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La cinefilia ritrovata 28 giugno

Lezione di cinema, ore 12, Cinema Lumière
JEAN RENOIR E LA GRANDE ILLUSION
Incontro con Jean Douchet

Jean Douchet ha condotto la sua lezione di cinema su La grande illusione di Jean Renoir all'indomani della proiezione del film in Piazza Maggiore.
Fin dall'incipit del film, da manuale, la maestria di Renoir è palese e subito conquista: come ogni buon inizio, la prima scena già dispone la situazione, i personaggi principali e le loro relazioni. L'abilità registica di Renoir si riassume per Douchet nella capacità di essere al contempo pregnante e invisibile dietro le immagini: è una regia che fa della panoramica il suo cardine, perché a Renoir interessa riprendere la vita che avviene, i volti e i movimenti, scrutare i dintorni e i personaggi che li popolano e poi arrivare ai protagonisti. L'uso della panoramica diventa programmatico, esplicitazione dell'utopia dell'unità, dell'assenza di confini e, per estensione, di divisioni di classe.
Il pensiero dietro La grande illusione, l'ideale di Renoir, è tanto semplice quanto commovente: gli esseri umani sono fatti per condividere, le suddivisioni e le frontiere sono strutture create a posteriori che nulla hanno a che vedere con la natura umana, e la guerra ne è la più terribile delle conseguenze. Così, nel film si trovano rappresentate tutte le classi sociali, la borghesia e l'arsitocrazia, la classe operaia e gli intellettuali: tutti ricongiunti dall'esperienza della prigionia, che li avvicina umanamente e livella la loro provenienza. E la lotta di classe perde senso, gli uomini si aiutano e godono della reciproca compagnia, perché, come dimostra la sequenza della disperazione di Jean Gabin in cella di isolamento, non c'è niente di peggio della solitudine.
D'altro canto Renoir mette in scena la naturale decadenza di una classe al sopravanzare di un'altra: i due aristocratici, Boeldieu e Rauffenstein (Erich von Stroheim, che ha costruito magnificamente "questo ruolo di un personaggio che non vuole più interpretare il proprio ruolo"), raffigurano modi diversi di interpretare la questione, e le loro buone maniere, la loro affettazione, rimanda al tema caro a Renoir della vita come rappresentazione, della necessità di dissociarsi per studiarne il senso e lo scarto tra gli uomini e l'aderenza ai propri ruoli.
Politico senza che si parli di politica, La grande illusione è un grande racconto umano che ancora oggi risplende in tutti i molteplici aspetti della sua bellezza.

 

La cinefilia ritrovata, ore 19, Cinema Lumière
LIBRI, CINETECHE, FILM, PAROLE DEL PASSATO O DEL FUTURO?
Serge Toubiana (Cinémathèque française), Jean Gili (Redattore del Dictionnaire mondial du cinéma edito da Larousse), Carlo Mazzacurati (Presidente della Cineteca di Bologna)

Il video integrale dell'incontro