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Germaine Dulac, un cinema di sensazioni

Programmazione

Nota soprattutto per il classico impressionista La Souriante Madame Beudet (1923) e per il primo film surrealista La Coquille et le Clergyman (1927), Germaine Dulac realizzò quasi trenta film di finzione nonché molti documentari e cinegiornali. Eppure, stando a quanto raccontò di una vi­sita al Gaumont-Palace nel 1908, Dulac non aveva sempre amato il cinema e considerava “vergognoso che si dovesse ascoltare un’eccellente orchestra sinfonica in una sala ci­nematografica”. Approdata al cinema attraverso la musica, questa pioniera del femminismo e dell’avanguardia vede nel lirismo un incomparabile modello per un cinema di sensa­zioni in grado di trasmettere certe idee di ‘emancipazione’.
Dopo la rassegna Germaine Dulac, Cinéma Pur presentata al Cinema Ritrovato 2006, questa nuova retrospettiva ap­profondisce l’opera di una regista che considerava il cinema un’arte lirica socialmente consapevole basata sul movimento, il ritmo e il “materiale della vita stessa”. Il lirismo di Dulac è messo in luce da cinque muti ‘commerciali’, compreso il suo primo film superstite, La Cigarette (1919), e l’impressionista La Mort du soleil (1921). Il “cinema puro” invocato da Du­lac tsi manifesta nel film social-realista La Folie des vaillants (1925), esplorazione del cinema come sinfonia visiva. Antoi­nette Sabrier (1927) e La Princesse Mandane (1928), rivelano la tendenza di Dulac a minimizzare intreccio e scenografie a favore delle allusioni e delle suggestioni per creare, anche nei film più ‘commerciali’, un testo femminista non privo talvolta di riferimenti omosessuali.
Alcuni programmi si aprono con un cortometraggio musicale realista degli anni Trenta e con una selezione di newsreel sono­ri, che in seguito Dulac identificò con la forma “più sincera e pura” di cinema. Girati in esterni, i cortometraggi musicali di Dulac – pensati per accompagnare pezzi classici e popolari per grammofono – si incentrano su personaggi proletari che riflettono con speranza o disperazione sulle proprie vite nei quartieri operai. Il primo programma di cinegiornali introdu­ce La Mort du soleil con un incantevole spettacolo infantile, incursione nella tematica preferita di Dulac, la ‘donna nuova’, e un insolito sguardo sulla vita degli animali in città. Una seconda selezione mostra delle danze regionali, motivo visi­vo e sensoriale che sta al centro de La Folie des vaillants. Un terzo programma, che introduce Antoinette Sabrier, offre uno sguardo variegato sulla vita sociale, politica e culturale france­se con un affascinante filmato sulle vite dei neri di Parigi, uno sguardo indiscreto su una spiaggia frequentata dalle celebrità in cui appare Mistinguett e la trascinante interpretazione di Fréhel di una canzone scritta dalla compagna di Dulac, Ma­rie-Anne Colson-Malleville. Grazie al restauro di tante delle sue pellicole a cura del CNC e della Cinémathèque française, alla preziosa collaborazione degli archivi Gaumont Pathé e ad Alain Carou, che ha fornito le registrazioni fonografiche, la ricca e varia filmografia di Germaine Dulac gode oggi di una meritata riscoperta.

(Tami Williams)

 

Programma a cura di Tami Williams

Documenti

Presentazione e schede dei film (dal catalogo del Festival)

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