La Lezione di cinema di Frederick Wiseman

Il regista Frederick Wiseman è stato ospite della Cineteca per una Lezione di cinema e per introdurre il suo ultimo lavoro National Gallery, il ritratto di uno dei templi della cultura, tra capolavori del passato e passioni del presente.
Con piglio ironico il maestro - Leone d'Oro alla carriera nell'ultima edizione del Festival di Venezia - ha commentato la sua poetica e alcuni dei titoli più rappresentativi della sua produzione.
Abbiamo raccolto alcune battute dalla Lezione di cinema:

“Ho iniziato a fare cinema subito dopo la guerra civile americana, quando ancora il cinema non c'era. All'epoca si poteva scegliere tra due opzioni: o diventare l'apprendista di qualcuno e subito dopo superare il maestro, oppure imparare da soli. Io ho provato entrambe le cose”.

“Io cerco di fare dei film che siano drammatici ma che allo stesso tempo raccontino la storia nazionale”.

“Da Titicut Follies in poi ho applicato una mia tecnica, che è rimasta sempre la stessa. Spero solo nel corso degli anni di aver imparato ad usarla”.

“Il mio approccio è assolutamente non sistematico. C'è poi la domanda che tutti si pongono: avere davanti a sé una macchina da presa cambia il comportamento delle persone? Secondo me no, assolutamente. Possiamo decidere di non essere ripresi, oppure sì. Se lo accettiamo, non saremo comunque degli attori abbastanza bravi da poterci permettere di cambiare atteggiamento davanti alla macchina da presa. Se così fosse il livello di recitazione, sia nel cinema che nel teatro, sarebbe molto più alto”.

“Gran parte del materiale che si ottiene girando è frutto del caso. Il modello è quello di Las Vegas: si tirano i dadi e poi si scopre cosa accade”.

“Il 50% del lavoro di montaggio non ha nulla a che vedere con la tecnica di montaggio: si tratta di individuare ciò che senti dentro le sequenze”.

“Quando è uscito il mio film su Crazy Horse un critico francese criticò la scelta del tema, dicendo che avevo abbandonato i poveri e che facevo film che non erano più 'wisemaniani'. In realtà questa persona non ha capito niente dei miei film. Mi interessa molto la vita, la varietà delle esperienze, delle situazioni. Come un pescatore che lancia una rete amplissima e poi raccoglie quello che trova”.

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