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Italia 1912

Dopo aver fatto il giro del mondo torniamo nel nostro paese, cento anni fa. ‘Un paese antico, moderno, anzi pittoresco’: nel 1911 viene fondata a Milano la società cinematografica Panorami Italici, costituita, come da statuto, per realizzare e promuovere “cinematografie delle bellezze italiane all’estero”. Nel 1912 l’Ambrosio inaugura la serie Bellezze italiche che si impegna a filmare gli scorci più suggestivi del paesaggio italiano. Le riproduzioni filmate delle meraviglie naturali, delle rovine storiche, delle città monumentali italiane sono particolarmente apprezzate dagli spettatori stranieri che possono godere di un Grand Tour virtuale a basso costo. Ma nel cinema l’Italia non si rispecchia solo nel suo glorioso passato e nelle bellezze del paesaggio. Il nostro paese è al centro di una rivoluzione modernista: l’automobile e l’aeroplano diventano mezzi di trasporto sempre più familiari al pubblico delle sale cinematografiche. La faticosa e frenetica rincorsa dell’Italia all’industrializzazione e all’innovazione tecnologica è anche foriera di profonde mutazioni sociali a cui il Paese si dimostra culturalmente e psicologicamente impreparato. Il cinema immediatamente cavalca l’onda e si erge a censore contro la degenerazione morale dei tempi moderni. Nelle sale si proiettano film come Passione torbida, Nel turbine della vita, Inutile delinquenza, Non come tua madre. Le donne, nelle vesti di vittime o di carnefici, sono rappresentate come i soggetti più esposti alla corruzione dei costumi e all’insana avidità di denaro che deturpano la società moderna.
Una strana inquietudine pervade la cinematografia italiana del 1912: scorrendo i titoli dei film prodotti in quell’anno si nota che il termine ‘morte’ ricorre per ben dieci volte (superata solo dal più scontato ‘amore’) e che i riferimenti diretti all’ora fatale nelle sue svariate accezioni - dal suicidio all’assassinio alla sepoltura in vita - si trovano almeno in altre dieci occasioni (Nell’ora estrema, Fino alla tomba, Suicida! La fossa del vivo...). Il cinema italiano scopre la seduzione irresistibile del male (Il fascino del male, Le vie del male, Genio del male, Genio malefico, Fascino malefico...) e rincorre un’estetica del macabro ripresa da un genere teatrale che all’epoca sta riscuotendo grande successo: il grand guignol, che in Italia ha come migliore interprete Alfredo Sainati. Alle lugubri e brutali atmosfere che caratterizzano la cinematografia italiana del 1912 non sfugge il genere comico e nei programmi dei cinematografi si possono leggere titoli come: Checco e Cocò spiritisti, L’ora tragica di Polidor, Polidor al club della morte, Polidor vuole suicidarsi, Robinet ricattatore. Anche di Satana, in fondo (al programma), si può ridere.