26'
LA BIEN-AIMÉE(Francia/1912) D.: 5'. Did. tedesche
LES ENVIRONS DE PARIS - PROMENADE EN MARNE UN JOUR D'ÉTÉ (Francia/1912) D.: 4'
LE PLUS BEAU JARDIN DE PARIS - LE JARDIN DU LUXEMBOURG (Francia/1912) D.: 8'. Did. tedesche
Accompagnamento al piano di Donald Sosin
Nel 1912 la Pathé lanciò sul mercato il suo primo sistema di cinema domestico, Pathé Kok, definendolo una révolution de la cinématographie: da allora in avanti ognuno avrebbe potuto proiettare senza rischi scene cinematografiche (vues) in casa propria. Le copie positive Kok, con la larghezza ridotta a 28mm e tre perforazioni a sinistra e una a destra, consistono di pellicola di diacetato ininfiammabile - al contrario delle pellicole 35mm, fatte di nitrocellulosa altamente infiammabile. Pathé Kok (o Pathéscope, come veniva chiamato nei paesi anglosassoni) non ottenne la diffusione dei successivi formati a passo ridotto, 9,5mm (Pathé Baby, dal 1922) e 16mm, ma rappresentò il modello pionieristico di home cinema, con proiettore, cinepresa e ampio catalogo di titoli. I film potevano essere acquistati o presi a noleggio tramite abbonamento. Home cinema, bello e buono. Quel che mi sembra rivoluzionario in Pathé Kok è l'idea che lo sostiene, l'idea della ri-valorizzazione dei film, e l'effetto che essa produceva, prolungando la presenza di film del passato sulla superficie del presente. Nel 1919 nel catalogo Kok (oggi disponibile online grazie a www.cinematographes.free.fr) Pathé offriva film degli anni tra il 1906 e il 1918 (senza indicazioni relative all'anno di produzione). Questo repertorio dei film 28mm in offerta nel 1919 comprende complessivamente 1.132 numeri, ognuno corrispondente a un rullo di circa 100-120 metri di lunghezza. C'è di tutto, da quattro brevi film su un unico rullo (Lecture intéressante, Scarabée d'or, Terrible chasseur, Valse Apache, degli anni 1907-1908) all'intero Comte de Monte-Christo del 1918, completo, in otto episodi su 60 rulli. Presso gli archivisti e i restauratori il formato 28mm è molto impopolare, perché non si adatta alla moviola e alle stampatrici, e la qualità fotografica del diacetato è pessima. Le copie positive Pathé Kok sono contrastate e granulose (e di conseguenza lo sono anche i nuovi duplicati stampati su 35mm). Tuttavia di diversi film - o parti di film - importanti si è conservata soltanto la riduzione 28mm, per esempio di Oh Boy! di Albert Capellani (1921), o di Valse Apache, una scena della dispersa prima metà di L'Empreinte ou la Main Rouge (1908). Per quel che riguarda la qualità fotografica, non esiste nulla di meglio del negativo camera, e in Francia, per nostra fortuna, esiste ancora un grande patrimonio di negativi 35mm della Pathé. Anche questi, però, sono materiale problematico per le operazioni di restauro; mancano infatti le didascalie e i colori. Un piccolo frammento di positivo mostra la magnifica colorazione a pochoir che fu realizzata per La Bien-Aimée e per la maggior parte delle produzioni S.C.A.G.L. Né per Milord L'Arsouille né per La BienAimée il catalogo Pathé fa il nome del regista. Io proporrei Capellani. Chi altri avrebbe potuto inscenare in modo così sublime il numero di danza di La Bien-Aimée? Guardiamo l'attrice togliersi le scarpe e pensiamo: Isadora Duncan, la danza a piedi nudi. Stacia Napierkowska appartiene all'avanguardia che intorno al 1900 modernizzò la danza a Parigi, la capitale mondiale del divertimento. Parigi, città dell'oro, nostro albero della sapienza, Gerusalemme e Mecca del cinema (quindi: Parigi, incluse Montreuil, Epinay e Vincennes)!
In 1912 Pathé brought out its first home cinema system, and called it a "révolution de la cinématographie"; for anyone could, from now on, safely project films (vues) in their own home. The Kok projection prints, reduced in width to 28mm with three sprocket holes on the left and one on the right, were made of flame-resistant diacetate safety film, not the highly flammable 35mm nitrocellulose film stock. Pathé Kok (or Pathéscope, as it was called in Anglo-Saxon countries), did not achieve the wide distribution of the later narrow gauges, 9.5mm (Pathé Baby, from 1922) and 16mm, but was nevertheless the groundbreaking model for home cinema, with projector, camera and a substantial catalogue. The films could be either bought or rented on subscription. Home cinema, well and good. What strikes me as revolutionary in Pathé Kok is the idea behind it, the idea of an ancillary market giving new life to films of the past, on the surface of the present. In 1919 Pathé's Kok catalogue (now available on line, thanks to cinematographes.free.fr) was offering films from 1906 to 1918 without giving individual production years. This repertoire of the 28mm films on offer in 1919 comprised a total of 1,132 items, with each item being one reel of about 100-120 metres in length. Everything is there, from four short pieces from 1907-1908 on one reel (Lecture interéssante, Scarabée d'or, Terrible chasseur, Valse apache) to the 1918 Comte de Monte-Christo, complete, in eight episodes on 60 reels. The 28mm format is very unpopular among archivists and restorers, as it does not fit steenbecks and printing machines, and diacetate has poor photographic qualities: Pathé Kok positive prints are contrasty and grainy (as are, inevitably, new duplicates printed off them on to 35mm). But for several important films, or parts of films, the 28mm reduction is all that survives. These include Albert Capellani's Oh Boy! (1921) and a scene from the missing first half of L'Empreinte ou la Main rouge (1908), reissued on 28mm as Valse apache. For photographic quality, there is nothing better than the camera negative, and many negatives from Pathé have survived. But these too are problematic as source material for restorations, since the intertitles and colours are missing. A small fragment of positive print shows the marvellous stencil colouring that was actually done for La Bien-aimée, as for most of the S.C.A.G.L. productions. Neither for Milord l'Arsouille, nor for La Bien-aimée does the Pathé catalogue give a director. I would suggest Capellani. Who else could have staged the dance number in La Bien-aimée so sublimely? When we see the shoes come off, it takes us back: Isadora Duncan and the barefoot dance. Stacia Napierkowska, a former prima ballerina of the ballet stage, was part of the avantgarde that modernized dance around 1900 in Paris, amusement capital of the world. Paris, golden city, our Bodhi tree, Jerusalem and Mecca of Film (so - Paris plus suburbs Montreuil, Epinay and Vincennes)!
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