Il Premio De Nigris. Intervista a Maria Vaccari, presidente dell’associazione e mamma di Luca
Da otto anni a questa parte Visioni Italiane riserva uno spazio speciale ai bambini e ai ragazzi: è il concorso per il Premio Luca De Nigris, promosso dall’associazione Gli Amici di Luca Onlus. Quest’anno i cortometraggi arrivati alla selezione finale sono stati 18, realizzati da studenti e docenti, a partire dalle Scuole dell’infanzia (fuori concorso), sino alle Scuole secondarie di secondo grado.
Maria Vaccari, presidente dell’associazione e mamma di Luca De Nigris, ha consegnato personalmente i riconoscimenti ai piccoli film-maker durante le premiazioni. “Apprezzo molto, in questi prodotti che vengono inviati dalle scuole, la diversità di offerte. Negli anni passati abbiamo visto spesso cortometraggi legati al fantastico, così come alla realtà e alle problematiche dei ragazzi”. Anche quest’anno i temi trattati sono stati numerosi: riadattamenti di opere letterarie, integrazione e bullismo, fantascienza, documentario sociale, videogame.
Ad aggiudicarsi il Primo Premio per le Scuole secondarie di secondo grado sono state però le classi 5ª F e 5ª O (a.s. 2013-2014) del Liceo Laura Bassi di Bologna: gli studenti, al loro ultimo anno di liceo, hanno realizzato un vero e proprio documentario sul viaggio che li ha portati a Valencia per effettuare uno stage nei centri occupazionali per disabili. “La mia stessa associazione si occupa di persone che hanno esiti di coma con disabilità, ed è significativo il fatto che il mezzo filmico possa essere un modo per esprimere un contenuto molto importante nel percorso di studio e di apprendimento di questi giovani, ma anche di inserimento futuro nel mondo del lavoro. La scelta di un genere come questo, che si orienta più sul documentario sociale, significa molto. Dimostra che alcuni istituti scelgono anche di far fare ai giovani dei percorsi esperienziali di scambio europeo”.
Le classi che partecipano al progetto vengono spesso affiancate da personale competente in ambito cinematografico, anche in orario extra scolastico. Oltre alle riprese - fase forse più divertente per i giovani - è necessario pensare anche al momento del montaggio, al quale si arriva a dedicare spesso fino a due o tre mesi di lavoro. La tecnica filmica è molto abbordabile al giorno d’oggi, ma purtroppo quello che manca è l’educazione al linguaggio cinematografico. “Manca ancora quella volontà di trasformare in pratica utile per i giovani un percorso del genere in ambito scolastico”. Come insegnante, Maria Vaccari, ha avuto la possibilità di provare quanto fosse importante per i ragazzi dedicarsi ad attività alternative, come ad esempio quella teatrale: “Sono esperienze che aggregano molto, facilitano la relazione anche a chi ha delle difficoltà. Spesso i linguaggi tradizionali bloccano alcuni, o i più timidi o i più irruenti. Mentre questo tipo di linguaggio più alternativo rappresenta un modo diverso di educare i giovani e dovrebbe essere molto più favorito e facilitato”.
Intervista a cura di Roberta Cristofori.